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Gli usurai stavolta hanno scannato la pecora...
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RomaInvictaAeterna
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MessaggioInviato: Gio Nov 15, 2012 5:17 pm    Oggetto:  
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Metti i riferimenti, che la gente non capisce che stai scherzando sul film "Teste rasate" con Giulio Base Very Happy Very Happy Very Happy
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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)


Ultima modifica di RomaInvictaAeterna il Lun Dic 03, 2012 12:27 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Lun Dic 03, 2012 12:27 pm    Oggetto:  
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...ed ora che i Paesi "agiscono" draghianamente, i "mercati" tornano "tranquilli". ANZI. Ricominciano la pappatoria a tutto discapito della "economia reale". Della quale i cosiddetti "mercati" se ne fregano bellamente, perchè riescono a dire che "ci si riprende", nonostante la devastazione politica e sociale evidente e sotto gli occhi di tutti..

La crisi è stata ed è strumentale. E' servita e serve per abolire definitivamente IL CONCETTO stesso di Stato Nazionale. Di fatto gli stati sono già aboliti. Ma qui si è andati oltre, abolendone anche la concezione. In questo modo nessuno saprà più cosa significa "bene pubblico", "interesse nazionale", "servizio pubblico", ecc, ecc.

Infatti, i passi che sono stati compiuti finora e quelli che si compiranno, saranno in questa direzione: PRIVATIZZAZIONE ASSOLUTA.

Via libera al buy back della Grecia.Spread scende ai minimi da marzo

Segnali positivi anche dall'indice Pmi manifatturiero della Cina che torna a salire dopo 12 mesi consecutivi di cali. L'euro è ai massimi da sei mesi, in ripresa anche le quotazioni del petrolio. La Germania apre a un taglio del debito di Atene

MILANO - Seduta all'insegna degli acquisti sui mercati europei. A spingere verso l'ottimismo è - da un lato - la situazione nel Vecchio continente dopo l'apertura della Germania a un nuovo taglio del debito della Grecia in scia all'operazione di buy back lanciata da Atene sui titoli emessi quest'anno (oggi un nuovo incontro dei ministri finanziari dell'Eurozona); dall'altro lato ci sono i segnali di ripresa da parte della Cina.

Le novità sul fronte europee allentano le tensioni sul mercato del debito sovrano. Lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi equivalenti è a 303 punti ai minimi da marzo, mentre il rendimento dei titoli italiani al 4,4% è tornato ai livelli di dicembre 2010. Il differenziale calcolato sui Bonos spagnoli si attesta a 381 punti, con il tasso al 5,1%. In rialzo l'euro, al top da sei mesi: la moneta unica passa di mano a 1,3030 dollari, dopo un massimo di 1,3046 dollari. Euro/yen a 107,20 e dollaro/yen a 82,30. L'impennata della moneta europee è legata ai buoni dati sulle attività manifatturiere cinesi. In questo contesto a Milano Piazza Affari è in rialzo dello 0,8%, mentre nel resto del Vecchio continente Londra avanza dello 0,2%, Francoforte dello 0,4% e Parigi dello 0,5%.


La Germania, intanto, ha collocato bond per 2,587 miliardi di euro a un tasso di -0,017%, contro il -0,012% della precedente asta. La domanda è stata di 2,5 volte l'offerta contro le 2 volte dell'asta di novembre.

Segnali positivi anche dalla Cina. Dopo 12 mesi consecutivi di cali è tornato a crescere il settore manufatturiero del Dragone. L'indice Pmi rilevato del colosso bancario Hsbc ha indicato un livello di 50,5 per il mese scorso, in aumento di un punto rispetto al 49,5 di ottobre e sopra la soglia di 50 che segna la crescita. Si tratta del dato migliore dal 51 dell'ottobre 2011. Anche l'indice ufficiale Pmi della Cina ha indicato un rialzo per il secondo mese consecutivo a 50,6, contro il 50,2 di ottobre e il 49,8 di settembre. Segnali positivi anche dall'India: l'indice manifatturiero Pmi ha toccato il livello più alto da cinque mesi a novembre, grazie all'incremento dei nuovi ordini, a quota 53,7 punti.

Miglioramenti anche nell'Eurozona dove, a novembre, l'indice Pmi manifatturiero si attesta a 46,2 punti, il top da marzo. L'indice resta comunque sotto quota 50 punti e dunque in contrazione, ma mostri segni di miglioramento. In Germania l'indice è a 46,8 dai 46 di ottobre e in Francia sale da 43,7 a 44,5 punti. In Italia arretra da 45,5 a 45,1 punti.

In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,13%, dopo aver sfiorato i massimi degli ultimi sette mesi sulla scia dell'indebolimento dello yen e dei buoni dati del settore manifatturiero cinese. L'indice Nikkei si è attestato a quota 9.458,18 dopo essere arrivato a guadagnare anche lo 0,8%. L'indice Topix ha chiuso invariato a quota 781.73.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio è in rialzo spinto dalla crescita dell'indice Pmi cinese, il Paese del Dragone è, infatti, il secondo maggior consumatore al mondo. Il greggio è scambiato così a 89,3 dollari sui mercati asiatici in rialzo di 39 centesimi. In crescita anche il Brent, che sale a 11,57 dollari. Acquisti anche sull'oro che cresce dello 0,3% a 1720,45 dollari l'oncia recuperando parte del terreno perso la settimana scorsa (-2,2%)

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Marcus
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MessaggioInviato: Mar Mar 26, 2013 12:01 pm    Oggetto:  
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...l' "effetto Cipro" realizzato dalla plutocrazia bancaria ha imposto una accelerazione nelle strategia del FMI che vuole rapinare i cittadini risparmiatori imponendo ai governi-burattini dei vari parlatoi europei controlli di ogni genere e prelievi forzosi, facilitati dalla volontà di far sparire dalla circolazione il contante sostituito dal denaro virtuale, espropriabile dai ladri di Bce e Fmi in qualunque momento!

Intanto corsa a moneta virtuale continua

di: WSI Pubblicato il 26 marzo 2013| Ora 10:01

L'accordo a Cipro e' stato accolto come un successo dai mercati. Peccato che sia una sentenza di condanna a morte per il paese. Quotazioni Bitcoin schizzate al massimo livello di sempre: 60 euro.


NEW YORK (WSI) - Le speranze per un accordo volto a scongiurare il collasso del sistema bancario cipriota e il default dell'isola sono aumentate nel weekend e l'intesa stretta in extremis lunedi' ha messo sotto pressione i prezzi della moneta virtuale in euro, fino a quel momento letteralmente schizzati al rialzo.

Ma le pressioni sulle quotazioni del Bitcoin in euro si sono ben presto alleggerite e il fenomeno della corsa alla moneta virtuale sembra ormai difuso in Europa.

Gli analisti segnalano un processo di "grande rotazione" in atto nei mercati, con il cambio tra Bitcoin e divisa unica che ha da poco toccato i 60 euro per la prima volta in assoluto.

Prima dello scoppio della crisi di Cipro valeva 36 euro.

L'accordo tra Eurogruppo e Cipro e' stato accolto come un successo dai mercati in un primo momento. Peccato che in sostanza si tratti di una sentenza di condanna a morte per il paese. Raramente in passato un'agenzia era riuscita a fare tanti danni senza armi, come e' riuscito a fare l'Eurogruppo.

Oggi Fitch ha dichiarato il default tecnico delle due banche principali dell'isola del Mediterraneo. La sola idea che anche i risparmi considerati sicuri e intoccabili sotto i 100 mila euro possano essere toccati e ridotti, tramite un prelievo coatto una tantum, ha distrutto la fiducia nel sistema bancario cipriota e forse anche europeo.

Come se le misure draconiane di austerity messe in atto sin qui nei paesi piu' deboli dell'area euro, in nome del rientro di bilancio, non avessero gia' fatto abbastanza danni all'economia reale.



Il Bitocin e' una moneta elettronica creata nel 2009. Non fa uso di un ente centrale, bensi' si serve di un database distribuito in rete, dove viene tenuta traccia delle transazioni. Il nome fa riferimento al software open source progettato per implementare il protocollo e le connessioni peer-to-peer che ne risultano.

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Conti bancari e Btp. Al via il Grande Fratello del fisco

di: Enrico Marro Pubblicato il 26 marzo 2013| Ora 07:45

Banche, poste e società di gestione dovranno comunicare all'Agenzia delle Entrate tutti i dati sui conti correnti, gli investimenti, l'utilizzo delle carte di credito e perfino delle cassette di sicurezza.


ROMA (WSI) - Parte l'Anagrafe dei rapporti finanziari. Banche, Poste e società di gestione e intermediazione del risparmio dovranno comunicare entro il prossimo 31 ottobre all'Agenzia delle Entrate tutti i dati sui conti correnti, le movimentazioni degli stessi, gli investimenti, l'utilizzo delle carte di credito e perfino delle cassette di sicurezza riferiti al 2011.

Per quelli del 2012 il termine è il 31 marzo 2014 mentre per gli anni 2013 e seguenti le comunicazioni dovranno avvenire entro il 20 aprile dell'anno successivo.

Con il provvedimento firmato ieri dal direttore dell'Agenzia, Attilio Befera, diventa così operativo il sistema, previsto dal decreto salva Italia, del dicembre 2011, che di fatto annulla il segreto bancario consentendo al Fisco di incrociare i dati sui conti correnti con le dichiarazioni dei redditi per scovare più facilmente gli evasori.

Il provvedimento di ieri disciplina i termini e le modalità di comunicazione delle informazioni che, assicura l'Agenzia, «saranno gestite nel rispetto della normativa sulla privacy».

I dati viaggeranno su un nuovo canale telematico di trasmissione denominato Sid (Sistema di interscambio flussi dati) al quale dovrà registrarsi ogni singolo operatore finanziario. Un successivo provvedimento, aggiunge l'Agenzia, «individuerà i criteri per l'elaborazione di specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione» sui quali si concentreranno i controlli.

Per rendersi conto della portata rivoluzionaria della nuova anagrafe dei rapporti finanziari, basti dire che finora il Fisco aveva accesso solo ai dati identificativi del conto corrente, quindi l'accensione o la cessazione dello stesso e poteva chiedere maggiori informazioni solo dopo l'apertura di un accertamento formale a carico di un contribuente specifico.

Ora invece conoscerà di ogni singolo rapporto finanziario esistente anche i saldi iniziali e finali dell'anno, gli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare e avere, quindi per esempio tutti gli accrediti e i bonifici, ma anche tutti i dati riferiti ai conti deposito titoli e obbligazioni, ai buoni fruttiferi, ai contratti delle gestioni risparmio e patrimoniali, l'importo totale degli acquisti con la carta di credito, le ricariche per quelle prepagate, il numero di accessi alle cassette di sicurezza, gli incrementi di valore o i riscatti relativi alle polizze assicurative, gli acquisti e le vendite di oro.

Incrociando questi dati con le dichiarazioni dei redditi l'Agenzia delle Entrate dovrà, dice la legge, compilare delle liste di contribuenti che potranno essere sottoposte a controlli quando si verificherà uno scostamento rilevante (Befera ha sempre detto di almeno il 20%), secondo quanto già previsto dal redditometro. Per esempio, se un contribuente dichiara 30 mila euro, ma con la carta di credito fa acquisti nello stesso anno per decine di migliaia di euro senza intaccare i risparmi o senza avere entrate straordinarie e magari sostiene anche una serie di spese elevate (vacanze esclusive, auto di lusso, eccetera) è probabile che possa finire sotto accertamento.

Tra i dati da comunicare ci saranno anche quelli relativi ai conti sui quali sono finiti i capitali illecitamente detenuti all'estero sanati fra il 2001 e il 2010 grazie ai ripetuti scudi fiscali? In teoria no, perché ai contribuenti era appunto stata garantita la protezione dagli accertamenti. Ma la questione, rispondono all'Agenzia, sarà affrontata con un successivo provvedimento.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Corriere della Sera - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

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" Forse che non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no! Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica,che è conoscenza di Mussolini" (N. Giani)
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MessaggioInviato: Mer Mar 27, 2013 12:53 pm    Oggetto:  
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...ma la rapina attuata da BCE e FMI potrebbe nascondere anche una "manovra economica" atta ad obbligare i (pochi) consumatori ancora in possesso di risparmi ad investirli in beni voluttuari o addirittura in ulteriori scommesse borsistiche ?
Una operazione certamente degna di menti non solo criminali, un dato ormai acclarato rispetto alla plutocrazia finanziaria, ma anche malate. Eppure questa sarebbe l'ipotesi di un analista di Deutsche Bank.


Il piano diabolico europeo: tassare i risparmi per alimentare i consumi

Obbligare la gente a risparmiare meno e investire di piu': secondo gli analisti di Deutsche Bank e' questo l'obiettivo non dichiarato dell'Eurogruppo. Un piano malato per dire alla gente: "chi ha i soldi e' meglio che li spenda".


NEW YORK (WSI) - Obbligare i cittadini europei a prelevare i propri soldi da un sistema bancario malato e ostile e spenderli o investirli nell'economia reale. Sarebbe questo il piano 'malefico' per risolvere la crisi del debito e riportare l'accento sulle attivita' produttive reali a discapito delle banche.

Siamo solo sul piano delle teorie cospirazioniste: che una banca centrale spinga per depauperare i risparmi e i patrimoni di una nazione intera per promuovere politiche monetarie erronee pare troppo anche per un banchiere o un funzionario senza scrupoli. Sarebbe un comportamento stupido e criminale.

Possibile che le autorita' europee sarebbero disposte a tanto? Ovvero mettere in pericolo la situazione finanziaria dei risparmiatori e l'intero sistema bancario per poter manipolare i guadagni di una vita dei cittadini?

Cosi' pero' la pensa Jim Reid, di Deutsche Bank. In una nota "dai toni cospiratori", scrive che "forse la lezione che abbiamo imparato e' che se sei abbastanza fortunato da avere ancora una buona somma di denaro, e' meglio che tu la spenda".

"Forse e' questo il piano maestro"? Si chiede l'analista. "Alimentare le attivita' produttive costringendo la gente comune a servirsi dei loro risparmi" per rilanciare l'economia, piuttosto che metterli in un a cassaforte bancaria (dove dopo il caso cipriota non sono piu' al sicuro).

"Mi chiedo - chiosa Reid - quanto tempo ci vorra' prima che uno strategist dell'azionario suggerisca che queste politiche si riveleranno in realta' paradossalmente positive per i mercati, dal momento che i soldi si sposteranno da conti bancari ai fondi azionari?".

In nome di un piano diabolico per spingere la gente a investire, mostrandole che ormai risparmiare non e' piu' un'attivita' sicura. Che si tratti di sarcastica ironia o di cruda realta', l'analisi della banca tedesca ha il pregio di spingere la discussione oltre nuovi confini e spingere tutti a porsi nuove domande.

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MessaggioInviato: Lun Apr 08, 2013 5:56 pm    Oggetto:  
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Svalutazione dello yen, riequilibrio valutario e non ricatto monetario
di Maurizio d'Orlando
La decisione di Tokyo di raddoppiare la base monetaria si allinea sostanzialmente a quanto stanno facendo americani, europei e anche la Svizzera. Un tasso di cambio sottovalutato ha consentito due decenni di "miracolo" cinese. Ma oggi i Paesi di antica industrializzazione non possono consentire la propria totale abdicazione industriale.


Milano (AsiaNews) - La svalutazione dello yen conseguente alle decisioni Banca del Giappone (BdG), la banca centrale nipponica, è una guerra monetaria. Lo scrivono alcuni - parecchi, in verità - economisti cinesi. Si tratta di un "ricatto" e invitano i cinesi a lanciare il contrattacco, a vendicarsi, facendo altrettanto. Secondo costoro, la Banca Cinese del Popolo, BCP, la banca centrale della Cina, in questa guerra valutaria deve difendersi ed indebolire lo yuan reminbi, la valuta del regime cinese capital-comunista.

A parlare di guerre monetarie ad AsiaNews siamo stati, già diversi anni fa, tra i primissimi e lo abbiamo ripetuto anche di recente. Se oggi dobbiamo ripeterci non è per stanchezza di analisi e mancanza di idee, ma perché questa è oggi la scoperta degli analisti economici ospitati con sussiego dalle fonti "ufficiali".

È il caso, ad esempio, tra gli altri, del prof. Li Daokui della Tsinghua University o di Liu Ligang della banca australiana neozelandese ANZ. In riferimento è a proposito della politica monetaria della BdG e della dichiarata intenzione di raddoppiare la base monetaria per ridare fiato allo sviluppo del Sol Levante dopo ben due decenni di stagnazione economica. Liu, che in passato è stato consigliere della stessa BCP, ha letteralmente dichiarato, senza mezzi termini, che la politica della BdG è un "ricatto monetario". Altri, come Chang Jian, un economista cinese, analista per la banca inglese Barclays, la prendono un po' alla larga. Chang, criticando la BdG, predice che l'aggressiva politica della BdG volta a stimolare una crescita dell'emissione di moneta da parte del sistema bancario - facilitando la concessione dei crediti - non riuscirà a rilanciare l'economia nipponica, ma creerà problemi alle esportazioni dei Paesi dell'area, alla Corea del Sud, ancor più che alla Cina. Meno diretto, ma forse più superficialmente convincente, anche Chang ribadisce, insomma, lo stesso concetto e sentenzia che la politica monetaria giapponese oltre che pericolosa è anche inefficace.

Tanta bella e dotta indignazione fa però sorgere subito qualche dubbio.

In primo luogo vediamo dunque di che cosa si tratta. Con l'avvento del nuovo primo ministro Abe l'obbiettivo del Giappone è di uscire dalla depressione ventennale mediante un'inflazione "programmata" del 2% annuo. Sulla base di un piano annunciato giovedì della scorsa settimana la banca centrale giapponese ha annunciato che raddoppierà la base monetaria, il circolante monetario, portandolo per marzo 2015 a 270mila miliardi di yen, mediante l'acquisto mensile di 7.500 miliardi di obbligazioni del debito pubblico nipponico. Haruhiko Kuroda, il nuovo governatore della BdG, ha infatti dichiarato che farà tutto quanto necessario per far uscire il Paese dalla stagnazione deflazionistica. La sua politica non è di fatto differente da quella della banca centrale americana, la Federal Reserve, di Mario Draghi governatore della BCE, quella che è di fatto la banca centrale dei Paesi dell'euro, della Banca d'Inghilterra. È la stessa politica, già da qualche anno, della Banca Nazionale Svizzera, BNS, in un Paese in cui la Costituzione Federale, articolo 99, obbliga la banca centrale a detenere una riserva valutaria pari al totale della liquidità emessa, cioè al circolante monetario. Nel settembre 2011, infatti, la BNS, per contenere l'afflusso di capitali esteri, ed il conseguente rafforzamento del franco rispetto all'euro, affermò che avrebbe emesso moneta nazionale all'infinito pur di difendere il tasso di cambio di 1,20 per euro. Anche la mitica riserva monetaria svizzera - nel 1961 la copertura aurea era pari al 145 % dei franchi emessi e fino al 1/1/2000 era possibile redimere in oro il controvalore delle banconote in franchi - è dunque ora anch'essa composta sempre più in gran parte da cartamoneta e da attivi finanziari.

È vero, lo yen giapponese si è indebolito di circa il trenta percento da quando ha preso avvio il nuovo corso di politica monetaria nipponico, ma l'obbiettivo dichiarato dalla BdG è identico a quello fissato dalla Fed americana, il 2% d'inflazione.

Per 20 anni la Cina è cresciuta sulla sottovalutazione del cambio

Una guerra valutaria è certo in atto, dunque, ma l'indignazione degli analisti citati è risibile. Dov'erano questi stessi critici quando per vent'anni, dal 1994, la Cina popolare ha mantenuto un livello di cambio sottovalutato del 45% rispetto alla parità di Potere di acquisto, la PPA, come più volte da noi documentato su questo sito? Ipocriti, verrebbe da dire, mutuando dal linguaggio evangelico, o servi del regime, prendendo invece dal linguaggio marxista. Sulla sottovalutazione del cambio, stabilita per decreto, a partire dal 1994, dai funzionari del Partito comunista cinese e non su una maggiore efficienza, la Cina ha fondato per ben due decenni la sua storia di "successi" industriali. Il costo è stato alto e non solo per la devastazione ambientale. Da un alto, per il proletariato di centinaia di milioni di lavoratori migranti cinesi - portati a volte sull'orlo del suicidio - il costo è stato uno sfruttamento schiavistico e per le popolazioni rurali, nell'euforia generale, uno stato di abbandono. Dall'altro lato il resto del modo è sprofondato nella disoccupazione e nella delocalizzazione delle imprese, nel consumismo e nella bolla finanziaria. È stato per i Paesi occidentali un periodo di narcosi collettiva simile, come per nemesi storica, a quella introdotta in Cina dagli inglesi con le guerre dell'oppio, a metà del 1800.

Oggi i Paesi di più antica industrializzazione, il Giappone, e con esso gli USA, e l'Europa, chiariscono ai dirigenti cinesi che non possono più concedere a chi, come la Cina, se ne è già tanto avvantaggiato, spazi ulteriori per una propria completa abdicazione industriale.

Nel 1994 forse qualcuno chiuse un occhio (o meglio tutt'e due) per favorire una transizione "morbida" dell'economia cinese da un'economia stalinista ad un'economia, diciamo così, di (pseudo) mercato, con l'aiutino del tasso di cambio. Erano passati appena pochi anni dalla repressione cruenta operata dal regime dei moti di piazza Tienanmen nel 1989. Era evidente che a differenza dell'Unione Sovietica il regime comunista cinese non avrebbe passato la mano senza spargere sangue, forse molto sangue, forse ricordando al mondo di avere dei missili a lunga gittata e con ogive nucleari. Fu un ricatto del regime cinese? Fu sapiente lungimiranza da parte dei Paesi occidentali far finta di non accorgersi del trucco valutario ed accogliere la Cina nel mondo globalizzato del WTO in cui venivano aboliti tutti i residui dazi doganali mentre in essa vigeva il protezionismo valutario? Lo dicano gli storici, lo giudichino i lettori. Certo è che quando in molti settore industriali chiave quasi la metà della produzione mondiale, ed in certi casi anche di più, è ormai localizzata in Cina è evidente che non esistono ulteriori spazi per crescere per tale strada. Il modello della crescita economica trainata dalle esportazioni - in Cina come in altri Paesi asiatici come la Corea del Sud, che anch'essa ha a lungo mantenuto una valuta artificialmente sottovalutata - è ormai di fronte ad limite di fatto. Certo è anche che questi ultimi anni, con il fallimento dello "stimolo" economico interno, hanno dimostrato che la Cina è incapace di crescere autonomamente sia distribuendo più equamente tra tutta la sua popolazione i proventi tratti dalle esportazioni, sia producendo innovazione autonomamente, senza scopiazzare cioè la costosa ricerca altrui. Con la crisi nei Paesi occidentali, infatti, le imprese hanno dovuto tagliare in primo luogo proprio la ricerca perché non dà risultati nel breve, brevissimo periodo, quello che conta nell'immediato per la sopravvivenza. Priva di questa fonte occulta e "gratuita" di innovazione e senza l'aiutino valutario, la Cina rischia davvero che la sua prodigiosa macchina di "successi" economici si blocchi e che il suo intero sistema sociale si schianti. In questo scenario, tensioni internazionali altrimenti inspiegabili come quella per le disabitate e per ora insignificanti isole Senkaku / Diaoyu o come le minacce missilistiche nucleari della Corea del Nord (da sempre sostenuta sottobanco dalla Cina) assumono sempre più chiaramente un loro significato di avvertimento, minaccia, ritorsione. Ricatto militare e nucleare sono però forse l'espressione più appropriata.

Ad AsiaNews siamo stati sempre molto critici rispetto all'allegro gonfiare a briglia sciolta di attivi finanziari l'economia mondiale, da parte della Fed, della BCE e della BdG. L'esito finale sarà una devastazione economica e finanziaria senza precedenti, è scontato. Non possiamo però nemmeno accettare l'ipocrisia di chi oggi definisce "ricatto monetario" quello che non è altro che un parziale riequilibrio e bilanciamento valutario. Ancor meno possiamo essere d'accordo che ad un presunto "ricatto monetario" qualcuno pensi di rispondere con il ricatto militare o peggio nucleare

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Per la verità le riserve d'oro svizzere rimangono cospicue, con la copertura aurea che nel luglio 2007 era pari a circa l'ottanta percento. Inoltre, una recente iniziativa legislativa popolare elvetica mira ad imporre un obbligo di legge tale per cui almeno il venti percento delle riserve sia costituito da oro. Nel 2000 la Svizzera fu sottoposta da forti pressioni internazionali, ispirate da Greenspan, a vendere - anche mediante una campagna mediatica un po' dubbia - una discreta parte del proprio oro. L'intento era di demonetizzare l'oro.
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MessaggioInviato: Gio Apr 11, 2013 7:17 pm    Oggetto:  
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MessaggioInviato: Mer Apr 24, 2013 7:24 pm    Oggetto:  
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...di cosa fa Draghi e di quel che farà Letta!...abracadabra eccovi la magica alchimia! ...con l'assenso e tra le risate del FMI.

Assist Draghi a brutta politica 'made in Europa': taglio tassi

E' l'unico modo per salvare l'eurozona e l'Italia. Il presidente della Banca centrale europea proporra' il taglio alla prossima riunione del board Bce giovedi' 2 maggio. Proprio mentre Enrico Letta diventa premier, con la missione di proseguire la politica dell'austerity dettata dalla troika. Seguira' una strategia meno lacrime & sangue e piu' intelligente di quella del primo esecutore, Monti? Opinione di Leopold Bloom.

di: Leopold Bloom, 24 aprile 2013


NEW YORK (WSI) - Oramai il tam tam nelle sale trading di mezzo mondo e' partito, i nostri abbonati a Insider sono stati avvertiti in anticipo (rispetto a voi che leggete qui free): gli investitori scommettono su un taglio dei tassi d'interesse Ue da parte di Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, alla prossima riunione del board Bce prevista giovedi' 2 maggio. Per cui alert: l'euro perdera' valore.

Cio' avviene mentre Enrico Letta, ex Margherita, n.2 di un partito come il Pd al massimo storico dello sbando e della confusione, ha avuto l'incarico dal presidente della Repubblica eletto due volte Giorgio Napolitano, il quale ha comunque abbastanza acume politico, a 88 anni, per capire che Giuliano "Prelievo Forzoso" Amato era improponibile, per la massa degli italiani.

Un nostro lettore (specoletta) fa notare che per Letta il primo incarico importante è stato la Commissione per l'Euro nel 1994-1997; ha persino scritto un libro intitolato: "Euro sì. Morire per Maastricht" (Roma-Bari, Laterza 1997) in cui sostiene che vale la pena di morire per l'Euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di "morire per la Polonia" e che ... non c'e' un Paese che abbia, come l'Italia, tanto da guadagnare nella costruzione di ... una moneta unica...."; "abbiamo moltissimi imprenditori piccoli e medi che ... quando davanti ai loro occhi si spalanchera' il grandissimo mercato europeo, sara' come invitarli a una vendemmia in campagna". Si', con aggiunto suicidio.

Enrico Letta di tutti i politici italiani è il più affidabile per i signori di Bruxelles e per la troika(Bce, Ue, Fmi), è stato fin dall'inizio un fanatico dell'Euro, inoltre Berlusconi - il cui obiettivo n.1 è evitare le condanne ai suoi processi - vede Letta di buon occhio, essendo nipote di Gianni Letta, uomo discreto, gran commis e fedelissimo del Cavaliere.

Monti per parte sua deve acconsentire perche' non puo' fare altrimenti, l'ex premier è sotto schiaffo, sia nell'inner circle romano, sia soprattutto tra la popolazione, per aver ecceduto in modo assurdo con l'austerity lacrime e sangue (tasse & suicidi). Che e' poi il motivo per cui Napolitano non ha scelto Amato.

Letta almeno e' giovane (47 anni), presentabile, discretamente colto, parla bene, moderato nei toni (ma preferite l'urlatore Grillo o E. Letta? quasi come ai tempi in cui si diceva: stai con lo stato o con le BR? fatte le debite proporzioni, perche' il M5S e' finora democratico e anzi fa da deterrente al terrorismo).

Nel CV di Letta, come uomo di potere, spiccano le segnalazioni preferite dai cospirazionisti, che contano sempre meno, essendo ormai zimbello e barzelletta: Letta è membro del comitato europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller. Nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, in Virginia, USA (riunioni che di segreto hanno il menu del lunch). È anche membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute Italia, un'organizzazione Usa a cui appartengono Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia responsabile di tanti disastri caduto in disgrazia senza potersi piu' rialzare, Paolo Savona e altri.

Letta fara' in due giorni un governo snello, una dozzina di ministri, chiudendo il periodo di oltre otto settimane di stallo totale successivo alle elezioni politiche. E poi la palla passa a Draghi. Tanto il nuovo premier dovra' seguire comunque alla lettera i diktat della Troika, fantasia nel governare zero: si tratta di mostrare un minimo di serieta' nell'ottenere disciplina di bilancio e approvare quelle 4 riforme che l'Europa chiede all'Italia.

Per ridurre ancor piu' l'incertezza politica, Draghi dunque, come si diceva, taglierà i tassi di interesse Ue, visto che questa Europa fiaccata dalle manie di disciplina teutonica della cancelliera Angela Merkel non funziona, siamo al secondo anno di recessione nella zona euro ma il debito e' in aumento nonostante il calo di fatturati e pil, in Italia il debito pubblico e' al massimo storico di 2,6 trilioni di dollari, una bestia ingestibile.

I tassi sui titoli del Tesoro Italia a 10 anni sono scesi ieri al minimo dal novembre 2010, sotto quota 4,0%, e lo spread ormai il popolo non lo segue nemmeno piu', sceso com'e' a quota 270 (WSI ha perfino spostato la tabella dello spread in tempo reale dalla parte alta della home page ad una zona piu' sotto). Il differenziale Btp/Bund perdera' altri 100 punti nei prossimi mesi, si scommette sui mercati internazionali. E le banche si posizionano di conseguenza.

Draghi sa che e' tutto in mano sua: la Bce deve tagliare i tassi (a 0,50 oppure 0,25%, ancora e' da decidere, dall'attuale 0,75%) perche' il contesto economico generale in Europa si sta deteriorando a vista d'occhio, perfino in Germania, come dimostra il brutto indice Ifo di oggi. Draghi ha gia' salvato l'euro una volta, quando ha inondato il sistema bancario con oltre 1 trilione di euro di prestiti all'1,0% e l'impegno ad acquistare bond dei paesi PIIGS indebitati per decine di miliardi. Le banche italiane hanno approfittato in massa della manna, per restare solvibili.

Resta il fatto che l'Italia e' messa assai male. Il nostro paese e' in preda alla peggiore recessione dal dopoguerra, il governo prevede un calo di -1,3% del pil quest'anno, ma i centri studi internazionali segnalano un quadro piu' cupo: -2,5%. Il rapporto debito/pil è impostato per toccare nel 2014 il 130%, secondo nella regione euro solo alla fallita Grecia. La disoccupazione è al 12% e quella giovanile supera il 30%. Siamo una nazione che non da' speranze ai giovani.

Parliamoci chiaro: in questo quadro, Letta e' un mero esecutore, che governera' un'Italia ovviamente "commissariata" e declassata, come esecutore era Mario Monti (lo abbiamo imparato ciascuno di noi a nostre spese) e con la stessa identica maggioranza che dal novembre 2011 dice "obbediamo" agli ordini dall'Europa, senza mai uno straccio di dibattito in parlamento. Democrazia? Sorge qualche dubbio. Si spera solo che, per via della giovane eta' (la sua caratteristica migliore) E. Letta sia un poco meno rigido e in sinc con la societa' civile. E che quindi, per mantenere il paese sulla strada delle riforme, presenti a Bruxelles qualche idea sua, invece di fare da passacarte della Troika, scrivendo a lor signori email con il messaggio "eseguito".

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MessaggioInviato: Ven Apr 26, 2013 12:57 pm    Oggetto:  
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Stiamo andando sempre di più verso una situazione giapponese.
Non hanno ancora capito che in 20 anni di queste "cure" il Giappone non ha risolto un bel nulla e la sua deflazione continua.

C'è però una differenza tra Giappone e pseudo-italia-Europa: il Giappone ha una propria moneta e una propria banca centrale, ed inoltre la maggior parte del suo debito pubblico è detenuto in casa (Giappone stesso).
Niente di tutto ciò per pseudo-italia e altri paesi europei. Nonostante i tassi a 0 l'economia reale continuerà a far cagare, non lo vogliono capire che la soluzione non può che essere drastica...
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MessaggioInviato: Mar Apr 30, 2013 11:14 am    Oggetto:  
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...Lo sanno benissimo. Ma adesso la "situazione-tipo" per riprendere ad abbuffarsi si sta creando. Dell'economia "reale" non gliene è mai fregato nulla, infatti l'obiettivo è quello di arrivare ad una "manodopera-a-costo-zero" modello Cina, ad un abbassamento generalizzato dei salari e ad un innalzamento generalizzato della domanda-lavoro, per permettere la diminuzione delle retribuzioni. Ad un innalzamento generalizzato degli orari di lavoro, ad un precariato generalizzato, ad una privatizzazione di ogni servizio o bene pubblico.
Questo è il risultato a cui puntano. E stanno ottenendo in modo "svizzero" ogni risultato. La "crisi" ha permesso di accelerare. E i bovi-cittadini di consolidare il risultato.

Guarda il famoso "spread"... Dopo l'elezione del servo-Letta e soprattutto dopo la conferma della cariatide ex-comunista ex-gufina, si attesta intorno ai 260 punti. Mai così basso dall'inizio della "crisi". E le aspettative sono di ulteriore ribasso. La BCE sta stampando carta straccia a tasso quasi 0. Le banche si sono rafforzate con soldi "finti". I consumi riprenderanno gradualmente con le "iniezioni di fiducia" studiate a tavolino e che riporteranno un po' di briciole ai "consumatori-bovi". A questi ultimi, le briciole basteranno, come al solito.
Intanto l'impoverimento generale continuerà, ma sarà graduale e generalizzato, appunto. In questo modo la "domanda" sarà contenuta. Le "emigrazioni" saranno favorite e l'impoverimento culturale arriverà a livelli pre-regime fascista!

Questo è un progetto SATANICO! Calcolato nei minimi dettagli, suicidi e tragedie sociali comprese!
E SE NON SI RISVEGLIANO LE COSCIENZE, NON CI SARANNO "POVERTA'" CHE TERRANNO!

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MessaggioInviato: Gio Mag 02, 2013 8:41 am    Oggetto:  
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...cosa dicevamo? ET VOILA' !

Disoccupazione record e crescita debole, si muove Draghi

L'Eurozona non cresce o cresce troppo poco, la disoccupazione è a livelli record, i Governi incalzati da un'opinione pubblica sempre più inquieta e angosciata: la Banca centrale europea è sotto pressione, tutti si attendono, oggi, un intervento che abbassi il tasso di riferimento. Il problema, avvertono gli esperti, è che potrebbe avere scarso effetto.

"Il recente deterioramento degli indicatori di fiducia ha chiaramente aumentato la probabilità di ulteriori azioni della BCE questa settimana ", ha scritto Carsten Brzeski, economista Ing, notando che la maggior parte degli investitori
dabbo per scontata la mossa di Draghi.

La prevista ripresa dalla primavera 2013 si scontra con i dati delle trimestrali e gli indicatori anche dell'economia più forte, quella tedesca, che accusa le prime battute a vuoto per i riflessi delle difficoltà degli altri Paesi dell'eurozona.

La disoccupazione ha raggiunto un nuovo record a marzo: 12,1% della popolazione totale della zona euro, ma il 26,7% in Spagna; il 27,2% in Grecia e il 17,5% in Portogallo.

Queste cifre hanno riacceso il dibattito sulle politiche di austerità attuate dall'inizio della crisi, come dimostra l'incontro di Parigi fra il presidente francese Hollande e il primo ministro italiano Letta. Nell'insolita sede di Bratislava, in una delle due riunioni l'anno previste fuori dalle mura di Francoforte, la Bce dovrebbe spostare in basso il tasso di interesse, dallo scorso luglio allo 0,75%, il livello più basso, fino allo 0,5%.

Il problema resta quello della stretta del credito a imprese e famiglie: Draghi potrebbe ricorrere a un pacchetto di misure che inducano le banche a prestare il denaro a tassi inferiori agli attuali soprattutto a piccole e medie imprese in difficoltà,
per evitare che un nuovo allentamento dei tassi si traduca in un aumento di attività finanziarie e non in investimenti, credito al consumo, mutui per la casa a condizioni migliori.
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MessaggioInviato: Lun Mag 20, 2013 9:53 am    Oggetto:  
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Come volevasi dimostrare...Parte "N"!

Banche, nuovo aiuto dalla Bce: mille miliardi in 3 anni con le cartolarizzazioni

La Banca centrale europea sta pensando di riesumare le "abs", le asset-backed securities che tanti disastri hanno provocato durante la crisi del biennio 2007-2008. Gli istituti di crediti incasserebbero commissioni e interessi e i rischi finirebbero su altri soggetti (anche pubblici)

Alla Bce si lavora per mettere a punto un nuovo “aiutino” per le banche, di fatto finanziato anche con i soldi dei contribuenti. Mille miliardi di euro prestati alle banche per tre anni all’1% (260 miliardi alle banche italiane che sinora non hanno restituito neppure un centesimo) sono infatti serviti a puntellare i bilanci ma non hanno prodotto praticamente nessun beneficio per l’economia reale. Così, per ravvivare il mercato del credito e far ripartire i prestiti alle Pmi, la Banca Centrale Europea sta ora pensando di riesumare le famigerate cartolarizzazioni Abs (asset-backed securities) che tanti disastri hanno provocato durante la crisi del 2007-2008. In ultima analisi un modo per rendere più facile, anche se non necessariamente più redditizio, il lavoro alle banche che così erogherebbero i finanziamenti, incasserebbero commissioni e parte degli interessi ma potrebbero scaricare i rischi su altri soggetti (anche pubblici).

Una cartolarizzazione Abs funziona infatti in questo modo: le banche concedono una serie di prestiti che formalmente vengono intestati ad una società creata ad hoc e restano così fuori bilancio. Questa società emette poi delle obbligazioni per un ammontare pari a quello dei prestiti concessi e paga gli interessi utilizzando le rate incassate dai debitori. Così facendo la banca che originariamente ha concesso il prestito scarica il rischio di insolvenza del debitore su chi ha comprato le obbligazioni. Di solito le obbligazioni emesse sono di tre tipi: senior, mezzanine e junior. Le senior sono le più sicure ed offrono i rendimenti più bassi, le junior viceversa interessi più alti e più rischi. I pagamenti avvengono infatti “a cascata”. Con le rate che pagano i debitori (in questo caso sarebbero le Pmi che hanno avuto un prestito) si pagano prima gli interessi delle obbligazioni senior poi, con quello che avanza, le mezzanine ed infine le junior. Finché i pagamenti a valle procedono regolarmente, a monte va tutto bene. Appena iniziano i fallimenti basta però poco per finire nei guai. Per chi ha un titolo junior sono ad esempio sufficienti cali nell’ordine del 5%-10% nel valore del pacchetto di prestiti su cui è costruita la cartolarizzazione per mandare completamente in fumo l’investimento. Nella crisi del 2008 proprio l’uso esasperato e fuori dalle regole di questi strumenti aveva causato una propagazione a macchia d’olio delle conseguenze dei crolli dei valori immobiliari.

Intendiamoci, il problema della stretta creditizia è grave e reale. Secondo i dati dell’Associazione bancaria italiana solo scorso aprile i finanziamenti a famiglie e imprese italiane siano diminuiti di un altro 3,1%. Il costo di un nuovo prestito per una Pmi italiana o spagnola resta oggi in media superiore al 6% contro valori vicini al 2% in Francia o addirittura inferiori in Germania. In Italia e in Spagna i prestiti non ripartono perché da un lato le banche nazionali risentono del rischio paese e devono a loro volta pagare interessi più alti per raccogliere fondi, dall’altro sono alle prese con un continuo aumento di sofferenze e incagli. Sono quei prestiti che non saranno più recuperati o lo saranno solo in parte a causa del fallimento del debitore e che in Italia superano ormai i 200 miliardidi euro, circa il 13% del totale dei finanziamenti (contro una media dell’area Ocse del 5%). E’ l’effetto della crisi e anche di qualche prestito concesso con criteri non esattamente imprenditoriali (Ligresti e San Raffaele docent). L’uso delle cartolarizzazioni bloccherebbe questo aumento delle sofferenze e il fatto che l’operazione avvenga sotto la regia della Bce dovrebbe scongiurare gli eccessi che si sono visti in passato.

Tuttavia, in attesa di conoscere i dettagli dell’operazione, qualche perplessità emerge. Come fa notare Marco Bigelli, docente di finanza aziendale all’università di Bologna “se la Bce compra direttamente le obbligazioni Abs aumenta il suo livello di esposizione al rischio di paesi come Italia e Spagna, cosa assolutamente sgradita alla Germania”. Ecco perché nel progetto entrano in gioco soggetti come la Cassa Depositi e Prestiti, controllata al 70% dallo Stato italiano e con in tasca le chiavi della cassaforte dei risparmi postali degli italiani. La Cdp e soggetti simili in altri paesi, dovrebbero acquistare le obbligazioni junior, le più rischiose. Sarebbe quindi in ultima analisi lo Stato ad accollarsi la parte più pericolosa dell’operazione mentre la Bce limiterebbe i suoi acquisti ai più sicuri titoli senior. Ma non è finita. “Visto l’attuale situazione del mercato monetario e alcuni limiti di giudizio che le agenzie di rating hanno fissato per qualsiasi emissione italiana, ragiona Bigelli, un’operazione di questo tipo potrebbe avere una qualche convenienza per le banche italiane, solo se i soggetti che acquistano le tranches più rischiose accettano di percepire interessi relativamente modesti”. Detta in altri termini lo Stato, attraverso la Cdp, dovrebbe assumersi tanti rischi in cambio di pochi soldi. C’è anche un altro aspetto che merita di essere tenuto in considerazione. Senza rigidi controlli è facile che si sviluppino comportamenti azzardati. Perché non fare prestiti a più non posso infischiandosene dell’affidabilità del debitore se poi le conseguenze di un eventuale fallimento le paga qualcun altro? Con i mutui statunitensi è andata esattamente così. Se la storia si ripetesse a pagarne le conseguenze saremmo tutti noi.

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MessaggioInviato: Lun Mag 20, 2013 9:54 am    Oggetto:  
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...bisogna che tutto cambi perchè tutto rimanga come prima...Pardon..PEGGIO DI PRIMA!
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MessaggioInviato: Sab Lug 06, 2013 11:38 am    Oggetto:  
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..Per proseguire sulla strada del cambiamento che non cambia, anzi radica situazioni indecenti e endemiche, il "massone" Letta ha ricevuto ordini tassativi dal vero padrone del mondo ( e suo), il FMI :
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. Tali ordini, che riguardano il mantenimento dello stato di vessazione fiscale, con le tasse sulla casa ( e non solo, ovviamente), verranno attentamente eseguiti a danno del popolo bue. L'altro "notizione" riguarda la "grandissima vittoria " del medesimo massone :
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.. Gli speculatori e la repubblica delle banane ( che sono la stessa cosa) si sfregano le mani (lorde) . La pappatoria riprenderá! Ecco a cosa servono le "crisi", come abbiamo ampiamente dimostrato! E i buoi?
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MessaggioInviato: Sab Lug 06, 2013 2:07 pm    Oggetto:  
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Cosa ci riserva il futuro economico-finanziario? Bisogna partire dalla considerazione che l’economia degli USA è la fonte della liquidità globale e che a causa del perdurante deficit americano l’economia mondiale ha accumulato ingenti riserve di dollari utilizzate per espandere la liquidità. Riversandosi sui titoli azionari, obbligazionari e confratelli vari come opzioni, futures e derivati ne sostiene il valore facendo sembrare che godano di buona salute. Questa espansione ha innescato un lungo ciclo inflazionario che si è manifestato nei mercati finanziari rafforzandosi con i deficit spending fuori controllo dei governi la cui metà è finanziata dal mercato obbligazionario. L’inflazione non si è ancora propagata all’economia reale, ma la dimensione dei sistemi bancari (negli USA è di 12 trilioni di dollari, quasi l’intero prodotto lordo e in Europa di 46 trilioni, addirittura quasi tre volte superiore all’intero Pil) lascia pochi dubbi sulla prospettiva generale. Una situazione potenzialmente esplosiva con tutti gli ingredienti pronti per una combustione spontanea.

Osserviamo ora l’andamento dell’indice di borsa Standand & Poor (S&P 500), dei titoli azionari a maggior capitalizzazione e consideriamo il periodo 2000-2013.

Come si vede dal grafico, nel 2000 raggiunge il picco di 1527,46 che segna il climax della famosa bolla dei titoli tecnologi iniziata nel 1995. La bolla scoppia nel mese di marzo e si apre una voragine: l’indice crolla a 800.58. A partire dal 2003 la FED inizia ad iniettare liquidità e l’indice, verso la fine del 2007, raggiunge un nuovo picco: 1561.80. Si è alla vigilia di una nuova catastrofe: nel 2008 scoppia bolla dei mutui e l’indice precipita a 683.38. Si osservi dal grafico che a un picco più elevato segue una caduta più rapida e profonda. Inizia la Grande recessione. Da quel momento gli USA contrastano la crisi reinflazionando l’economia: inizia la sistematica monetizzazione di debiti e perdite, il quantitative easing (QE), con tassi di interesse vicino a zero e nel resto del mondo si seguono politiche similari.

Il 21 maggio scorso S&P ha toccato il picco più elevato: 1,669.16. Da quel momento le oscillazioni sono trascurabili, ma quando il governatore della FED annuncia la possibilità di una graduale riduzione del QE i mercati si innervosiscono come i drogati quando viene loro minacciata la riduzione di eroina e l’indice cala sotto 1600. Una flessione non grave ma sintomatica. Se avvenisse una stretta monetaria i tassi di interesse schizzerebbero verso l’alto ed è facile immaginare cosa registrerebbe il grafico: un collasso inimmaginabile. Probabilmente il trend continuerà ad essere positivo per qualche tempo, ma quando i mercati sono azionati dagli stimoli inflazionistici e non dai fondamentali, prima o poi crollano e anche questa volta non sarà diverso. Si osservi che durante il periodo preso in considerazione il dollaro si è svalutato del 40% e all’incirca nella stessa misura tutte le principali valute; che i fondamentali non sono migliorati da nessuna parte e che il grado di instabilità e di incertezza è dovunque aumentato. Si sta preparando una replica 2008, ma in peggio. Ora soffermiamoci su alcune considerazioni.

L’andamento delle borse non ha nulla a che vedere con quello dell’economia reale perché il settore finanziario vive una sua vita propria sostentata dalle banche centrali. Pertanto i prezzi dei titoli non corrispondono al loro valore intrinseco perché non rappresentano aumenti di produzione, redditività e occupazione, solo pura inflazione. In queste condizioni se l’indice salisse dovremmo allarmarci invece di rallegrarci.
La strategia delle banche e dei governi rimane quella di pompare denaro nel sistema per mantenere “l’effetto ricchezza” e dare l’illusione di solvibilità. La liquidità creata va interamente a beneficio delle controparti delle banche centrali, i dealers primari (Goldman Sachs, Morgan Stanley, Nomura, Citigroup, Deutsche Bank, HSBC ecc.) che la usano per acquistare strumenti finanziari i cui prezzi salendo creano l’illusione monetaria che spinge tutti nella stessa direzione e a comprare di più. Decisioni sempre più errate e rischiose si sommano mentre i fondamentali continuano a peggiorare.
Molti osservatori economici negano che l’eccesso di credito e di liquidità creati dalle banche centrali provochino inflazione. In altre parole negano la teoria quantitativa della moneta e i suoi effetti. Non si sono evidentemente accorti che i redditi reali sono di gran lunga inferiori a quelli di dieci anni fa e che i prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari crescono ovunque. La teoria quantitativa della moneta funziona, eccome se funziona, solo che non è un fenomeno lineare. Il volume della spesa nel sistema economico è determinato dalla quantità di moneta esistente che non serve solo a comprare prodotti e servizi ma anche strumenti finanziari (i cui valori infatti salgono). Nel settore finanziario c’è inflazione da creazione monetaria (qui, la velocità di circolazione della moneta è elevatissima) mentre nel settore reale c’è deflazione da debito (la velocità è bassa). Inflazione e deflazione coesistono e la volatilità e l’instabilità attuali sono provocate dal contrasto di queste due forze.
La longevità del ciclo inflazionario è spiegata dal fatto che l’inflazione, per così dire, all’ingrosso non si è ancora trasferita al dettaglio dove c’è calma piatta. Ma per quanto il sistema bancario l’abbia imbottigliata non è riuscito ad evitare il deprezzamento sincrono delle principali valute che ha abbassato il valore dei redditi e del risparmio mentre ha elevato quello nominale degli strumenti finanziari. Che viviamo un ciclo inflazionario è confermato dall’immane ridistribuzione della ricchezza dal settore economico a quello finanziario e questo fenomeno può essere causato solo dall’inflazione che fa diventare i ricchi più ricchi e i poveri sempre più poveri.
I tassi di interesse dovrebbero compensare i rischi di inflazione e di default. Se le prospettive peggiorano, maggiore dovrebbe essere l’interesse sui titoli obbligazionari. Ma i tassi ancora artificialmente compressi per ridurre il costo d’indebitamento dei governi e far salire le borse non segnalano la situazione reale. Segnalano la formazione di una bolla più grossa dell’altra. Quella del mercato obbligazionario è la più grande della storia. Il mercato dei bond è infatti il doppio di quello dell’equity e se si includono quelli non cartolarizzati è addirittura il triplo.
L’economia, dunque, va avanti solo grazie alle iniezioni di eroina monetaria che le banche continueranno a pompare fino a quando il genio dell’inflazione non uscirà dalla bottiglia il che potrebbe avvenire a seguito di un crollo del mercato azionario che trascinerebbe con sé quello dei bond. Quando i tassi saliranno, le banche centrali dovranno assorbirli tutti. Mentre la liquidità rilasciata si dirigerà verso il mercato delle commodities formando anche in questo settore una bolla, l’ultima. Perché, in tale ipotesi, l’inflazione che ne seguirebbe farebbe collassare il sistema monetario rendendo completamente impotenti le banche centrali. Fine dell’incantesimo monetario e di tutti i QE.
Ci troveremo presto in una situazione in cui solo il battito di una farfalla sarà capace di scatenare una tempesta. Come nel fenomeno fisico della risonanza una vibrazione minima acquisterà un’intensità fuori proporzione con la causa facendo crollare l’intero l’edificio finanziario e cambiando l’atlante economico finanziario mondiale. Si tenga sotto controllo il grafico dell’S&P 500 e si abbiano occhi per vedere cosa sta maturando, per non averli dopo per piangere. La crisi iniziata cinque anni fa non ha ancora raggiunto il suo climax. Cosa può fare oggi il povero risparmiatore per evitare il bis del 2008? Imitare il suo omologo cinese che ha capito come andrà a finire: si tenga il più possibile liquido e compri qualche monetina d’oro finché il prezzo è giusto.

DI GERARDO COCO – FONTE ORIGINALE:
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MessaggioInviato: Gio Lug 11, 2013 6:11 pm    Oggetto:  
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Il secondo atto dell'esecuzione degli ORDINI del FMI è andato in scena con l'agenzia S&P:
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. Proprio perchè i tentacoli del FMI sono presenti in tutto il mondo, e rispondono immediatamente e protamente agli ordini, la nominata agenzia ha declassato la repubblica delle banane perchè potrebbe sospendere l'IMU o ridimensionare altre tasse.

Questi sono ORDINI chiari: le tasse da mettere in "italia" le decide il FMI! I balzelli da rifilare ai cittadini, li decidono le "agenzie" private! Le imposte da pagare le "impone" la BCE!

Cari amici! Ecco che dopo l' "Internazionale Socialista", oggi ci ritroviamo dominati GLOBALMENTE dall'INTERNAZIONALE CAPITALISTA (la cui istituzione è il FMI!). La qual cosa produce il medesimo effetto, "lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo", visto che il CAPITALISMO Comunista e quello Liberista SONO LA STESSA COSA.

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