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A.B.Mariantoni e l'intervista sul "suo" fascismo!
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Marcus
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MessaggioInviato: Mer Ago 06, 2008 7:37 pm    Oggetto:  A.B.Mariantoni e l'intervista sul "suo" fascismo!
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Sarà forse solo una coincidenza, ma fatto sta che nonostante le nostre modeste possibilità ed il piccolo spazio virtuale che gestiamo, negli ultimi mesi più passa il tempo e più riceviamo privatamente e sul forum comunicazioni dai destrorsi, lettere, articoli e chi più ne ha più ne metta sul fascismo, o meglio su come esso andrebbe inteso a livello ideologico, e non mi sto di certo riferendo a qualche intervento pretestuoso e sconclusionato del "nostro" famigerato cafone venuto solo a provocare, ma a veri e propri tentativi di interpretare il fascismo dando magari il proverbiale colpo al cerchio e quello alla botte, che del tutto casualmente alla fine però lasciano sempre tale ideologia (quasi a forza riconosciuta come tale) come avvolta in una nebbia che la rende indistinta, visibile come un miraggio del quale si percepiscono vagamente i contorni ma del quale non si coglie la reale essenza. Tale almeno é la sensazione che ho avuto nel leggere il seguente articolo inoltratomi...
naturalmente ho numerose obiezioni da fare riguardo le conclusioni cui perviene l'intervistato, ma prima di esporle desidero conoscere il vostro parere al riguardo.


INTERVISTA SUL FASCISMO AL PROF. ALBERTO B. MARIANTONI

a cura di Lemmonio Boreo

Ginevra, 5 agosto 2008, LXXV anniversario della posa della prima pietra della Città di Sabaudia. All’aeroporto della ridente cittadina svizzera, ci viene a prendere il Prof. Gr. Uff. Alberto B. Mariantoni.

L’auto sfreccia per il lungolago e si ferma all’ntrata di un parco. Pochi passi e siamo seduti in un accogliente salotto. Dalla finestra le montagne sembrano guardarci. La natura qui ammonisce l’uomo, lo sfida, gli indica la via: quella della lotta.

E’ l’occasione per rivolgere delle domande al Prof. Mariantoni, noto giornalista, uno dei massimi esperti del mondo arabo e mussulmano, sul Fascismo come “enomenologia universale”.

Tempi in cui l’eclissi dei valori ha determinato un’inversione delle coscienze e la presunzione di elaborare “ideologie” alternative più o meno attinenti al Fascismo come “idea storica”. “Ideologie” che si tramutano, sempre più spesso, in progetti sconclusionati; in costituzione di “sette difensive” contro un mondo che, però, le ignora o, addirittura, in costituzione di soggetti demoliberali di ispirazione conservatrice, cioè antifascisti.

Sempre meno cultura, sempre più “birrerie” e “stadi di calcio”. Sempre meno politica – nella vera accezione del termine di “arte del governare” – sempre più sterili manifestazioni di infantilismo ideologico fine a se stesso.

Questa è l’Italia di oggi, questi sono gli italiani di oggi.

Siamo, quindi, volati a Ginevra, per sentire come la pensa un Uomo che della cultura nazionale italiana è sicuramente uno dei massimi esponenti. Un cultura nazionale come la intendeva Giovanni Gentile ma anche Giuseppe Bottai e con loro tanti altri italiani che seppero tramutare il pensiero in opere.

Oggi in Italia non vi sono più opere e… neanche pensiero.


Domanda di Lemmonio Boreo: Che cos’è, secondo Voi, il Fascismo: un’ideologia o una prassi?


Risposta di Mariantoni: Personalmente, ritengo sia una prassi, in quanto – come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni – il Fascismo, prima di essere « ideologia », « dottrina » o compendio di semplici « programmi » politici, economici e sociali, è uno « stato d’animo », un « modo di essere », di « esistere » e di « agire », nonché un « metodo » ed uno « stile » di vita e di lavoro: una maniera positiva e dinamica, cioè, di intervenire o di procedere nel contesto della realtà, nonché una maniera volontaria ed energica di percepire, affrontare e risolvere le problematiche che esistono o tendono a scaturire ed a svilupparsi all’interno di una società.


D.: Il Fascismo a cui dovrebbero riferirsi coloro che si proclamano Fascisti, è quello che è storicamente esistito in Italia tra il 1919 ed il 1945, oppure quello che i Fascisti di oggi saranno in grado di realizzare, con le loro forze e nel contesto del nostro tempo, a partire dai principi e dai valori che furono enunciati in quel periodo storico?


R.: Personalmente, non credo sia possibile trasporre un periodo storico in un altro. E se anche fossimo in grado di farlo, otterremmo dei risultati che cozzerebbero vistosamente sia con le nostre idee che con la nostra volontà di vederle un giorno di nuovo realizzate. Se riuscissimo, infatti, a fare esattamente quello che il Fascismo storico fece nel suo tempo, saremmo costretti a porci fuori dalla dinamica della vita e della storia, ed a trasformarci in dei semplici « registi » di una statica e ridicola « commedia » o di una semplice « farsa ». Se riuscissimo a fare meglio, sminuiremmo irrimediabilmente il nostro mito fondatore. Se dovessimo fare peggio, contribuiremmo, noi stessi, a scavare la fossa alle nostre idee.


D.: E’ possibile definire il Fascismo con le categorie politiche di destra, di sinistra, di centro, di estrema destra o di estrema sinistra?


R.: Farlo, sarebbe una contraddizione in termini. Personalmente, invece, ritengo che il Fascismo sia un originale e dinamico tentativo di superamento delle idee e dei progetti degli ultimi 18 secoli, nonché delle astruse ed anacronistiche fratture politiche, economiche e sociali create artificialmente all’interno della società, dalle oligarchie di turno, per meglio dividere, sottomettere e dominare i « Popoli-Nazione » del mondo. Se accettiamo, invece, supinamente o volontariamente, di identificarci (o di farci etichettare) con una qualsiasi delle suddette classificazioni, non solo smentiamo il ruolo, il significato ed il senso delle Idee Fasciste, ma condanniamo inesorabilmente il Fascismo ad essere semplicemente e riduttivamente una delle tante fazioni antagoniste che esistono all’interno del sistema che ufficialmente pretendiamo combattere. In modo particolare, quando ci lasciamo andare a definire il Fascismo come un’idea o un progetto di destra o di estrema destra o di destra radicale o di destra sociale, ecc.. In questo caso, gli Antifascisti - senza dirlo, naturalmente - non possono che ringraziarci. Quel «fascismo», per loro, va benissimo. E’ completamente esorcizzato. E’ svuotato da ogni tipo di dinamica. E, quindi, facilmente recuperabile dai loro sistemi politici. Come gli esempi del MSI, del MSI-DN, di AN e dei gruppi che aderiscono o stanno per aderire al PDL ci dimostrano, quel «fascismo» a loro non fa paura. Anzi, è addirittura bene accetto, per la semplice ragione che – oltre a castrare definitivamente il Fascismo dalle sue principali attribuzioni dinamiche – permette al resto delle fazioni antifasciste di continuare a perpetuarsi nel tempo. Ecco perché, spesso, riferendomi a quel «fascismo», mi permetto di apostrofarlo con lo slogan: il «fascismo», come l’antifascismo voleva che fosse!


D.: Il Fascismo è una visione del mondo monolitica e dogmatica, oppure differenziata e pragmatica?


R. Sinceramente, considero che la visione del mondo che è espressa dal Fascismo (come d’altronde il suo nome e la sua simbologia lo indicano inequivocabilmente), sia differenziata e pragmatica: differenziata, come il pluriversum umano che intende rappresentare e governare; pragmatica, come le problematiche imponderabili della realtà a cui pretende dare un’adeguata e corrispondente soluzione. Se così non fosse, dovremmo semplicemente rassegnarci a rinnegare, anche noi, il significato ed il senso delle nostre idee e ad affermare - in coro con l’accecata ed unidimensionale « fauna democratica » - che gli uomini sono tutti uguali e che la realtà può benissimo adattarsi ai nostri schemi preconcetti!


D.: Che cos’è il Fascismo: un sistema o un metodo politico-economico-sociale-culturale?


R.: A mio avviso, è semplicemente un metodo. E questo, per tre ragioni:


1. nella sua dottrina, Il Fascismo di Mussolini non ha mai preteso cristallizzare gli acquisiti pro tempore della sua prassi quotidiana;


2. nei ventitré anni che fu al potere in Italia, non attese mai che la realtà si adattasse ai suoi schemi preconcetti, ma tentò pragmaticamente di dare una risposta adeguata e corrispondente a tutti quei problemi che, giorno per giorno, la realtà gli sottoponeva;


3. in altri termini, il Fascismo tentò di fare sempre, oggi, ciò che avrebbe potuto senz’altro rinviare a domani e, soprattutto, non cercò mai di anteporre nessuna legge e nessun principio a ciò che considerava l’interesse generale della Nazione.



D. : Il Fascismo, secondo Voi, è popolare o aristocratico?



R.: Onestamente, ritengo che sia profondamente popolare ed intensamente aristocratico. Popolare nella sua essenza, nelle sue radici e nelle sue finalità. Aristocratico nella sua prassi, nel suo estro e nella sua continua ricerca dell’elevazione umana e del primato morale. Popolare in tutto ciò che concerne la vita materiale e sociale dell’uomo ed aristocratico in tutto ciò che si riferisce alla sua intelligenza ed alla sua spiritualità. Popolare nei valori ed aristocratico nei principi. Principi e valori di un’unica essenza che ricerca incessantemente l’armonia ed un più giusto equilibrio tra l’anima, il corpo e l’intelletto degli uomini.


D.: Il Fascismo, è confessionale o anticonfessionale?


R.: Secondo me, né l’uno né l’altro. Come ebbe a sottolineare lo stesso Mussolini « Noi - disse - rispettiamo il Dio degli asceti, dei santi, degli eroi ed anche il Dio così come è visto e pregato dal cuore ingenuo e primitivo delle genti » ( Enciclopedia italiana, 1935, alla voce "Fascismo", pag. 851.)


Confessionalizzare direttamente o indirettamente il Fascismo (sia in senso « cattolico », sia in senso «cristiano» sia in senso « musulmano », sia in senso « pagano », sia in senso «agnostico», ecc.), significherebbe ridurre il Fascismo a semplice «vettore» o a banale «supporto» di una qualunque religione, oppure attribuirgli o concedergli una «stampella» di cui, non mi sembra che abbia mai avuto bisogno.


D.: Il Fascismo, è classista o interclassista?


R.: A mio avviso, è esclusivamente interclassista. Alla « lotta di classe » e al sistema delle « caste separate», il Fascismo riuscì infatti ad opporre ed affermare il concetto di co-interesse pubblico e privato, nonché quello di collaborazione, volente o nolente, tra tutte le forze vive della Nazione. Come sottolinea Enzo Erra, il regime fascista « si propose di sostituire le categorie alle classi come protagoniste dell’evoluzione sociale; di trasferire all’interno di ogni categoria - i rapporti fra datori di lavoro e lavoratori dal piano della forza a quello della legge; di attribuire alle categorie, integrandole nel parlamento, la responsabilità di formulare la legge stessa e di tracciare le linee dello sviluppo economico » (« Le radici del Fascismo », Settimo Sigillo, 1995, pag. 51).


D.: Il Fascismo, è razzista o antirazzista?


R.: Secondo il mio modesto punto di vista, parlare di «razzismo» o di «antirazzismo», da un ottica prettamente fascista, è soltanto un non senso.


Il Fascismo, infatti, parla di «stirpe»: una nozione, quest’ultima, che non ha niente a che vedere, né con il concetto di «razza» (inteso in senso biologico o antropologico), né con l’idea di «melting pot» o di «miscuglio etnico-culturale», intesa nel senso di « brulicanti cocktail » di popolazioni di origine e di cultura diversa che vivono all’interno dello stesso habitat e che sono, quasi sempre, contraddittori ed antagonisti ed, in ogni caso, origine e causa primaria di patenti o latenti conflittualità multirazziali e multiculturali. Dunque, multirazziste.


La «stirpe», per il Fascismo è una nozione strettamente politica. Una nozione, cioè, che tende a circoscrivere, esplicitare e mettere in luce le qualità, le caratteristiche e le prerogative del «Popolo-Nazione» al quale si riferisce e nel quale si identifica.


In quest’ottica, il Fascismo concepisce i diversi Popoli o le diverse Nazioni del mondo, non come degli «Stati-Nazione», ma come dei «Popoli-Nazione». Dei Popoli unici, originali, irripetibili e complementari. Dei Popoli, cioè, che - qualunque sia la loro origine, il loro posizionamento territoriale o il tipo di Stato che li rappresenta e/o li amministra – non possono prescindere dall’avere in comune alcuni elementi essenziali di aggregazione civile e politica, come la lingua, la cultura, l'origine etnica o storica, i costumi, le tradizioni.


D.: Il Fascismo, è nazionalista o internazionalista?


Schiettamente, ritengo che sia «nazionalista», ma non nel senso che comunemente o borghesemente viene interpretata questa parola.


Se per «nazionalismo», infatti, intendiamo la difesa ad oltranza dei principi e dei valori che emanano dal concetto francese di «Stato-Nazione» o «Etat-Nation» (quello, cioè, che pretende che - avendo la forza e l'autorità per farlo - basta tirare delle linee di frontiera su di una carta geografica, per determinare la nazionalità dei cittadini di un paese) o da quello britannico di «Dominion» (figlio naturale del Mercantilismo, questo concetto è molto simile a quello di «Etat-Nation», in quanto, trasfigurando l'antica nozione latina di «Imperium» ed integrandogli quella di «possesso fisico dei popoli e dei territori», tende a massificare le differenze umane e ad annullare giuridicamente la varietà delle diverse popolazioni che sono presenti all’interno del suo habitat, per conglobarle uniformemente o gerarchicamente all'interno di un'unica ed astratta entità politico-amministrativa), il Fascismo è inequivocabilmente a-nazionalista o anti-nazionalista.


Se per «nazionalismo», invece, intendiamo la difesa ad oltranza dei principi e dei valori che emanano dal concetto di «Popolo-Nazione» (un « popolo », cioè, che non solo ha il diritto di essere, di esistere e di agire, nonché di reclamare e di ottenere la sua libertà, indipendenza, autodeterminazione e sovranità politica, economica, culturale e militare, ma ugualmente quello di potersi liberamente organizzare come «Stato» o come «Imperium»), allora il Fascismo è sicuramente e visceralmente nazionalista. Potrei addirittura aggiungere che è «nazionalista» in senso «universalista», in quanto riconosce il diritto che reclama per il suo «Popolo-Nazione», alla totalità degli altri «Popoli-Nazione» del mondo.


D.: Un’ultima domanda. Oggi, a 63 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, Voi considerate che l’Ideale Fascista sia o possa essere ancora attuale?


R.: Certamente sì! Non dimentichi, infatti, come ho già detto, che il Fascismo è innanzitutto uno « stato d’animo », un « modo di essere », di « esistere », di « agire ». Ed è, soprattutto, un « metodo » ed uno « stile » di vita e di lavoro : un maniera positiva e dinamica, cioè, di procedere all’interno della realtà, nonché una maniera volontaria ed energica di percepire, affrontare e risolvere le problematiche all’interno della società.

Non dimentichi, inoltre, che l’ideale fascista è l’espressione della società del « fare » che si oppone con tutte le sue forze alla società del « dire » ; è la manifestazione della società del « realizzare » che aborrisce e contraddice la società del « promettere » ; è la sintesi della società dell’ « essere » che avversa e schernisce la società del « sembrare » o quella del semplice « apparire ».

Non dimentichi, in fine, che l’elemento chiave del suo bagaglio esistenziale e politico, è semplicemente la Storia...

La Storia, per il Fascismo, è veramente la « Magistra vitae » dei Latini o dei Romani: la « Maestra », cioè, di ogni possibile insegnamento politico, economico, sociale, militare, religioso, civile e morale.

Il « ieri », per il Fascismo, non è mai una fredda ed inanimata collezione di avvenimenti, di fatti o di gesta che non hanno nessuna influenza o impatto sul presente o sull’avvenire; né tanto meno, una mera e distaccata constatazione di eventi fatalistici che escludono a priori qualunque volontà o iniziativa da parte dell’uomo; ma, al contrario, un elemento dinamico. L’elemento dinamico per eccellenza che permette all’uomo, nella piena coscienza del suo essere e del suo possibile divenire, di attuare o realizzare un migliore presente ed un più originale futuro, traendo ogni giorno adeguato precetto dagli errori del passato ed irresistibile sprone dagli antichi successi o trionfi di coloro che l’hanno preceduto.

Considerando la Storia come l’inesauribile fonte d’ispirazione del suo sistema d’idee, come la principale pietra di paragone del suo essere e come l’inarrestabile propulsore del suo divenire, è inevitabile, quindi, che l’ideale « Fascista » sia praticamente sempre valido ed attuabile. Sgorgato dalla Storia ed avendo sistematicamente agito nella Storia e per la Storia, l’ideale Fascista può benissimo adattarsi, mutatis mutandis, alle diverse circostanze della vita ed integrare il contesto di qualunque Storia.


D.: Potrebbe precisare meglio il Suo pensiero, in proposito?


R.: E’ semplice. L’Ideale Fascista non può mai invecchiare, né passare di moda, né perdere la sua efficacia, per la semplice ragione che è la Storia che va verso la Storia. E’ la dinamica della vita che si proietta verso la vita. E’ il senso dell’ordine che crea e rinnova ogni tipo e specie di ordine.

Esso, inoltre, resta invariabilmente applicabile, poiché è il dovere che restituisce importanza e virtù al diritto; la disciplina che rende tangibile ed usufruibile il compendio di qualsiasi libertà; la gerarchia che esalta, organizza e premia i giusti meriti e le reali competenze.

Resta altresì fresco ed operante, poiché è la giustizia che ristabilisce il valore di ogni equità e di ogni giustizia terrena; la solidarietà che partorisce altruismo, abnegazione e cameratismo; la collaborazione che produce pace sociale e rimette vigore, sostanza e dinamicità all’unità della famiglia, della società e dello Stato.

Resta ugualmente attuale e futuristico, poiché è il coraggio che raggiunge sistematicamente ogni meta; la potenza del volere che traduce nel concreto le giuste aspirazioni ed i desideri morali dello spirito; l’incoercibile forza della speranza che infrange e fa svanire nel nulla le rinunce o le astensioni di ogni possibile viltà o debolezza.

E’, in fine, eternamente valido, poiché è sinonimo di fedeltà, di lealtà e di onestà. Sinonimo di puntualità, di precisione e di correttezza. Sinonimo di senso dell’onore, di fermezza nella parola data e d’estrema dedizione ai granitici ed imperituri principi del ben vivere all’interno della stessa società.

In altre parole, l’ideale Fascista è fede e ragione, passione e buon senso. Fede irremovibile che travalica spiritualmente ogni intendimento umano e semplice ragione che riconduce i sogni al senso della loro effettiva e possibile realizzazione. Passione irrefrenabile che sconfina idealmente al di là del mondo del sensibile e quieto buon senso che assicura l’attuazione costante di ciò che nella sua essenza è praticamente reputato necessario o indispensabile.

Diciamocelo francamente: un’ideale che parla d’Identità, d’Indipendenza, d’Autodeterminazione e di Sovranità Nazionale….; che sogna di Spiritualità e di Civiltà …; che vorrebbe un mondo fatto di Capacità, di Competenze e di Responsabilità…; che è per una Giustizia al di sopra delle parti…; che propugna l'Economia Partecipativa e l'inserimento delle Categorie nella Direzione del Paese…; che è per la Solidarietà e per la Gerarchia dei Valori…; che si batte per l'Alternativa Corporativa, per una Società Organica e Differenziata, per la Socializzazione delle imprese e per lo Stato Nazionale del Lavoro…; che crede nell'Onore, nella Fedeltà, nell'Onestà, nel Senso del Dovere e nella Parola data… che venera gli Eroi, esalta gli Artisti, palpita per i Poeti e s'inchina davanti al Sapere degli Studiosi ed alla Genialità degli Inventori… che vuole il rispetto della Personalità di ognuno, sostiene la Famiglia, rispetta la Fede di tutti, riconosce la Proprietà, favorisce ed incoraggia l'Iniziativa privata (purché non contrasti con l'interesse generale della società), esige la partecipazione delle Maestranze alla direzione delle aziende, pretende la ripartizione degli utili nelle imprese, desidera e richiede che la terra vada a chi la lavora ed a chi la sa coltivare e far fruttare… potrà mai “invecchiare”, “passare di moda” o “scomparire”?

Io, non lo credo affatto. Anzi, sono profondamente convinto che l’Ideale Fascista (magari sotto altri nomi o altre forme…) rappresenti l’inevitabile avvenire, non solo per gli Italiani o per gli Europei ma, per l’intera Umanità!


Ormai si è fatto tardi. E’ tempo di tornare. Salutiamo il Prof. Mariantoni e lo ringraziamo per la sua ospitalità e per il tempo che ci ha voluto concedere. Promettiamo di tornarlo a trovare, anche se, in cuor nostro, speriamo di vederlo noi tornare in Italia a bacchettare sulle mani tanti illusi ex-rivoluzionari, oggi seduti sulle poltrone del potere a seguitare l’opera infame antinazionale che da giovani volevano combattere. A loro dedichiamo il nostro disprezzo. A tutti coloro “aspiranti portaborse” di questi rinnegati vada, invece, la nostra indifferenza.

Lemmonio Boreo

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" Forse che non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no! Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica,che è conoscenza di Mussolini" (N. Giani)


Ultima modifica di Marcus il Mar Apr 26, 2011 1:15 pm, modificato 3 volte in totale
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Giovanni




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MessaggioInviato: Mer Ago 06, 2008 8:48 pm    Oggetto:  
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Ho dato una lettura veloce al testo, anche perché riesco a leggere a fatica con questo sfondo ( a proposito… non si può mettere bianco Wink ?) ma l’affermazione che il fascismo sia uno “stato d’animo” mi lascia alquanto perplesso…
Che sia anche prassi e metodo direi di sì, ma in quanto coerente svolgimento del proprio pensiero, il fascismo non è attivismo fine a se stesso; mentre mi trova d’accordo la sua risposta sulla impossibilità di catalogare il fascismo secondo le tipologie “destra” “sinistra”.
Sulla monoliticità o meno del fascismo io credo che, salvi gli obbiettivi e i fini, è al limite nella visione delle modalità per il loro raggiungimento che si differenziarono le idee (ricordo la polemica tra Ricci e Farinacci sulla funzione della proprietà, ad esempio)
Sulla questione del metodo io credo che esso più che essere esclusivamente un metodo, abbia sviluppato il proprio metodo di affrontare le questioni.
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AquilaLatina




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MessaggioInviato: Lun Ago 11, 2008 1:53 am    Oggetto:  
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Sono d'accordo con Giovanni, ed ecco il mio pensiero su alcuni punti:

Citazione:
Domanda di Lemmonio Boreo: Che cos’è, secondo Voi, il Fascismo: un’ideologia o una prassi?


Risposta di Mariantoni: Personalmente, ritengo sia una prassi, in quanto – come ho già avuto modo di sottolineare in altre occasioni – il Fascismo, prima di essere « ideologia », « dottrina » o compendio di semplici « programmi » politici, economici e sociali, è uno « stato d’animo », un « modo di essere », di « esistere » e di « agire », nonché un « metodo » ed uno « stile » di vita e di lavoro: una maniera positiva e dinamica, cioè, di intervenire o di procedere nel contesto della realtà, nonché una maniera volontaria ed energica di percepire, affrontare e risolvere le problematiche che esistono o tendono a scaturire ed a svilupparsi all’interno di una società.


A mio avviso la prassi segue la dottrina non la precede. E' vero che il Fascismo è uno stile ed un metodo di vita, ma questo stile è dettato dalla Dottrina Politico-Sociale che necessariamente - e non potrebbe essere altrimenti - precede e fonda l'azione. Non potrebbe esservi azione se questa non è preceduta da un pensiero, perchè non avrebbe senso.
Lascia anche a me perplesso questa riduzione del Fascismo a semplice "stato d'animo"...

L'altro punto che mi lascia perplesso è quello in cui si afferma che il Fascismo non è un sistema ma un metodo. Viene di colpo spazzato via il cardine ideologico su cui il Fascismo ha fondato la sua azione: il raggiungimento della Democrazia Corporativa da attuarsi nello Stato Etico Fascista. I metodi, invero, sono pragmatici e variano di volta in volta in base alle nuove esigenze che l'avvenire pone innanzi. Ecco il semplice motivo per cui nessun Fascista vuole come si afferma "trasporre un periodo storico in un altro".
Si cade spesso nell'errore di non distinguere tra "esperienza storica fascista" (1919-1945), collaudo della dottrina fascista in un determinato periodo storico, e "ideologia fascista" che è quella dottrina universale ed a-temporale cui un Fascista si richiama.
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MessaggioInviato: Mar Ago 12, 2008 9:13 am    Oggetto:  
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Concordo con le vostre considerazioni.

Ma quello che mi infastidisce sempre in questi panegirici ormai troppo mirati per essere casuali, è la solita e maldestra volontà di ribadire tutti gli stereotipi sul fascismo... dando un colpo al cerchio e uno alla botte.

Sono all'attenzione ed ormai non più ignorabili le istanze di chi vede nell' "area" un guazzabuglio. Ma nonostante tutto, l' "area" deve continuare ad essere il "contenitore"... Per cui anche se le forme a volte si "ripuliscono", la sostanza è sempre la stessa: il fascismo DEVE essere quello che hanno IMPOSTO che sia!

E per questo chiamano i "professori"... !

La cosa più fastidiosa è l' USO di quelle che sono le "frasi" e le Istanze del fascismo per fare una reductio nella solita direzione: è prassi!

E per questo non ci sono problemi a mettere in campo l'incoerenza, quasi folle! Prima si dice una cosa, poi si nega, poi si ri-dice. Così si cerca (molto maldestramente) di far contenti tutti, scontentando tutti!

Se finirà o meno questa pantomima lo potranno decidere solo persone... preparate!

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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MessaggioInviato: Mer Ago 20, 2008 10:37 am    Oggetto:  
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sono d'accordo con tutti voi!
Tra l'altro ci sarebbero parecchie argomentazione da opporre a ciò che qui vedo scritto tra le quali, sicuramente, lo studio che mi ha mandato marco. Adesso sono ancora in ferie e non ho tempo per interventi più precisi ma appena torno provvederò!
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MessaggioInviato: Gio Ago 28, 2008 1:20 pm    Oggetto:  
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Ho letto bene e sono un po' perplesso: da un lato vengono dette cose giuste però, dall'altro lato vengono tirate conclusioni completamente incoerenti con altre cose dette.
Prima si dice che il fascismo non è ne di destra ne di sinistra perhcè concepisce la realtà in modo differente poi però si dice che è uno stato d'animo. Tuttavia, se il fascismo fosse solo prassi, allora dovrebbe essere catalogabile in una delle classificazioni politiche già esistenti. Questo poichè ogni essere razionale basa la propria prassi su una teoria e se non sottolinea l'importanza della teoria allora significa che fa riferimento ad una teoria già esistente e ben radicata nella realtà. (per fare un esempio stupido non serve che io giustifichi il fare la carità perchè è un atto considerato "positivo" da tutti).
Inoltre il testo pone davanti ad un dato di fatto non poi così scontato ovvero che l'ideologia sia sempre, comunque ed in qualsiasi dottrina una specie di dogma religioso.
Se si ragiona in questo modo non si capisce il fascismo perchè nel fascismo l'ideologia non è un dogma ma una un mezzo per raggiungere un fine. Ciò che vieneteorizzato in maniera sistemica è la teoria politica mentre la prassi è dinamica e cambia a seconda del contesto in cui ci si trova.
Tutto questo trova conferma nella concezione del partito: il partito non è il fine supremo o il bene supremo ma, al massimo, un angelo custode. Lo stato viene sempre prima in quanto esso rappresenta la comunità nazionale.
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MessaggioInviato: Sab Ago 30, 2008 9:30 am    Oggetto:  
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Dvx87 ha scritto:

Tutto questo trova conferma nella concezione del partito: il partito non è il fine supremo o il bene supremo ma, al massimo, un angelo custode. Lo stato viene sempre prima in quanto esso rappresenta la comunità nazionale


Esatto. Si continua a fare VOLUTAMENTE confusione tra "fini" e "mezzi". Scambiando gli uni con gli altri a proprio piaciemnto a secondo della convenienza.

E poi, caro Daniele, l'uso strumentale di tematiche condivisibili è funzionale alla deformazione finale.

Si usano argomenti condivisibili per poi deformarli e soprattutto per attirare l'attenzione dei tanti che ormai sono schifati.

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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MessaggioInviato: Sab Ago 30, 2008 2:14 pm    Oggetto:  
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RomaInvicta ha scritto:

Si usano argomenti condivisibili per poi deformarli e soprattutto per attirare l'attenzione dei tanti che ormai sono schifati.


Schiafati? L'area-letame è sempre più una comica... certo la risata si conclude con un conato di vomito, ma gli aspetti comici stanno prevalendo sempre di più (ancora una volta babbeo chi sostiene l'area-letame):

La Santanchè: «Mai stata fascista quell’epoca l’ho studiata a scuola>
[Perchè c'erano dubbi? Very Happy ]


Daniela Santanchè non lascia passare un giorno senza far prendere almeno una piccola arrabbiatura a Francesco Storace [perchè lui è fascista? I fiammiferi suoi alleati sono fascisti? La Scicolone è fascista?]. Costretti, probabilmente ancora per poco, a condividere la piccola casa de La Destra, pur non sopportandosi più, la Santanchè e Storace non perdono occasione per lanciarsi reciproche accuse. Pomo della discordia la decisione della Santanchè di confluire nel Popolo della Libertà di Silvio Berlusconi. Iniziativa che secondo l’ex candidata premier è condivisa dal milione di persone che hanno votato il suo partito alle ultime elezioni. Secondo Storace invece a seguirla saranno al massimo in 12.
Stavolta la Santanchè sceglie il pulpito di Cortina per ribadire il suo pensiero. «Se Berlusconi vuole fare il più grande partito d’Italia dobbiamo prendere il 50,1 per cento di voti. Ed il mio milione sarà molto utile», afferma.
Non è questa però la dichiarazione che fa infuriare Storace ma la replica al monito lanciato da Fabrizio Cicchitto: no alle componenti filo-fasciste nel Pdl. «Non penso che le parole di Cicchitto fossero rivolte a me, - si schermisce la Santanchè -. Chi conosce la mia storia sa che non ho niente di un passato al quale non ho partecipato ma ho letto solo sui libri di storia». E poi ricorda che gli estremisti semmai guardavano ad Alessandra Mussolini.
Una presa di distanza che a Storace proprio non va giù. Prima ribadisce la convinzione che l’avvicinamento della Santanchè al Pdl sia «una manovra eterodiretta da Berlusconi», ricordando che per questo la Santanchè lo accusa di commettere lo stesso errore della sinistra. «La Santanchè nega pure di aver trattato posti di governo e candidature alle Europee e questo le fa onore, vuol dire che fanno tutto gratis ed è molto bello saperlo», ironizza Storace che poi lancia il suo affondo. «Questa bellissima concorrente alla segreteria del partito che vuole sciogliere va anche oltre: per evitare l’ostacolo antifascista elevato da Cicchitto, dice che “non si riferisce a me, ma alla Mussolini”. Non so chi delle due sia meglio. Ma lei, al massimo, può dire che fingeva quando in televisione dalla Annunziata e ovunque rivendicava con orgoglio di essere fascista».
Dunque una continua finzione quella della Santanchè secondo Storace e invece «nulla sul futuro dell’Italia, nulla sui suoi problemi, nulla sulle soluzioni proposte nel nome dei valori de La Destra, conta sfrenatamente solo il potere».
Ma la Santanchè non vacilla, convinta di persuadere Storace a seguirla. «Che per una volta sia una donna a dettare la linea politica e alla fine anche Storace capisca che sia la cosa più giusta?» si chiede, dicendosi certa di un fatto: «Tra me e Storace non ci sono diversità di vedute sulle alleanze, forse c’è una questione personale».
Ma in questo momento la popolarità della Santanchè tra i suoi vecchi amici è decisamente in calo. Dopo la ramanzina di Storace le tocca pure ingoiare la critica di Elisabetta Gregoraci, fresca sposina di Flavio Briatore, che, sulle pagine del settimanale Chi diretto da Alfonso Signorini, replica alla sconvolgente rivelazione rilasciata nei giorni scorsi dalla Santanchè quando, ispirata dalla rivoluzione neofrugale, invocò la chiusura del Billionaire, locale che condivide con Briatore. «Sbaglio o la principale caratteristica di un politico deve essere la coerenza? Forse la Santanchè si è stancata di far politica», sentenzia la Gregoraci [fantastica questa chiusura in salasa gossipolitichese].

ANCORA UNA VOLTA PONGO LA DOMANDA AI BABBEI D'AREA CHE MILITANO ED "AGISCONO"... ANZI NESSUNA DOMANDA PIU' ORMAI, CI SIAMO FIN TROPPO RISPOSTI DA SOLI, SOLO ESCLAMO: A BABBEI DE *****, AVANTI "MILITATE" PER I VOSTRI DUCETTI-TROTTOLE...
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Dvx87




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MessaggioInviato: Dom Ago 31, 2008 10:32 pm    Oggetto:  
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certo che per farsi fregare dalla gregoracci in campo politico bisogna proprio essere messi male...
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tribvnvs
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MessaggioInviato: Dom Ago 31, 2008 11:34 pm    Oggetto:  
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Continua la scissione della scissione degli atomi... Laughing Laughing
Qualche tempo fa giò i fiammiferi avevano espulso Casapound...
Ci facciano il piacere di ammazzarsi tutti, magari nell'arena del film il gladiatore... ci farebbero un piacere e almeno non avremo tutti questi idioti "fascisti" (? non lo sanno manco loro che so').

COMUNQUE MI SPIACE MA AVEVA RAGIONE IL PROFESSORE.
IL FASCISMO E' UNO STATO D'ANIMO.
SCICOLONE, FIORE, SANTANCHE' E STORACE LO DIMOSTRANO: IERI ERO FASCISTA, OGGI NO, DOMANI SO' BERLUSCONIANO, DOPODOMANI BOH, MA SEMPRE FRANZA O SPAGNA PURCHE' SE MAGNA. Laughing Laughing Laughing
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Nico




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MessaggioInviato: Lun Set 01, 2008 8:51 am    Oggetto:  
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tribvnvs ha scritto:


COMUNQUE MI SPIACE MA AVEVA RAGIONE IL PROFESSORE.
IL FASCISMO E' UNO STATO D'ANIMO.
SCICOLONE, FIORE, SANTANCHE' E STORACE LO DIMOSTRANO: IERI ERO FASCISTA, OGGI NO, DOMANI SO' BERLUSCONIANO, DOPODOMANI BOH, MA SEMPRE FRANZA O SPAGNA PURCHE' SE MAGNA.
Laughing Laughing Laughing


Bella Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

_________________
AquilaLatina ha scritto:
Mi spiegate la differenza tra destra e sinistra?


tribvnvs ha scritto:
Ti riferisci alle chiappe? Laughing


Viaggiatore, va' a dire a Sparta che noi siamo morti per ubbidire alle sue leggi!
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MessaggioInviato: Lun Set 01, 2008 10:50 am    Oggetto:  
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in effetti...
Poi adesso li voglio vedere visto che, avendo il berlusca una larga maggioranza, loro non servono più!
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Squadrista



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MessaggioInviato: Gio Apr 30, 2009 7:11 pm    Oggetto:  
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Incollo qui la risposta che mi ha mandato Mariantoni al riguardo delle polemiche sulla sua (ma anche mia) visione del Fascismo mussoliniano:






Chi mi conosce, sa bene che non mi tiro mai indietro quando si tratta di replicare.

Il replicare, naturalmente, presuppone che ci siano degli argomenti a cui rispondere.

Nel Forum che mi avete suggerito di visitare – a parte qualche sgarbata invettiva, qualche malcelata manifestazione di disprezzo, una puerile ironia e tre citazioni fuori tema (Niccolò Giani - uno dei fondatori della Scuola di Mistica Fascista di Milano che era dedicata a Sandro Italico Mussolini; Agostino di Tagaste - attualmente Souk-Ahras, in Algeria - e Johannes Gottlieb Fichte: gli ultimi due autori, la dicono lunga con chi abbiamo a che fare!) – non mi sembra di avere trovato argomenti da controbattere.

Purtroppo, è il problema che – ai giorni nostri – incontrano tanti giovani:

1. la maggior parte, non leggono;

2. coloro che leggono, molto spesso, non posseggono le ‘chiavi di lettura’ per comprendere realmente il significato ed il senso delle parole che declamano;

3. tra questi ultimi, in fine, ci sono coloro che – presi dal vortice delle loro stesse convinzioni mentali e preconcette (e, quindi, per quella ragione, assolute ed indiscutibili!) – fanno dire alle parole, ciò che essi stessi desidererebbero che debbano esprimere!

Esempio sintomatico di quanto voglio dire, lo troviamo nella nota (la citazione+il commento) che, tramite Antonio, sono stato pregato di leggere.

A. Citazione: « Scrive giustamente Mussolini insieme a Gentile nella ufficiale dottrina del fascismo datata 1932:

"Come ogni salda concezione politica, il fascismo è prassi ed è pensiero, azione a cui è immanente una dottrina, e dottrina che, sorgendo da un dato sistema di forze storiche, vi resta inserita e vi opera dal di dentro. Ha quindi una forma correlata alle contingenze di luogo e di tempo, ma ha insieme un contenuto ideale che la eleva a formula di verità superiore del pensiero” ».

B. Commento: « In italiano cosa significano queste parole? Che il fascismo è un principio nel quale convivono inscindibilmente Pensiero ed Azione, la formula tanto cara già al Mazzini, ma Azione a cui è immanente una dottrina. Che cosa significa immanente? Qui ovviamente dovremmo ricollegarci al concetto dell’immanenza gentiliana, ma tralasciando tale accezione specifica, in generale immanente è un aggettivo che deriva dal participio presente della voce latina immanere, letteralmente significa “che sta dentro - che è interno in un essere”. Dunque l’azione ha come suo fondamento un principio ideale e non il contrario. Vi è dunque logicamente una forma che si adatta alle contingenze, ma vi è insieme, come sta scritto chiaramente, un contenuto ideale, la dottrina per l’appunto, che eleva la forma a formula di verità superiore del pensiero. Successivamente sempre nella stessa voce enciclopedica viene specificato in modo inequivocabile qual é il fondamento! su cui si fonda tutto il sistema ideologico fascista … appunto lo Stato Etico ».

Insomma, per capire che questi Signori sono completamente “fuori strada”, è sufficiente analizzare la prima frase della citazione e quella del loro commento.

Mussolini e Gentile scrivono:

- “(…) il fascismo è prassi ed è pensiero”...

Come interpretano, questo passo, i suddetti Signori?

- “(…) il fascismo è un principio nel quale convivono inscindibilmente Pensiero ed Azione, la formula tanto cara già al Mazzini” (sic!).

Che volete, per loro, ‘Azione e Pensiero’ o ‘Pensiero ed Azione’ è la stessa cosa…

Ed invece, non lo è! Questo, per la semplice ragione che se è l’Azione (‘pensiero pensante’ o ‘azione’ tout-court, è sempre un ‘atto’, quindi una prassi!) che precede il Pensiero (la teorizzazione, post-eventum, di quanto si sarà riusciti a compiere o a realizzare), abbiamo a che fate con qualcosa che è ‘dinamico’ ed ‘operante’ (un Fascio di forze, ad esempio, che si riunisce, per perseguire uno scopo comune); se, al contrario, è il Pensiero (quindi, necessariamente, un ‘pensiero pensato’, quindi statico!) che precede l’Azione, abbiamo a che fare con una “Setta ideologica” (di uguali o tendenti all’uguale…) che pur affermando di perseguire uno scopo comune, resta invariabilmente immobilizzata su se stessa, in quanto – ispirandosi di una visione cristallizzata ed inoperante dell’uomo, della società e del mondo (l’ideologia) – non è mai in grado di intervenire sulla realtà, né per cambiarla, né per modificarla.

Naturalmente, se questa non dovesse essere considerata la giusta interpretazione del Fascismo (non solo di quello che fu ma, soprattutto, di quello che verrà!), i suddetti Signori abbiano la gentilezza, allora, di spiegarmi, per cortesia, per quale ragione Giovanni Gentile realizzò dapprima la “Riforma della scuola italiana” (1923) e, poi, redasse la seconda parte della “Dottrina del Fascismo” (1932 – l’elaborato filosofico). E Benito Mussolini, fondò, prima di tutto, i “Fasci Italiani di Combattimento” (1919); diede una risposta al “biennio rosso” (1919-1921); inaugurò il “Partito Nazionale Fascista” (1921); organizzò ed effettuò la “Marcia su Roma” (1922); realizzò la "Riforma dello Stato" (1924-1926) e, poi, dulcis in fundo, si dilettò ugualmente a formulare, in chiaro, nella prima parte della medesima “Dottrina” (1932 – il saggio politico), il significato ed il senso della sua Rivoluzione.

RingraziandoVi dell’informazione, ed in attesa di eventuali contro-repliche, vogliate gradire i miei più cordiali saluti.

Alberto B. Mariantoni
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MessaggioInviato: Gio Apr 30, 2009 8:27 pm    Oggetto:  
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Ringrazio il sign. Mariantoni di aver accettato l'invito a dare una risposta sul Covo. Mi sia concesso di replicare, in attesa di una più esauriente risposta da parte di Marcus e RomaInvicta:

Citazione:
Questo, per la semplice ragione che se è l’Azione (‘pensiero pensante’ o ‘azione’ tout-court, è sempre un ‘atto’, quindi una prassi!) che precede il Pensiero (la teorizzazione, post-eventum, di quanto si sarà riusciti a compiere o a realizzare), abbiamo a che fate con qualcosa che è ‘dinamico’ ed ‘operante’ (un Fascio di forze, ad esempio, che si riunisce, per perseguire uno scopo comune); se, al contrario, è il Pensiero (quindi, necessariamente, un ‘pensiero pensato’, quindi statico!) che precede l’Azione, abbiamo a che fare con una “Setta ideologica” (di uguali o tendenti all’uguale…) che pur affermando di perseguire uno scopo comune, resta invariabilmente immobilizzata su se stessa, in quanto – ispirandosi di una visione cristallizzata ed inoperante dell’uomo, della società e del mondo (l’ideologia) – non è mai in grado di intervenire sulla realtà, né per cambiarla, né per modificarla.

Naturalmente, se questa non dovesse essere considerata la giusta interpretazione del Fascismo (non solo di quello che fu ma, soprattutto, di quello che verrà!), i suddetti Signori abbiano la gentilezza, allora, di spiegarmi, per cortesia, per quale ragione Giovanni Gentile realizzò dapprima la “Riforma della scuola italiana” (1923) e, poi, redasse la seconda parte della “Dottrina del Fascismo” (1932 – l’elaborato filosofico). E Benito Mussolini, fondò, prima di tutto, i “Fasci Italiani di Combattimento” (1919); diede una risposta al “biennio rosso” (1919-1921); inaugurò il “Partito Nazionale Fascista” (1921); organizzò ed effettuò la “Marcia su Roma” (1922); realizzò la "Riforma dello Stato" (1924-1926) e, poi, dulcis in fundo, si dilettò ugualmente a formulare, in chiaro, nella prima parte della medesima “Dottrina” (1932 – il saggio politico), il significato ed il senso della sua Rivoluzione.


Sign. Mariantoni, io contesto queste sue tesi:

1. Che i Fasci di Combattimento siano un'improvvisazione rozzamente pragmatista, che quindi nel Fascismo l'Azione precede il Pensiero e non viceversa.

2. Che agire sulla base di un Pensiero sia statico (sic!) mentre agire senza un pensiero (come puoi agire se non hai degli orientamenti o dei postulati su cui agire?) è dinamico.

3. In definitiva che il Fascismo non fosse una Ideologia Originale e Articolata, con un programma coerente e chiaro sin dai suoi esordi.

Iniziamo col primo punto. Vorrei chiedere al sign. Mariantoni se sia a conoscenza dei vari filoni ideologici che contraddistinguevano il Socialismo internazionale, quindi dei vari revisionismi propri della sua eterodossia. Come dimostra il libro di Zeev Sternhell "Nascita dell'ideologia fascista", il fascismo ha delle basi solide che si sviluppano dal Sindacalismo Rivoluzionario Soreliano e dal Mazzinianesimo.
In Italia i revisionisti antimarxisti e i sindacalisti che si ritrovavano attorno la rivista "Utopia" di Mussolini (poi ne "il Popolo d'Italia") elaborarono l'audacia teoria del SINDACALISMO NAZIONALE. Cito alcuni di questi pensatori: Michels, Panunzio, Olivetti, Dinale, Orano, Corridoni ecc. tutti stretti attorno a Mussolini.
Fu questa la base POLITICO-PROGRAMMATICA attorno cui sorsero i Fasci di Combattimento (ha mail letto il sign. Mariantoni il Programma di San Sepolcro o i Postulati teorici dei Fasci di Combattimento?).

Sul punto 2 penso bisogna riallacciarsi a Mazzini e Gentile, invece di storpiarli. Il binomio inscindibile di Pensiero e Azione è ciò che caratterizza l'Ideologia Fascista. Sulla base di un Pensiero il Fascismo - anzicchè fermarsi come pretende Mariantoni - costruisce la sua Azione!
Come sintetizza anche Nino Tripodi:

Se il fascismo dà alla dottrina un contenuto ideale che la elevi verso la verità, contemporaneamente tiene conto delle contingenze concrete per le realizzazioni di essa. Se Mussolini vuole che idea e azione tendano a una realtà eterna e universale, sa però che debbono attraversare per giungervi una realtà transeunte e particolare formata dal mondo organico e dalla vita quotidiana.

E avendone la volontà si può constatare dalla lettura dei documenti dottrinari propri del PNF che inizio e fine ultimo del fascismo è lo STATO ETICO CORPORATIVO!

Sul punto 3 vorrei consigliare a Mariantoni la lettura dei seguenti testi:

"Nascita dell'ideologia fascista" di Zeev Sternhell
"L'ideologia del fascismo - la razionalità del totalitarismo" di James Gregor
"L'identità Fascista" di Marco Piraino e Stefano Fiorito
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XXI Aprile



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MessaggioInviato: Ven Mag 01, 2009 12:07 am    Oggetto:  Re: Una "intervista su un fascismo" piuttosto equi
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Marcus ha scritto:


Io, non lo credo affatto. Anzi, sono profondamente convinto che l’Ideale Fascista (magari sotto altri nomi o altre forme…) rappresenti l’inevitabile avvenire, non solo per gli Italiani o per gli Europei ma, per l’intera Umanità!
[/i]


Nel discorso ci sono dei concetti corretti!

Questo mi evoca dubbi! Cosa vuol dire altre forme? Il fascismo(mussoliniano) è quello o non è fascismo!
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