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i potentati contro internet
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Autore Messaggio
Dvx87




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MessaggioInviato: Mar Nov 18, 2008 11:28 pm    Oggetto:  i potentati contro internet
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La Camera manda avanti il DDL anti-blog


Roma - Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto "DdL Levi-Prodi", disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l'obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa.

La notizia, scoperta del giurista Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il Times, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po' le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.

Un anno dopo: novembre 2008. Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera (DdL C. 1269).
Minotti ne fa una breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un'occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:

Art. 2.
(Definizione di prodotto editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog rientra in questa definizione.

Art. 8.
(Attività editoriale sulla rete internet).

1. L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

3. Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.

All'apparenza il comma 3 escluderebbe la maggioranza dei blog dall'obbligo di registrazione e dai correlati rischi legali. Ma non è così. Ecco alcuni esempi pratici.

Il blog di Beppe Grillo ha una redazione, ha banner pubblicitari, vende prodotti. In parole povere: sia secondo il Codice Civile, sia secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa. Se il progetto di legge fosse approvato, perciò, Beppe Grillo avrebbe con tutta probabilità l'obbligo di iscriversi al ROC. Non solo: sarebbe in questo modo soggetto alle varie pene previste per i reati a mezzo stampa.

Affari suoi, diranno forse alcuni. Eppure non è l'unico a doversi preoccupare. Nella stessa situazione si troverebbero decine, probabilmente centinaia di altri ignari blogger. Infatti: chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa.

Il ragionamento è semplice. L'apposizione di banner è un'attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un'attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per stampa clandestina (ricordiamo un caso recente).

Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell'Agenzia delle Entrate (interpello) se l'uso di qualche banner rientri nelle attività dell'impresa (ma l'orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).

Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa. Facciamo un esempio di fantasia, ambientato a Paperopoli.

Rockerduck: "Se non cancelli l'articolo sul tuo blog che parla male di me, ti trascino in tribunale per diffamazione a mezzo stampa."
Paperino: "Ma il mio blog non è una testata!"
Rockerduck: "Però hai un banner pubblicitario, quindi potresti essere un'impresa, e quindi devi iscriverti al ROC. Anzi, se non togli l'articolo ti denuncio pure per stampa clandestina."
Paperino: "Ok. Sob."

Provate a sostituire "Rockerduck" con "picciotto" e "Paperino" con "cittadino" e il gioco è fatto.

Luca Spinelli
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Nico




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MessaggioInviato: Mer Nov 19, 2008 7:42 am    Oggetto:  
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Capisco per i grossi blogger che davvero guadagnano tanto con i loro prodotti, vedi Grillo.
Però, io stesso gestisco un bloggetto sportivo con degli annunci adsense. Ho messo circa 3 mesi per arrivare, se non di più, a 100 euro e riuscire a fare in modo che mi arrivino a casa. Se questo è un introito che ti permette di guadagnare...
Poi, però, sento di gente che con un forum si è fatto in 5 anni 120mila euro e qua già ci si scazza un pò. Vedere che si può guadagnare abbastanza facile, anche se non è così perchè la gente comunque non la attiri facilmente sopra al blog, è da una parte brutto ma anche bello. D'altronde è una nuova frontiera questa, vogliono che cominciamo a spacciare per farci su qualche soldo? Sad

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AquilaLatina ha scritto:
Mi spiegate la differenza tra destra e sinistra?


tribvnvs ha scritto:
Ti riferisci alle chiappe? Laughing


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Franz




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MessaggioInviato: Mer Nov 19, 2008 8:46 pm    Oggetto:  
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Concordo con Nico. I problemi sono ben altri, e a me tutto questo sa, come già detto, di un semplice escamotage per legare le mani a chi ha voglia di fare un po' di controinformazione, una volta tanto. Certo, c'è chi si fa veramente i soldi con questi nuovi metodi di guadagno, però la maggior parte degli utenti Adsense è iscritta al servizio solo per raccimolare qualche euro. Non vedo quindi perché non si possa semplicemente impostare una soglia massima di guadagno sopra la quale è necessario "regolarizzarsi"...
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Dvx87




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MessaggioInviato: Gio Nov 20, 2008 11:34 pm    Oggetto:  
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Già Franz hai colto bene la questione...
Agli oligarchi non fa comodo che qualcuno "parli troppo" altrimenti c'è il rischio che troppe persone comincino a svegliarsi. Molto meglio, per mantenere la poltrona, un gregge di pecore belanti, pronte ad assecondare sempre la volontà dei padroni senza pensare troppo...
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MessaggioInviato: Ven Nov 21, 2008 9:08 am    Oggetto:  
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...tutto come da copione.

In realtà di fatto questo "arnese" che è lo stato bananaro, se ne fa un baffo della legge. Infatti con o senza legge, opprime, silenzia, elimina, minaccia.

Ovviamente....in nome della "libertà"!

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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Nico




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MessaggioInviato: Ven Nov 21, 2008 2:23 pm    Oggetto:  
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Ma, guardate, che comunque su internet e con i computer non c'è tanto da scherzare. Regolamentare un qualcosa con durezza fa incazzare di più il cittadino già arrabbiato, per di più non ci si mette nulla a cambiare server e andare su uno straniero. Si rifanno il sito pagando come prima e tutto è a posto. Non si vuole rischiare nulla? Si cambia paese e si scrive da la, quindi alla fine c'è poco da regolarizzare...
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Dvx87




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MessaggioInviato: Dom Nov 23, 2008 12:06 pm    Oggetto:  
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Sono d'accordo con te ma non pensare che nel parlatoio abbiano grande competenza riguardo l'informatica, visto che, oltre ad esser buoni soltanto a far mafia, hanno 90 anni per gamba...
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Nico




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MessaggioInviato: Dom Nov 23, 2008 2:22 pm    Oggetto:  
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Fa anche ridere, abbastanza, che nel parlamento sti vecchiacci stanno davanti allo schermo per cercare di leggere qualcosa. Laughing Laughing Laughing Laughing
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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 12:38 pm    Oggetto:  
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Siti web da registrare, la nuova proposta di legge
PI - News
di Paolo De Andreis
giovedì 20 novembre 2008

Roma - Difficile credere che si tratti di una coincidenza: a poche ore da quando Ricardo Levi ha annunciato la cancellazione delle sue criticatissime proposte per la registrazione coatta di siti web e blog, ritiro subito applaudito dagli esperti, ecco che si affaccia una nuova proposta di legge, che conferma alcuni obblighi per i siti web ma con alcuni decisivi distinguo rispetto all'orientamento Levi.

A presentarla, questa volta, non è un esponente del Partito Democratico ma Roberto Cassinelli del Partito Popolo delle Libertà e membro della commissione Giustizia della Camera. Cassinelli sia nelle dichiarazioni con cui ha ieri presentato la sua proposta sia nella introduzione alla stessa sottolinea energicamente come si tratti di un testo che vuole correggere la normativa esistente per liberare, scrive, "blog, social network e community dai lacci e lacciuoli stabiliti dalla legge per i prodotti editoriali".

In particolare Cassinelli prende di mira la legge 62 del 2001, quella che i lettori di Punto Informatico conoscono benissimo, una legge che quell'anno ha provocato una mobilitazione in rete all'epoca senza precedenti animata proprio da questo giornale: le ragioni di Cassinelli sono quelle che già all'epoca furono proposte da una petizione firmata da più di 53mila utenti Internet. In quella norma, infatti, la definizione di prodotto editoriale è così generica da comprendere qualsiasi cosa, siti e blog compresi. Da qui parte il parlamentare della maggioranza, spiegando come quella legge di fatto estenda obblighi previsti e considerati necessari per la stampa tradizionale anche a realtà elettroniche che con questa nulla hanno a che spartire. A cominciare, è lecito aggiungere, dalla caccia ai ricchi contributi pubblici per i quali quella norma era nata in primo luogo.
Secondo Cassinelli la sua proposta, dunque, limita qualsiasi obbligo ai prodotti editoriali cartacei oppure solo a quelli che definisce giornali online, "ovvero quei siti internet simili, se non identici, alla stampa tradizionale, con una redazione giornalistica regolarmente stipendiata e con la vendita di spazi pubblicitari al proprio interno". A detta del parlamentare tutto questo "risponde ad una esigenza di liberalizzare la circolazione delle idee ed il mercato delle opinioni, senza introdurre ulteriori appesantimenti e controlli", al punto che definisce la sua proposta una legge salvablog "in piena antitesi con il ddl ammazzablog presentato dall'ex sottosegretario all'editoria del governo Prodi Ricardo Franco Levi". Cassinelli ci va giù molto pesante sull'impianto Levi: "Una misura assolutamente illiberale e inaudita che metteva il bavaglio alla libera circolazione delle idee, per cui apprezziamo che lo stesso onorevole Levi abbia deciso di fare retromarcia ritirando il capitolo della sua proposta dedicato ad Internet".

Nonostante le buone intenzioni, però, c'è già in queste ore chi ha individuato nella nuova proposta alcuni rischi per una serie di siti.

La falla più pesante, in particolare, si troverebbe nella nuova definizione di prodotto editoriale "pubblicato nella rete Internet". Perché un sito venga considerato in questo modo, infatti, deve valere una qualsiasi di sette condizioni. Tra queste non c'è solo la sussistenza di una redazione giornalistica o la riproposizione su web dei contenuti di un giornale cartaceo, ma anche quanto previsto dal "punto b" dell'articolo 2 comma 1, un assai più generico "il gestore o gli autori delle pagine ne traggano profitto". Questa definizione, associata al fatto che la proposta legge si applicherebbe a pressoché qualunque sito si focalizzi su "la pubblicazione o la diffusione di notizie di attualità, cronaca, economia, costume o politica" si può tradurre, dicono gli esperti consultati da Punto Informatico in queste ore, in nuovi obblighi per qualsiasi sito il cui gestore tragga profitto di qualsiasi genere (non solo economico) dalla propria attività.

Peraltro, che l'espressione "traggano profitto" del punto "b" possa non riferirsi per gli autori del sito solo all'aspetto economico ma a qualsiasi genere di profitto anche non economico, ad esempio in termini di visibilità o reputazione professionale, sembra indicarlo anche il successivo punto "f", in cui riferendosi agli autori o gestori dei siti si parla invece esplicitamente di "compensi periodici o salutari per la propria attività di gestione o redazione". Sulla stessa linea anche il successivo "g". Il problema dell'obbligo di registrazione e di dover sottostare alle altre pendenze della legge sulla stampa a cui sono sottoposti i giornali tradizionali, viene sottolineato ora, non sembra dunque affatto risolto. Anzi si confermerebbero gli obblighi della legge sull'editoria per pressoché qualunque sito pubblichi un banner, un annuncio AdSense o, più semplicemente, permetta a chi lo realizza di ottenerne un profitto di qualsiasi genere.

In effetti Cassinelli, che Punto Informatico sta tentando di raggiungere per ulteriori approfondimenti proprio in queste ore, nella presentazione della proposta dichiara che "in questo modo, il numero di siti tenuti ad essere registrati presso il Tribunale si restringe sensibilmente rispetto a quello attuale (ossia quello previsto dalla 62/2001, ndr.) che, se si ottemperasse alle vigenti normative, risulterebbe in pratica pari alla totalità dei siti web". In altre parole nella proposta Cassinelli c'è una fondamentale presa di coscienza del vulnus giuridico causato dalla controversa legge sull'editoria del 2001, c'è l'intenzione di liberare blog e siti web da obblighi che non hanno senso ma non sembra ancora esserci una corretta definizione di prodotto editoriale, con la conseguenza che si lascia aperta la porta ad una conferma degli obblighi di registrazione e degli altri obblighi previsti per la stampa anche per tutta una serie di altri siti.

Di rilevanza, per quanto generico, il comma 2 dell'articolo 2 di questa proposta che afferma, ed è questa la più importante novità rispetto tanto alla legge sull'editoria quanto alla proposta Levi:

"Sono in ogni caso esclusi dagli obblighi previsti dall'articolo 5 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, i prodotti editoriali pubblicati sulla rete internet che abbiano quale scopo unico: a) la pubblicazione o la diffusione di idee ed opinioni proprie e personali; b) la pubblicazione o la diffusione, da parte dell'autore o gestore, di informazioni relative alla propria natura ed alla propria attività di società, associazione, circolo, fondazione o partito politico; c) la pubblicizzazione, da parte dell'autore o gestore, della propria attività di istituzione, ente pubblico o persona che ricopra cariche in tale ambito; d) la pubblicazione o la diffusione, da parte dell'autore o gestore, di informazioni autobiografiche, personali o che comunque riguardino la propria attività personale, professionale, politica o pubblica; e) l'aggregazione, in forma automatica, di notizie ed informazioni contenute in altre pagine; f) la creazione di momenti di discussione e dibattito su temi specifici; g) l'aggregazione di utenti terzi in una comunità virtuale".

Quanto emerge, dunque, è un chiaro tentativo di distinguere come due insiemi separati le attività professionali di informazione da tutte le altre. Il problema, osservano però gli esperti in queste ore, è che questo confine nella realtà delle attività di moltissimi siti è sfumato e quasi impercettibile. Un esperto di cinema, è uno degli esempi che viene fatto, che utilizzasse il suo blog per aggiornare i suoi lettori, esprimendo opinioni e dando informazioni sul cinema, e condisse il tutto con dei banner AdSense, rischierebbe di doversi registrare pur essendo tutto meno che una testata giornalistica, e certo non interessato a recuperare finanziamenti pubblici ma solo a parlare di ciò che lo appassiona con altri utenti della rete.

Come detto, ad ogni modo, quella di Cassinelli è una proposta di legge e come tale potrà essere modificata in corsa eliminando le possibili ambiguità. Nelle prossime ore Punto Informatico conta di poter approfondire la questione con il suo promotore e con altri esperti della materia.

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Nico




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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 2:24 pm    Oggetto:  
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I giornali quotidiani prendono una marea di miliardi dallo stato e ora vengono a rompere le palle pure sul web. Che gentaglia di ***** sti poveri infami.
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AquilaLatina ha scritto:
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tribvnvs ha scritto:
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Franz




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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 2:53 pm    Oggetto:  
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A me sinceramente sembra piuttosto simile, se non uguale, alla legge Levi-Prodi. Certo, con qualche differenza, ma il succo è sempre quello, come esplicato ben bene nei vari comma. Inoltre quella legge mi sembra piuttosto ambigua, con tutte quelle restrizioni e casi particolari. Chissà che non serva soltanto a giustificare la chiusura arbitraria di qualche blog/sito scomodo. Anche perché vorrei vedere come si potrebbero tenere sotto controllo i milioni di piccoli siti presenti in rete, facendo per ognuno una analisi che tenga conto di tutti quei casi particolari...
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Nico




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MessaggioInviato: Lun Nov 24, 2008 3:08 pm    Oggetto:  
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Ora, Franz, mi fai venire in mente che è anche da segnalare una cosa.
In rete nascono migliaia di blog al giorno, proprio come hai detto tu: come li controllano?

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AquilaLatina ha scritto:
Mi spiegate la differenza tra destra e sinistra?


tribvnvs ha scritto:
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MessaggioInviato: Mar Nov 25, 2008 9:40 am    Oggetto:  
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Nico ha scritto:
Ora, Franz, mi fai venire in mente che è anche da segnalare una cosa.
In rete nascono migliaia di blog al giorno, proprio come hai detto tu: come li controllano?


Il concetto è lo stesso usato dai motori di ricerca. Vi sono strumenti di ricerca simili a quelli che avete sui vostri sistemi operativi. Il "trova" che dai nostri PC è in grado di "sondare" il contenuto di cartelle, file e quant'altro secondo un "parametro" di ricerca, esiste anche per la Rete Informatica globale. Sono strumenti "semplici", in realtà. E per chi non è inibito nulla, sono acnora più immediati!

Indirizzi IP, CONTENUTI DEI SITI e Immagini (video, audio, ecc), sono facilmente rintracciabili. Basta usare i parametri di ricerca desiderati.

Anche noi siamo, ripeto, costantemente monitorati. Vi sono varie aziende che svolgono il compito "per conto di...". Quella che supervisiona noi, più spesso, è la MARKMONITOR.

Il fatto che ancora non sia intervenuta in modo UFFICIALE è dato probabilmente dalla nostra forma di Associazione Legale. Ma, certo, per chi E' la "legge", problemi non ce ne sono...

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Nico




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MessaggioInviato: Mar Nov 25, 2008 2:03 pm    Oggetto:  
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Ho capito, ma io so che di blog ne nascono a migliaia anche ogni giorno. Adesso si mettono a schedarli tutti per sta cosa? Very Happy
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AquilaLatina ha scritto:
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Franz




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MessaggioInviato: Mar Nov 25, 2008 7:57 pm    Oggetto:  
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Citazione:
Ho capito, ma io so che di blog ne nascono a migliaia anche ogni giorno. Adesso si mettono a schedarli tutti per sta cosa? Very Happy

Penso di si, in Cina già lo fanno, ed anche in maniera più capillare. Comunque secondo me, come già detto, il loro intento non è di schedare e limitare ogni singolo blog, ma semplicemente quello di crearsi dei cavilli legali per citare a giudizio qualcuno di scomodo.
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