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PENSIERI MUSSOLINIANI
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RomaInvictaAeterna
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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 3:32 pm    Oggetto:  
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Citazione:

Un'altra cosa; quando voi dite: "si alla libertà di avere più partiti (e quindi indirettamente no al monopartitismo del ventennio) purchè questa libertà sia finalizzata al benessere di tutta la comunità e non degenri in lobbismo", cosa vuol dire esattamente? Questa non l'ho capita


Se non accetti il criterio del "non-individualismo" come costitutivo di un proggetto politico (il che non vuol dire CONDIVIDERLO ma semplicemente accettare la sua esistenza), allora ogni spiegazione non avrà nessun senso per te se non lo sminuirla e quasi "deriderla". Anche se non è quello che vuoi.

La "Libertà", come egregiamente Marcus ha esposto, nella concezione Fascista non è la "Libertà formale", la concessione "del giocattolo" che ti fa "sentire" libero illudendoti di "Libertà", ma la Libertà sostanziale. Ovvero quella che è fondata sui DOVERI che iL Singolo contrae nei confronti della Comunità Nazionale e che Tale Comunità dunque contrae nei confronti di questo Singolo... che Vive in Essa e che al benessere di Essa contribuisce. Anche nel "piccolo".

La neo-Oligarchia che esiste nella Società attuale è un dato di fatto che viene "definito arbitrariamente" Libertà. Distorcendone la reale interpretazione. La stessa relativizzazione del concetto di Libertà (si avrebbe Libertà solo dove esiste relativismo, perchè "Libertà" è la coesistenza impossibile di "7 miliardi di Libertà", per quanti sono gli abitanti del pianeta!), rende questa parola totalmente vana.

In uno Stato Fascista la Libertà di associarsi e la pluralità delle associazioni in seno alla Società non è legata alla definizione "relativista" di Libertà. E' una Libertà che inevitabilmente riconosce il fondamento, il Modello di Cittadinanza Fascista come costitutivo della Comunità Nazionale. D'altra parte, come fare ad ESSERE "Comunità NAzionale" senza la condivisione di un Modello di Cittadinanza che tutti, singoli e gruppi, riconoscono come IMPRESCINDIBILE ed INDISCUTIBILE? Se ti associ per "Mettere in discussione" questo modello, invece che per meglio "adempierlo" (come è nella concezione fascista), allora come fai ad essere membro di una Comunità Nazionale?

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)


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Aldebaran




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 3:40 pm    Oggetto:  
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bello, bellissimo come progetto e ti assicuro che lo dico senza alcuna ironia.
Ma sei sicuro che l'uomo di oggi è pronto per tutto questo? A me sembra ancora troppo legato al materialismo e al suo "particulare" per passare così, da un momento all'altro ad un progetto di società che sia una comunità nazionale dove tutti "remano nella stessa direzione" (il bene della collettività). Non mi sembrano assolutamente maturi i tempi; qui ci vogliono diverse generazioni per arrivare a questo.
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Dvx87




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 3:54 pm    Oggetto:  
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infatti non a caso, anche durante il ventennio, si parlò di rivoluzione permanente...

IL CONCETTO DI RIVOLUZIONE PERMANENTE


Il fascismo, in quanto movimento rivoluzionario, propone sì una rivoluzione ma il concetto della stessa è assai diverso rispetto a tutte le altre ideologie politiche: la rivoluzione fascista prende la distanza da quella di ottobre dei comunisti definendola “rivoluzione dei gamberi” in quanto, dopo una iniziale applicazione di comunismo integrale (il periodo del comunismo di guerra) si è dovuti passare, per motivi di forza maggiore (rivolte e carestie), alla NEP, la quale ultima è un passo indietro.
Secondo i fascisti la rivoluzione non si fa in un giorno o in un mese ma si fa sempre e progressivamente giorno per giorno e non è una rivoluzione di pochi subita dalla masse ma è destinata a provocare un cambiamento nello spirito di ogni individuo, che farà suoi i principi della rivoluzione.
A spiegare bene questo concetto è Giuseppe Bottai in “La Rivoluzione Permanente” tratto da “Critica Fascista” del 1 novembre del 1926.
Bottai spiega che la rivoluzione fascista nacque da pochi individui che, nelle loro intenzioni, volevano rinnovare lo spirito del popolo italiano. Dal giorno della marcia su Roma in poi, il popolo ha dimostrato di apprezzare il fascismo attraverso il sempre più vasto consenso ottenuto dal movimento: questo significa che il popolo aveva accettato i principi rivoluzionari dei pochi che avevano marciato su Roma ed avevano preso il potere.
Il passo successivo consiste nel coinvolgere l’intero popolo nella rivoluzione e fare in modo che gli ideali dei pochi rivoluzionari vengano fatti propri dal popolo e, dunque, che diventino anche gli ideali di tutto il popolo. “ Molto di ciò che fu fatto, fu fatto senza il popolo o contro il popolo, indifferente od ostile, e l'unanimità dei consensi di oggi è il risultato di fattori straordinarî. Su questa unanimità, che rende la materia umana pronta e docile, bisogna perfezionare l'opera e far sì che il popolo, che ha “accettata” da una minoranza audace la Rivoluzione, la faccia sua, sua nel suo sangue e nel suo temperamento, sua nella storia e nel suo orgoglio.”
Questo è un processo necessario, come afferma Bottai, “perché, quando si è riusciti a dare ad un popolo le leggi migliori, che in un dato momento della sua storia sono necessarie alla sua elevazione, il risultato ultimo sarà sempre condizionato dal genere di coscienza che quel popolo possiede.” E’ indispensabile dunque, per la riuscita stessa della rivoluzione, plasmare la coscienza del popolo ma si tratta di un lavoro lungo e faticoso, che impiegherà più di una generazione per essere portato a termine.
Bottai nell’articolo “Il Regno della Noia” del 15 agosto del 1928 chiarisce che, per ottenere questi risultati c’è bisogno di ordine e disciplina. La disciplina deve essere ,tuttavia, un mezzo per poter creare un clima sociale sereno e non un fine ultimo. La disciplina viene dunque intesa come un mezzo per raggiungere la concordia sociale, non come imposizione autoritaria per rendere il popolo un ammasso di persone ottuse, che non ragionano e che pensano tutte allo stesso modo, obbedendo ciecamente alla legge.
“Bisogna cominciar dunque a chiarire la differenza sostanziale che c'è fra la disciplina cui gl'italiani son di necessità chiamati a ubbidire, e il borbonismo degli zelatori del Regime che lavorano per far dell'Italia un casermone prussiano, in cui tutti pensino e agiscano al cenno dei comandanti. E poiché il comandante non è sempre un capitano, ma spesso un caporale, così, secondo costoro, questa disciplina da bassa forza dovrebbe essere seguita da tutti gl'italiani salvo, come vedremo, coloro i quali essendo capaci di sbraitare più degli altri, riescono poi a fare senza eccezioni il comodo loro, o per esser più chiari il loro tornaconto.”
La disciplina è necessaria per capire ed aderire ai principi del fascismo, che hanno il preciso obiettivo di formare negli italiani una precisa coscienza civica.
Una volta che, formatasi una base comune per tutti, allora ci si potrà dividere sulle questioni di dettaglio ma la base comune rimarrà sempre quella. “Quando esiste questa sorta di disciplina essenziale, possono sorgere e vivere anche le disparità sul modo di pensare ai dettagli, può esserci la varietà delle forma anche, senza che la sostanza dei fatti ne sia toccata.”.
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Aldebaran




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 4:06 pm    Oggetto:  
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Infatti Bottai era un grande che aveva capito tutto; i gerarchetti di provincia dal manganello e olio di ricino facile un pò meno...
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RomaInvictaAeterna
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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 4:21 pm    Oggetto:  
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Aldebaran ha scritto:
Infatti Bottai era un grande che aveva capito tutto; i gerarchetti di provincia dal manganello e olio di ricino facile un pò meno...


...ma noi stiamo cercando di spiegarti che è letteralmente impossibile identificare il fascismo con così grande semplificazione demolitrice alle "violenze di singoli o gruppi", quando la situazione era molto più eterogenea di quanto si possa immaginare. E quando gli ideologi del fascismo avevano chiarito chi dovesse e potesse essere considerato fascista

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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Dvx87




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 7:59 pm    Oggetto:  
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già aldebaram, se ragionamo finiamo per demolire qualsiasi idea esistita nella storia dell'umanità. A questo punto, allora dovremo giudicare il comunismo in base al ragazzino idiota che si fuma il cannone e si mette maglietta di che guervara, ottenendo l'assurdo risultato di equiparare gramsci con la curva del livorno... (il che è assurdo).
intendiamoci bene, anche a me stanno antipatici certi individui ma, ad onor del vero, occorre ammettere che, spesso, il loro potere era limitato e le loro azioni imputabili alla loro volontà e non a quella del regime. Mussolini riponeva fiducia nell'educazione dei giovani perchè sapeva che solo tramite l'arrivo di nuove leve si sarebbe potuto eliminare certe persone.

Inoltre lo squadrismo fu un periodo di guerra civile non dichiarata che duro dal 1921 al 1928 dopodichè ci fu la normalizzazione. Il clima squadristico non caraterizzò l'intera esistenza di tutto il regime altrimenti il fascismo sarebbe rapidamente sparito dalla scena politica. Mussolini sapeva benissimo che la gente era disposta a tollerare certi metodi perchè voleva maggiore stabilità e sicurezza. Mussolini sapeva benissimo, già nel 1927, che in tanti cominciavano a stufarsi dello squadrismo ed agì in modo di farlo cessare, minacciando anche di andarsene (fonte: "Mussolini" di Nicholas Farell). La normalizzazione, avvenne progressivamente e solo così il fascismo potè conquistarsi quel copnsenso plebiscitario che ebbe nel corso degli anni 30.
Tra l'altro, i regimi, autoritari o totalitari che siano, dopo, magari un periodo iniziale di violenza, devono per forza normalizzarsi altrimenti le stesse persone che hanno permesso loro di salire al potere gli si rivolterebbero contro.
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AquilaLatina




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 9:51 pm    Oggetto:  
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Tra l'altro NON è lo Squadrismo che va condannato, ma le azioni singole di singoli individui che videro nello Squadrismo un MEZZO per i loro putridi interessi.
Lo Squadrismo nacque in un contesto ben preciso: il pericolo rosso! Non bisogna mai dimenticare che lo Squadrismo è stata la REAZIONE ad una AZIONE sovversiva di chi voleva instaurare in Italia un regime bolscevico e di chi pochi mesi prima dileggiava e sputava i soldati che tornavano vittoriosi dal Piave, accusati di essere stati i responsabili primi dell'immane catastrofe.
Quando si elogiano "gli Eroi purissimi dello Squadrismo" o i "Martiri della Rivoluzione Fascista", si elogiano coloro che hanno usato malgrado loro violenza per difendere la Patria da un pericolo (ecco perchè la violenza è in questo caso "morale" e basata su presupposti etici, cavallereschi, leali).

Bisogna anche sottolineare che lo Squadrismo fu un fenomeno "incontrollato", guidato da capi locali detti "ras". Ecco perchè molte squadre d'azione non obbedirono alle consegne e si lasciarono andare spesso e volentieri ad azioni che vanno oggettivamente condannate. Poi a tratti lo Squadrismo impose la sua volontà a Mussolini (vedasi come andò a finire il patto di pacificazione coi socialisti) fino a che Mussolini non lo incapsulò definitivamente nella MVSN.
Come ha scritto Dvx87 lo Squadrismo va inserito quindi nel contesto di una "guerra civile": tra chi cercava di sovvertire l'assetto istituzionale con carnevalate da piazza (i sociali-comunisti) in quello che è passato alla storia come "biennio rosso" contrassegnato da violenze gratuite, e chi come i fascisti cercavano di ripristinare l'ordine sociale, difendere la Patria - rinnovata dal sacrificio della Grande Guerra - e i reduci che tornavano dalle trincee, e applicare i principi sindacal-corporativi.
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tribvnvs
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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 10:03 pm    Oggetto:  
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Aldebaran ha scritto:

qui ci vogliono diverse generazioni per arrivare a questo.


Infatti come diceva provocatoriamente lo stesso Mussolini "non sono bastati 18 anni nè basteranno 180 anni o 180 secoli".
La rivoluzione etica del fascismo - anche prescindendo dal pragmatismo e dal realismo politici di Mussolini e dalle circostanze storiche contingenti in cui il fascismo ha preso il potere - per sua natura richiede un modello permamente e un testimone che passi di generazione in generazione.
Nella "rivoluzione" puramente materialista del marxismo-leninismo, al contrario, è ritenuto possibile fare tutto e subito, o procedere a "grandi balzi in avanti" perchè si ritiene che basti cambiare le strutture sociali e il controllo dei mezzi di produzione per creare "l'uomo nuovo".
Nel nazismo addirittura il darwinismo sociale, o di classe, si semplifica in un ancora più assurdo "uomo nuovo razzialmente puro".
Nel sistema liberista, l'assurdo credo nell'ego che deve prevalere su tutto - e dunque nel relativismo dei tanti ego (i più forti dei quali prevalgono su quelli più deboli, da cui l'oligarchia più o meno mascherata dalle rappresentazioni paritarie dei tanti ego) - nonchè nell'assenza dello stato-collettività, ridotto a mero lacchè e contenitore e moderatore dell'ego suddetto e del libero mercato in cui l'ego trova la massima espressione, ci ha portato dove ci troviamo.
Nel fascismo, il corporativismo e la socializzazione non sono un fine, ma solo uno strumento, per quanto importante.
Il fine non può essere raggiunto che sul lungo termine, ma da qualche parte bisognava iniziare. I giovani accorsi nella RSI, massimo esempio di volontarismo bellico nella storia d'Italia, dimostra che anche se non sarebbero bastati 180 anni o 180 secoli, cmq una 20ina avevano fatto parecchio.
Altra cosa, sappi che fino al 1945 il consenso del PFR era superiore a quello dell'antifascismo. Parola di Pansa (o adesso anche lui è diventato "male assoluto"?)
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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 10:16 pm    Oggetto:  
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AquilaLatina ha scritto:

Come ha scritto Dvx87 lo Squadrismo va inserito quindi nel contesto di una "guerra civile": tra chi cercava di sovvertire l'assetto istituzionale con carnevalate da piazza (i sociali-comunisti) in quello che è passato alla storia come "biennio rosso" contrassegnato da violenze gratuite, e chi come i fascisti cercavano di ripristinare l'ordine sociale, difendere la Patria - rinnovata dal sacrificio della Grande Guerra - e i reduci che tornavano dalle trincee, e applicare i principi sindacal-corporativi.


Guarda che i rossi non si limitavano alle carnevalate di piazza (questo è tipico dei "rossi" di oggi, che i rossi di allora avrebbero giustamente considerato dei cialtroni da 4 soldi)...
Assassini, omicidi, aggressioni, attentati, assalti alle associazioni reducistiche... (spesso le vittime "isolate" erano espressioni del ceto piccolo-borghese: piccoli possidenti, impiegati, commercianti che venivano in qualche modo "indicate" tra i nemici di classe. Dunque questi ceti medio-piccoli in gran parte spontaneamente simpatizzarono per i fascisti in cui vedevano l'unica forza capace di garantire l'ordine, i diritti dei reduci (che l'ultrasinistra internazionalista disprezzava), contrastare il terrore rosso e nello stesso tempo promuovere i diritti sociali. Per lo stesso motivo la monarchia e i ceti reazionari temevano meno i fascisti dei rossi.
Come giustamente dicevi si trattava di una guerra civile non dichiarata, tra ben tre fazioni, solo che alla vulgata resistenziale non conviene ricordare il contraltare rosso dello squadrismo. Addirittura la vulgata nega l'esistenza di una tensione permanente paragonabile a una guerra civile non dichiarata, appunto.
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AquilaLatina




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 10:33 pm    Oggetto:  
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tribvnvs ha scritto:
AquilaLatina ha scritto:

Come ha scritto Dvx87 lo Squadrismo va inserito quindi nel contesto di una "guerra civile": tra chi cercava di sovvertire l'assetto istituzionale con carnevalate da piazza (i sociali-comunisti) in quello che è passato alla storia come "biennio rosso" contrassegnato da violenze gratuite, e chi come i fascisti cercavano di ripristinare l'ordine sociale, difendere la Patria - rinnovata dal sacrificio della Grande Guerra - e i reduci che tornavano dalle trincee, e applicare i principi sindacal-corporativi.


Guarda che i rossi non si limitavano alle carnevalate di piazza (questo è tipico dei "rossi" di oggi, che i rossi di allora avrebbero giustamente considerato dei cialtroni da 4 soldi)...
Assassini, omicidi, aggressioni, attentati, assalti alle associazioni reducistiche... (spesso le vittime "isolate" erano espressioni del ceto piccolo-borghese: piccoli possidenti, impiegati, commercianti che venivano in qualche modo "indicate" tra i nemici di classe. Dunque questi ceti medio-piccoli in gran parte spontaneamente simpatizzarono per i fascisti in cui vedevano l'unica forza capace di garantire l'ordine, i diritti dei reduci (che l'ultrasinistra internazionalista disprezzava), contrastare il terrore rosso e nello stesso tempo promuovere i diritti sociali. Per lo stesso motivo la monarchia e i ceti reazionari temevano meno i fascisti dei rossi.
Come giustamente dicevi si trattava di una guerra civile non dichiarata, tra ben tre fazioni, solo che alla vulgata resistenziale non conviene ricordare il contraltare rosso dello squadrismo. Addirittura la vulgata nega l'esistenza di una tensione permanente paragonabile a una guerra civile non dichiarata, appunto.


Ovvio tribvnvs!
Per "carnevalate di piazza" mi riferivo al concetto di "rivoluzione" secondo i social-comunisti. Per loro la rivoluzione è il caos, il disordine, il fatto coreografico, la piazza appunto.
Nella concezione fascista il concetto di Rivoluzione è diverso, tantochè Mussolini poteva tranquillamente dirsi "reazionario e rivoluzionario", anzi "reagente" Very Happy

E' una vulgata dire che la violenza è "unilaterale", provocata e voluta dai soli fascisti, quando invece la storia insegna che nessuna violenza è unilaterale ma tra opposte fazioni.
Il Fascismo ha risposto colla violenza alla violenza altrui! C'è poco e nulla da dire... la differenza sta del fatto che la violenza fascista era morale e fondata su presupposti etici, quella altrui invece?
Ovviamente salvo casi singoli...
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Dvx87




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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 11:15 pm    Oggetto:  
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più che altro io penso non ci sarebbero state grandi altre alternative in un clima del genere. Il pericolo della guerra civile in italia esisteva dai tempi dell'unità ed era solo questione di tempo.
Il clima politico e sociale dopo la guerra era espolsivo we nelle piazze si sfidavano tre fazioni, tutte e tre decise a prendrre il potere. Ora io non mi metto a sostenere che la violenza è bella o giusta ma, in certi casi, non credo si abbiano tante altr alternative.
Quello che io non arrivo a capire è perchè la violenza della rivoluzione russa non scandlizzi nessuno mentre quell degli squadristi dovrebbe essere un orrore. Alla fine la situazione è più o meno quella...
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MessaggioInviato: Lun Ott 27, 2008 11:35 pm    Oggetto:  
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Dvx87 ha scritto:
più che altro io penso non ci sarebbero state grandi altre alternative in un clima del genere. Il pericolo della guerra civile in italia esisteva dai tempi dell'unità ...


Già... Cavour aveva dato ordine al'esercito piemontese di marciare contro i garibaldini se Mazzini avesse fondato una repubblica o fatto qualcosa di simile dopo il suo arrivo a Napoli... Una cosa che sarebbe stata inconcepibile dall'altra parte, solo potenziale, della barricata...
Insomma l'unità aveva portato ai napoletani e ai meridionali VE II al posto di Franceschiello...

Dvx87 ha scritto:
Quello che io non arrivo a capire è perchè la violenza della rivoluzione russa non scandlizzi nessuno mentre quell degli squadristi dovrebbe essere un orrore. Alla fine la situazione è più o meno quella...


Vediamo se ce lo spiega Aldebaran, che appare conscio delle fregnacce del sistema e quindi della vulgata che ne è un'espressione, eppure ogni tanto sembra darla acquisita per PREconcetto... Wink
Voglio stuzzicare il tuo senso critico Aldebaran... Very Happy
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Aldebaran




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MessaggioInviato: Mar Ott 28, 2008 12:14 am    Oggetto:  
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beh qualcosina mi pare che ve la sto facendo dire di nuovo... Smile
Ad esempio condannate alcune vigliacche azioni di squadristi, parole che francamente dai fascisti non avevo mai sentito pronunciare. Mi sorprendete sempre di più!!! Shocked

A proposito, che lealtà e onore c'è a fare agguati picchiando (spesso fino a uccidere) in 10 tutti armati di bastoni e altre armi un sindacalista oppure un politico o un giornalista o un prete indifesi e senza niente per difendersi? Lo chiedo per capire Smile
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Dvx87




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MessaggioInviato: Mar Ott 28, 2008 12:34 am    Oggetto:  
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almeno personalmente, non ho mai parlato di onore o di lealtà, semplicemente ho parato di guerra civile de facto con tutte le conseguenze di una guerra civile.
Non vorrei sembrare cinico ma le azioni che hai elencato non sono estranee ad un concetto di guerra civile. Quel che più mi preme è che tali scene non si ripetano ad armi deposte.

Adesso la mia risposta te la ho data, ora spiegaci tu perchè la violenza della rivoluzione russa dovrebbe risultare se non legittima quantomeno normale mentre quella della rivoluzione fascista è a priori sbagliata. (ben inteso che io considero la rivoluzione russa come una specie di male assoluto)
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MessaggioInviato: Mar Ott 28, 2008 12:36 am    Oggetto:  
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Eh! Eh! No Aldebaran, no.
Prima rispondi alla domanda di Dvx87...

Dopo, ma soltanto dopo, la domanda che fai tu rigilala sostituendo a sindacalista, politico, giornalista e prete rispettivamente possidente, reduce, commerciante e militante fascista... Magari servono due domande per avere la stessa risposta...
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