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Novità importanti sullo sbarco in Sicilia nel 1943

 
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Marcus
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Età: 50
Registrato: 02/04/06 11:27
Messaggi: 2613
Località: Palermo

MessaggioInviato: Gio Lug 18, 2013 8:22 pm    Oggetto:  Novità importanti sullo sbarco in Sicilia nel 1943
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Due importanti fatti storici sono emersi in occasione delle manifestazioni tenute per i 70 anni dell'invasione della Sicilia nel 1943, primo lembo d'Italia ad essere occupato dagli Anglo-americani. La prima notizia si deve al giornalista e saggista Alfio Caruso, che durante la commemorazione avvenuta al "Museo dello sbarco" di Catania ha denunciato ufficialmente la connivenza di alcuni alti ufficiali della Regia marina che avevano firmato mesi prima dello Sbarco, presso l'ambasciata di Lisbona, un protocollo d'intesa con gli Alleati nel quale si impegnavano ad impedire qualsiasi attività con le grosse unità navali italiane contro le unità navali anglo-americane durante lo sbarco. La seconda novità è emersa grazie alla ricerca del giornalista Calogero Conigliaro che ha narrato la cosiddetta "Battaglia di Agrigento" sul numero di luglio 2013 della rivista "Storia Militare", ovvero i sette giorni di duri combattimenti sostenuti soprattutto dal Regio esercito italiano per impedire agli americani sbarcati a Licata di occupare la "Città dei templi" e di cui ha tracciato un breve sunto in un recentissimo articolo pubblicato sulla stampa quotidiana nazionale.

La storia e l’emozione della memoria raccontate a settant’anni dallo sbarco.
Un convegno ha aperto il 70º anniversario dell’Operazione Husky


Samantha Viva - La Sicilia, giovedi 11 luglio 2013

Raccontare la memoria senza revisioni storiche, questo l’obiettivo - raggiunto - dal Covegno “Sicilia 1943. Operazione Husky”, tenutosi ieri mattina al Centro fieristico le Ciminiere di Catania. Il convegno, fortemente voluto dall’onorevole Salvo Pogliese, nell’ambito delle celebrazioni per il settantesimo anniversario dello sbarco alleato nell’isola, ha riunito storici, giornalisti ed esperti, che si sono confrontati su quelle giornate con spunti nuovi ed interessanti. «Ci tenevamo particolarmente ad organizzare questo convegno - ha spiegato l’onorevole Salvo Pogliese - perché crediamo doveroso, a distanza di settanta anni, ricordare quello che accadde nell’isola nella notte tra il 10 e l’11 luglio del 1943, quando si celebrò una delle più importanti operazioni militari, seconda soltanto allo sbarco in Normandia e che cambiò le sorti della Seconda Guerra Mondiale ma anche nei 38 giorni successivi, in cui si alternarono, come accade in tutti i fronti di guerra, atti di eroismo e atti di viltà». Il convegno prende spunto anche da quella che il fotoreporter Phil Stern, presente ieri pomeriggio ad Acireale per inaugurare la sua mostra, ha definito «una tra le più belle realtà museali al mondo», ovvero il Museo dello Sbarco, che bisogna, come i molti interventi hanno messo in evidenza, “mettere a sistema” con le tante realtà di un turismo militare settoriale, disseminati per l’intera Sicilia. L’intervento del sindaco Bianco ha evidenziato come questo convegno apra «una finestra su un segmento di storia che attira non solo storici ma appassionati e una riflessione attenta su un periodo storico importantissimo». Intervenuti anche Francesca Ganci, in rappresentanza del commissario straordinario della Provincia regionale di Catania, Antonella Liotta che ha dato la disponibilità del Museo e dei locali delle Ciminiere per il convegno. Il senatore Andrea Augello ha esposto alcuni rilevanti episodi della resistenza siciliana, sottolineando come ha focalizzato l’attenzione su alcune stragi operate dai militari statunitensi, in particolare quella di Biscari-Santo Pietro, dove vennero trucidati circa settanta italiani, tra militari e civili. Augello ha dato una chiave di lettura per comprendere, ma non giustificare, il perché della ferocia degli americani, in particolare di alcuni reggimenti, contro prigionieri italiani, tedeschi e civili. Il giornalista Alfio Caruso ha invece puntato l’attenzione sul controverso comportamento tenuto da alcuni ammiragli della Marina Militare italiana, che avrebbe tenuto ben lontane le navi che avrebbero potuto contrastare le operazioni in Sicilia, in seguito ad un accordo siglato con le forze angloamericane nell’ambasciata di Lisbona con alcuni ammiragli italiani, mentre il docente di Storia Contemporanea dell’Università di Catania, Tino Vittorio, ha illustrato i limiti militari dell’Operazione Husky, «dovuti all’estemporaneità con cui si decise l’intervento». Presenti anche il generale di corpo d’armata Corrado D’Alzini, comandante della Regione militare Sud, rappresentanze delle forze armate, delle associazioni d’arma e combattentistiche, alcuni reduci e il giornalista Nino Milazzo. Interventi finali di Grazia Giurato e Salvatore Palascino, direttore della Riserva di Monte Pellegrino. Interessanti gli itinerari militari alla scoperta dei luoghi della memoria, proposti da Antonio Raspanti e lo sguardo sempre attento sulle vicende storiche dello storico e giornalista Ezio Costanzo, autore anche di un documentario di 55 minuti proiettato a fine incontro, che ha ripercorso, con dovizie di immagini e particolari le fasi salienti di quei 38 giorni che cambiarono la storia.


QUANDO PATTON ESPUGNÒ AGRIGENTO

Compiuto lo sbarco, l' occupazione della parte occidentale dell' isola spettava agli americani della 7a armata agli ordini del generale George Patton; compito strategico prioritario era la protezione del fianco dell' 8a armata di Montgomery la quale aveva l' obiettivo di raggiungere al più presto il porto di Messina dal quale avrebbe potuto tagliare i rifornimenti alle truppe italo-tedesche bloccandone la fuga. Lo sbarco nella zona ovest avvenne ad opera della terza divisione di fanteria del generale Truscott alle prime ore del 10 luglio, nelle spiagge intorno Licata, la quale fu occupata nella stessa mattinata. Dopo aspri combattimenti, soprattutto nella zona di Campobello di Licata, la controffensiva italiana nella giornata dell' 11 fu respinta con la definitiva conquista di Palma di Montechiaro che era costata in due giorni la cattura di due dei battaglioni del 177° reggimento del colonnello Venturi. La linea del fronte nella provincia si spezzò in due tronconi. Sul fronte lungo la costa in direzione di Agrigento, a partire dalla cittadina di Naro sino alla foce dell' omonimo fiume, si schierarono il 10° reggimento bersaglieri con l' aggiunta di reparti minori del 177°; a queste forze si aggiungevano le artiglierie del 12° raggruppamento del colonnello Corrado Ravaioli. Fu a questo punto chiaro a Patton che era possibile poter puntare sulla conquista della città di Agrigento dalla quale si sarebbe spalancata la via verso Palermo. Ma fu proprio nelle giornate del 12 e 13 luglio che i fanti piumati del 35° battaglione bersaglieri, guidati dal maggiore Guido Moccia scrissero, a caro prezzo - con oltre 200 tra caduti e feriti - pagine di puro eroismo bloccando gli americani e causando loro serie perdite. Il comandante italiano fu successivamente decorato con la medaglia d' oro al valor militare, ma le azioni belliche gli erano costate l' amputazione di un braccio. Patton non si fece però scoraggiare e riuscì a farsi accordare dai suoi superiori una ricognizione in forze che affidò al 7° reggimento di fanteria rafforzato dal 3° battaglione ranger ed a contingenti corazzati e di artiglieria. L' azione finale per la conquista della città dei templi scattò la sera del 15 luglio. Un episodio rimasto in parte oscuro, chiarito solo in questi giorni ad opera di Giuseppe Todaro, un ricercatore empedoclino che partendo dalla testimonianza di Salvatore Navarra, un pastore nel cui terreno tra Villaggio Mosé e San Leone era posizionata una batteria costiera comandata dal capitano Nicola Sapio, è riuscito risalire ad un testo quasi del tutto sconosciuto, scritto proprio dal capitano d' artiglieria all' età di 90 anni, poco tempo prima della sua morte. L' autore citava tra l' altro la morte in combattimento, dell' amico capitano dei bersaglieri Ludovico Ricciardelli. «È stato possibile poter far luce sul mistero di questo eroico ufficiale - ha spiegato Giuseppe Todaro - grazie alla collaborazione con l' Albo d' oro del ministero della Difesa, il quale ci ha fornito le notizie contenute nella documentazione in suo possesso. Infatti non solo non si sapeva nulla di questo caduto, mai citato prima nelle altre pubblicazioni, ma non si conosceva neppure il fatto che alla battaglia di Agrigento avesse partecipato una compagnia del 525° battaglione bersaglieri, che si pensava fosse stato distrutto interamente il giorno dello sbarco, nei pressi di Palma di Montechiaro». In particolare si è pervenuti ad una dichiarazione del sottotenente Corrado Di Maio, fornita ai carabinieri soltanto il 2 dicembre del 1957 che così raccontava quei fatti lontani: «Nella notte tra il 15 ed il 16 luglio del 1943, gli americani infiltratisi dal mare verso l' interno, dopo aver travolto un nostro plotone situato a valle della quota Serra Sale, attaccarono la nostra posizione. Nel combattimento che ne seguì e che durò circa un' ora, il capitano decedette sul campo, da quando riferitomi da alcuni compagni catturati prigionieri, perché colpito da bomba a mano alla gola durante l' assalto. Io personalmente sentì nell' ultima fase del combattimento gridargli "avanti Savoia"». Le sorprese erano però soltanto agli inizi. Infatti nella speranza di poter trovare altri particolari sulla storia di Ricciarelli, Todaro è riuscito a rintracciare a Firenze il figlio dell' ufficiale caduto, Pier Nicola Ricciardelli, il quale è rimasto basito nel sentire qualcuno che dopo settant' anni anni avesse scoperto la storia del genitore, per il semplice motivo che il caduto, non risultava alla famiglia morto, bensì disperso. «Non ho potuto credere alle mie orecchie - ha raccontato al telefono il signor Ricciardelli - quando questo ricercatore agrigentino mi ha raccontato per filo e per segno come andarono le cose la notte in cui morì mio padre. Il suo corpo infatti non fu mai identificato, probabilmente per colpa di una leggerezza di mia madre. Infatti prima della partenza per il fronte, mia mamma gli regalò una piastrina tutta d' oro con i suoi dati anagrafici. Per tale ragione è presumibile che quando il corpo di mio padre rimase senza vita, qualcuno rubò la sua piastrina di riconoscimento e per tale motivazione la sua salma non fu più identificata. Sapevamo solo che era stato disperso durante i fatti d' armi in Sicilia». Adesso il signor Ricciardelli sta valutando la possibilità di poter chiedere un' onorificenza al ministero della Difesa in onore del padre caduto. La battaglia di Agrigento si concluse alle ore 20 dell' indomani, 16 luglio 1943, dopo una settimana di disperata resistenza.

CALOGERO CONIGLIARO

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" Forse che non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no! Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica,che è conoscenza di Mussolini" (N. Giani)
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MessaggioInviato: Dom Lug 21, 2013 2:33 am    Oggetto:  
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Caruso non ha scoperto un bel niente, se mai ha "riscoperto". Che la marina si fosse arresa prima di Badoglio, cioè che l'emissario della marina (ossia del traditore Maugeri) fosse giunto a Lisbona prima di quello del traditore Badoglio (cioè Castellano) è già stato ampiamente dimostrato da Antonino Trizzino nei suoi libri, in particolare se non erro in "Navi e poltrone" e/o "Settembre nero".
Cmq si trattò in definitiva di due facce della stessa medaglia.
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MessaggioInviato: Mar Lug 23, 2013 10:05 am    Oggetto:  
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... nessuno sostiene che Caruso ha "scoperto" quella che per noi è l'acqua calda, la novità semmai è che in ambito di ricerca storica antifascista ( i libri di Caruso non nascondono affatto la condanna per Mussolini ed il Fascismo ) quelle che un tempo erano tesi circolanti solo in ambito reducistico fascista adesso vengono accettate anche dai critici del Fascismo, ovvero emergono sempre più chiaramente ed ufficialmente le responsabilità criminali delle gerarchie militari savoiarde che pur di far cadere prima possibile il Regime mussoliniano non esitarono a sacrificare inutilmente l'onore nazionale e le vite dei propri uomini. Di contro vanno ugualmente emergendo, la condotta coraggiosa della maggior parte delle truppe italiane pur nella loro inferiore quantità e qualità di mezzi, l'incompetenza tattica ed i crimini compiuti dalle truppe Alleate contro patrimonio e popolo italiano. Lentamente ma inesorabilmente la Storia in qualità di fascisti ci da ragione, in questo come in tanti altri ambiti storici e politici.
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