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L'antisemitismo di Marx

 
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Lelletto




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Messaggi: 57
Località: Roma

MessaggioInviato: Sab Feb 02, 2008 8:35 pm    Oggetto:  L'antisemitismo di Marx
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Salve,
premetto che non so se questa è la sezione giusta in cui scrivere questa piccola informazione su Marx però ho pensato che sia la sezione più consona.Premetto che è un articolo che ho letto su un altro sito e ve lo sto riproponendo.


Marx sulla questione ebraica.
L'articolo "Sulla questione ebraica" scritto dal giovane Marx nel 1843, è un'analisi critica degli scritti di Bruno Bauer, filosofo rappresentante della sinistra hegeliana il quale tratta il problema ebraico in due articoli dal titolo "La questione ebraica" e "La capacità degli ebrei e dei cristiani d'oggi di diventare liberi". Marx rifiuta di considerare la questione ebraica come una questione puramente religiosa e dimostra l'errore di Bauer che aveva posto il problema solo in termini religiosi.
Il punto di partenza dell'analisi marxiana è dunque la volontà degli ebrei tedeschi di raggiungere un'emancipazione civile e politica all'interno della società.
Secondo Bauer quest'emancipazione sarebbe stata possibile solo nel momento in cui lo Stato avesse cessato di presentarsi come Stato cristiano, affermando che "lo Stato che presuppone la religione non è ancora uno stato vero, reale" in quanto non capace di rinunciare alle discriminazioni (per esempio nell'osservanza generalizzata della festività settimanale di domenica e non di sabato, com'è per gli ebrei).
Secondo Marx l'errore di Bauer sta nel fatto che egli critica solo lo Stato cristiano e non lo Stato in quanto tale, che si emancipa nel momento in cui non professa alcuna religione. La questione quindi, nella prospettiva di Marx, non è né una questione Cristiana ed Ebraica, ma piuttosto una questione della natura stessa dell'emancipazione. Inoltre ritiene che l'emancipazione sociale e politica degli ebrei possa avvenire solo in uno stato emancipato dalla religione; la questione ebraica acquista una diversa forma a seconda dello stato in cui gli ebrei vivono. In Germania, ad esempio, dove non c'è uno stato politico, questo genere di questione è puramente teologica. In Francia, stato costituzionale, la questione ebraica è una questione di costituzionalismo, di incompletezza dell'emancipazione politica. A questo proposito porta l'esempio degli Stati dell'America del Nord, dove la questione ebraica perde il suo significato teologico e dove quindi la religione e i culti sono visti come un fatto inerente alle scelte private del singolo all'interno della società, in base alla Costituzione Francese del 1791 in cui "nessuno doveva essere molestato per le sue opinioni, anche religiose". L'emancipazione politica di cui Marx parla avviene quando lo stato da teologico si trasforma in politico, cioè in stato borghese. Parte da qui una critica allo Stato democratico-borghese, formatosi in seguito alla Rivoluzione Francese che, nonostante abbia apportato agevolamenti per la creazione della società civile e per il superamento del feudalesimo, non è riuscita a liberare l'uomo dalla religione, ma ha dato all'uomo la libertà religiosa. Ma secondo Marx la sola emancipazione politica non rappresenta l'emancipazione umana completa. Questa infatti da una parte riduce l'uomo a semplice membro della società civile e dall'altra a soggetto giuridico. Infatti, solo quando l'uomo riconosce e organizza come forze sociali le sue "forces propres" allora si compie l'emancipazione umana. Si può concludere, quindi, che la società borghese è un passaggio verso una società in cui viene superata la scissione tra essere sociale ed essere politico, identificabile con la società socialista e comunista.
Nell'analisi dell'articolo di Bauer "La capacità degli ebrei e dei cristiani d'oggi a diventar liberi", Marx arriva alla conclusione che "l'emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è l'emancipazione dell'umanità dal giudaismo". Secondo Marx l'emancipazione dell'ebreo dipende dall'abolizione della società capitalistica e che questa emancipazione non è un'emancipazione dell'ebreo, bensì dell'umanità. Bauer individuava il problema ebraico nella religione di questo popolo, Marx lo individuò nella loro realtà. Il primo aveva concepito il giudaismo come una critica religiosa al cristianesimo e aveva visto l'emancipazione ebraica da un punto di vista strettamente filosofico-teologico. Al contrario, Marx non concepisce il Giudaismo solo come una critica del Cristianesimo,bensì come l'applicazione di questo. Infatti, per il filosofo"il Cristianesimo è scaturito dal Giudaismo" e "il cristiano era fin dal principio l'ebreo teorizzante, l'ebreo è perciò il cristiano pratico". Inoltre egli ritiene che l'emancipazione degli ebrei possa avvenire solo superando un elemento sociale che permetta di sopprimere il giudaismo stesso. Una società capace di eliminare i presupposti del traffico e del denaro e quindi del mercanteggiare, dunque, renderebbe impossibile l'esistenza dell'ebreo, in quanto il traffico e il denaro sono parte caratterizzante dell'essenza del giudaismo e, di conseguenza, dell'ebreo stesso.
Concludendo, l'analisi di Marx rivela due punti importanti:il primo è che la questione ebraica non è una questione nazionale, deve essere trattata in conformità con le condizioni che la circondano ed è diversa da stato a stato. Il secondo, invece è che questa questione si è trasformata da teologica al tempo del feudalesimo a questione politica nell'età dell'ascesa della borghesia. La sua soluzione dipende da una soluzione del sistema borghese stesso, cioè dalla sua eliminazione. La distruzione di questo non porterà la liberazione particolare degli ebrei ma la liberazione della società dall'ebraismo.
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tribvnvs
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MessaggioInviato: Dom Feb 03, 2008 6:23 pm    Oggetto:  
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In sintesi, secondo l'apostata Marx, gli ebrei devono scomparire sia come religione (sappiamo che per Marx le religioni sono l'oppio dei popoli) che come componente importante e in più esemplare e simbolica del sistema capitalistico. Gli ebrei sono un popolo tenacemente fondato sulla propria tradizione religiosa e per questo, secondo Marx, gli ebrei - intesi come identità di popolo - sono per cultura refrattari all'impostazione atea dei dogmi marxisti e in più essi rappresentano, per antonomasia, l'attività capitalistica in senso lato, essendo gli ebrei - sempre per tradizione - abili commercianti, imprenditori, banchieri/usurai, ecc. Dunque per questo duplice motivo gli ebrei, intesi come identità specifica, sono dei nemici di classe, anzi nemici particolarmente pericolosi perchè ostinati e refrattari, e devono fare la tessa fine di tutti i nemici del "proletariato"...

Hai fatto bene a postare questo argomento che abbiamo ampiamente trattato in passato (se non ricordo male su italiabalilla). Lo sa il nostro amministratore che ha battuto questo ferro in decine di post, articoli e telelettere... Very Happy
Va ricordato anche che nei paesi dell'est sono state in vigore fino al 1989 leggi antisemite: gli ebrei non potevano praticare certi mestieri e professioni e avevano limitazioni sociali e giuridiche che non li rendevano cittadini pleno iure. Vallo a dire agli ebrei dell'est che simpatia hanno per i kommunisti (e ovviamente non mi riferisco agli apostati, o ai collaborazionisti, perchè l'ebraismo è inconciliabile col comunismo, così come il cristianesimo: il kattokommunismo - pensa ad es. alla teologia della liberazione - è infatti un'aberrazione).
Ora ti chiederai, essendo la questione ben chiara ad ogni marxista e ad ogni ebreo (che si reputi tale), come è possibile che certi personaggi o certe lobby dell'ebraismo siano stati per anni in Italia (e non altrove) e siano tuttora, in parte, pappa e ciccia con il PCI prima e con gli altri partiti veterokommunisti oggi?
Alcuni esempi concreti: la comunità ebraica romana che in gran parte ha, in passato, collaborato con il PCI e oggi collabora con i suoi eredi sedicenti "democratici", il rabbino Toaff che è sempre stato pappa e ciccia con L'ANPI (partigiani kommunisti), Veltroni che pretende di essere uno e quadruplo (ebreo, ateo, kommunista, kennediano), Moni Ovadia che rivendica tanto il suo ebraismo culturale e religioso per venire dalla Bulgaria (dove limmagino lo abbiano buttato fuori a calci nel c. Very Happy ) a candidarsi con i kommunisti di Diliberto...
Da qui si capisce la cialtroneria politica, ma anche l'opportunismo e l'ipocrisia - o forse il vuoto assoluto - di certi personaggi...
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MessaggioInviato: Dom Mar 09, 2008 4:02 pm    Oggetto:  
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In una recente intervista il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni ha affermato: “tra ebrei italiani e sinistra c’è un legame intrinseco, […] che ora è entrato in crisi per colpa dell’atteggiamento di una certa sinistra radicale”.
Ripetiamo dunque al rabbino la solita domanda: come mai voi ebrei pseudo-italiani siete stati l’unica comunità ebraica del mondo ad avere questo “legame intrinseco” con i marxisti antisemiti???
Come mai buffoni come Moni Ovaia che pretendono di rappresentare la cultura e la tradizione ebraica si candidano con formazioni marxiste, antisemite e antisioniste come i kommunisti di Diliberto???
Solo ora scoprite che c’è una “certa sinistra radicale”?? Scoprite solo adesso che i kommunisti non sono amichetti vostri??? Ipocriti!!!
Quando Marx scriveva “la questione ebraica” dove ******* stavate??? Quando i sovietici eliminavano in Polonia e altrove migliaia e migliaia di vostri correligionari e mettevano in vigore leggi di discriminazione antisemite rimaste in vigore fino al 1989 in tutti i paesi del blocco comunista (gli ebrei dell’est lo sanno bene), voi dove ******* stavate???
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MessaggioInviato: Dom Mar 09, 2008 4:04 pm    Oggetto:  
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Dove stavano? A impegnarsi per mettere in croce Mussolini per averli....salvati!
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il_fabbro




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MessaggioInviato: Dom Ott 12, 2008 1:52 pm    Oggetto:  
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C'è da specificare però che Marx non parlò mai di sterminio. Ma nemmeno di rivoluzione culturale: tutto sta nell'interpretazione.
E' ovvio che gli ebrei siano i maggiori nemici del comunismo essendo loro i maggiori usurai. Penso invece che il comunismo sia in linea con i cristianesmo originario, con il cristianesimo dettato da Gesu'. Infatti il cristianesimo aberra l'usura... il mio parere riguardante il Nazzareno è che sia stato il primo grande rivoluzionario comunista della storia. Poi però la Chiesa è diventata un po' come il comunismo applicato: stermini e stragi che hanno diffamato il buon nome di Marx e Cristo.
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MessaggioInviato: Dom Ott 12, 2008 2:21 pm    Oggetto:  
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Mah io non vedo tanto simile il primo cristianesimo ad una società comunista se non altro perchè i due pensieri furono concepiti in epoche troppo diverse.
E' un po ' difficle poi mettere assieme il materialismo storico con il cristianesimo che lo spiritualismo allo stato puro.
Anche nelle affermazioni di cristo c'è qualcosa che contraddice l'ugualianza di tipo comunisto ovvero la frase, riportata nei Vangeli di Matteo "imolti sono chiamati, pochi sono gli eletti".

E' vero poi che Marx non parla di sterminio però, almeno da quello che so sul marxismo, il fine ultimo è la prevalenza di una classe su tutte le altre.
La cosa viene presentata quasi come un processo naturale che però non è mai avvenuto.
Alla fine, almeno secondo me, marx è molto (troppo teorico) e non da nessuna indicazione su come fare la rivoluzione (stessa cosa che gli contesta Gentile).
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MessaggioInviato: Lun Ott 13, 2008 8:22 am    Oggetto:  
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il_fabbro ha scritto:

C'è da specificare però che Marx non parlò mai di sterminio. Ma nemmeno di rivoluzione culturale: tutto sta nell'interpretazione.


Beh. Io ho letto il Capitale, il Manifesto e gli Annali Franco-tedeschi. Quando Marx teorizza la "scientificità" della Guerra civile fra le classi e la mette a fondamento della "rivoluzione", non credo che stesse pensando ad altro. D'altra parte è "naturale". Marx condivide le teorie Positiviste sulla natura del Mondo, sull'evoluzione (che poi sarà il Darwinismo. Se ne legge l'elogio negli annali franco-tedeschi), sulla lotta fra le specie. Teorie che trasporta in ambito sociale, come Smith e Ricardo fanno in quello economico. La piattaforma su cui si poggiano queste ideologie è identica. Per questo lo "sbocco" è molto simile.

Citazione:

E' ovvio che gli ebrei siano i maggiori nemici del comunismo essendo loro i maggiori usurai. Penso invece che il comunismo sia in linea con i cristianesmo originario, con il cristianesimo dettato da Gesu'. Infatti il cristianesimo aberra l'usura... il mio parere riguardante il Nazzareno è che sia stato il primo grande rivoluzionario comunista della storia. Poi però la Chiesa è diventata un po' come il comunismo applicato: stermini e stragi che hanno diffamato il buon nome di Marx e Cristo.


Guarda. Ti sta scrivendo un Cattolico Praticante ortodosso (nè tradizionalista, nè "progressista." Queste sono forme eterodosse, quando non eretiche, di cristianesimo). Ti posso assicurare che il Cristianesimo non ha nulla a che vedere con nessuna ideologia politica, men che meno col marxismo, poichè non si fonda su una ideologia ma sulla Rivelazione di Cristo come Dio Incarnato. Il centro del Cristianesimo è la Fede e il suo messaggio "teologico", tradotto nella pratica della vita. E non potrebbe essere altrimenti.

Inoltre le tue considerazioni sono comuni a molti catto-comunisti che fanno improbabili sintesi. L'avvicinamento tra Marx è Cristo è stato strumentale in un certo periodo del pensiero marxista, per mostrare Marx come "messia progressista", e per avvicinare il Cristianesimo dal lato "secolare", ideologizzandolo... E per questo svuotandolo del suo contenuto Spirituale, che è però la sua parte fondante. Visto che è una religione.
L' "oppio dei popoli", deve essere sconfitto secondo Marx. Quello del messianismo politico è un metodo per arrivare a questo risultato.

In ogni caso, definire gli Ebrei o altri gruppi religiosi come "nemici" (in qualsiasi modo) certo non permette di arrivare a quella Pace Sociale interna che, secondo noi, è l'unica possibile "ricetta" per arrivare alal Giustizia e allo Sviluppo.

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