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Secolarizzazione:anti-teismo?

 
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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2012 11:30 am    Oggetto:  Secolarizzazione:anti-teismo?
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In passato si è ipotizzato che la Dottrina Fascista sia in grado di "sviluppare positivamente" ciò che "di buono" esisterebbe nelle ideologie materialiste e secolariste.

Questa "possibilità" è stata dedotta da un passo della Dottrina, in cui Mussolini e Gentile scrivono:

"Il fascismo dalle macerie delle dottrine liberali, socialistiche, democratiche, trae quegli elementi che hanno ancora un valore di vita. Mantiene quelli che si potrebbero dire i fatti acquisiti della storia, respinge tutto il resto, cioè il concetto di una dottrina buona per tutti i tempi e per tutti i popoli....Le dottrine politiche passano, i popoli restano. ... se il XIX fu il secolo dell'individuo (liberalismo significa individualismo), si può pensare che questo sia il secolo collettivo e quindi il secolo dello Stato. Che una nuova dottrina possa utilizzare gli elementi ancora vitali di altre dottrine è perfettamente logico. Nessuna dottrina nacque tutta nuova, lucente, mai vista. Nessuna dottrina può vantare una originalità assoluta. Essa è legata, non fosse che storicamente, alle altre dottrine che furono, alle altre dottrine che saranno....Ogni dottrina tende a indirizzare l'attività degli uomini verso un determinato obiettivo; ma l'attività degli uomini reagisce sulla dottrina, la trasforma, l'adatta alle nuove necessità o la supera. La dottrina, quindi dev'essere essa stessa non un'esercitazione di parole, ma un atto di vita. In ciò le venature pragmatistiche del fascismo, la sua volontà di potenza, il suo volere essere, la sua posizione di fronte al fatto violenza e al suo valore."

Questo brano sarebbe la "giustificazione" per accettare i "fatti acquisiti", presunti "positivi" (!?), dalle idee Materialistiche e Secolaristiche.

Vengono in mente subito due domande:

1. E' credibile che l'elaborazione fascista dei "fatti positivi" generati da DOTTRINE A LUI PRECEDENTI, sia in eterno DIVERNIRE? Ovvero: queste dottrine precedenti, e "battute in breccia dal Fascismo", dopo averne eleborato alcuni elementi positivi (nell'ottica fascista, però!), possono essere "vitali" in modo indefinito e continuo? Se così fosse, dovremmo decretare non una "sostituzione", ma un "parallelismo" tra Fascismo e "dottrine battute in breccia", considerando che questa "sconfitta" non è reale ma solo immaginaria e sperata?

2. La citazione di questo brano, a giustificare la presunta "indefinitezza e l'eterno divenire", l'eterna "perfettibilità" della Dottrina Fascista, è coerente con il dettato stesso della Dottrina? Con le sue affermazioni precedenti e successive? E' possibile pensare che questo brano, che riferisce del "pragmatismo rivoluzionario" fascista, si riferisca ad un pragmatismo dottrinario propriamente detto? Dunque dovremmo, dopo aver assolutizzato la dottrina, relativizzarla? E definire il relativismo dottrinario come stabilito dalla stessa Dottrina? Oppure questo brano va letto NELLA CHIAVE dottrinaria Fascista, che considera la "Dottrina" non al modo consueto (come appunto quelle liberali, socialiste, ecc) ma in modo "Mistico"? Non in senso "tradizionale" ma in senso Fascista, quindi nel senso del perseguimento della Civiltà Fascista, che è codificato e immutabile? Infatti poco prima Mussolini scrive: "Il fascismo è oggi nettamente individuato non solo come regime ma come dottrina. Questa parola va interpretata nel senso che oggi il fascismo esercitando la sua critica su se stesso e sugli altri, ha un suo proprio inconfondibile punto di vista, di riferimento - e quindi di direzione - dinnanzi a tutti i problemi che angustiano, nelle cose o nelle intelligenze, i popoli del mondo". Come interpretare questi assunti in modo coerente, senza usare, come chiede MUSSOLINI, la chiave interpretativa fascista che lui stesso, Giani e gli altri ideologi, hanno fornito?

Dunque, se accettiamo che la Dottrina è e rimane IMMUTABILE nei suoi principi fondanti e basilari, espressi e codificati chiaramente e non modificabili, ritenere che le applicazioni di questi principi possano cambiare col cambiare dei tempi è OVVIO! Ma è altrettanto ovvio che NON E' PENSABILE credere ad una "integrazione armonica" nel Fascismo di presunti fatti "positivi" ottenuti dal Materialismo!!!!!
Il fascismo è decisamente, FEROCEMENTE, antimaterialistico! Lo "BATTE IN BLOCCO", non parzialmente, non a metà, non con "distinguo"! IN BLOCCO! Il che significa che i suoi risultati, intrinseci ed estrinseci, NON SONO assimilabili e nemmeno "correggibili" dal Fascismo!

Dunque: chiarito che il Fascismo non integra presunti fatti "positivi" dati dal Materialismo, non significa che la realtà conociuta sia rigettata in toto. Ovviamente alla realtà conosicuta verrano cambiate le basi, in un presunto Stato Fascista! Il che significa che anche gli USI quotidiani, entrati nel costume dei popoli, se anche dovessero in qualche caso mantenersi, SARANNO MODIFICATI DI BASE! Ovvero: oggi esiste la libertà religiosa? Ci sarà anche domani, ma ne verrà RIBALTATO IL FONDAMENTO. Oggi laicista, materialista, che vuole la Religione come "l'oppio dei popoli" e ficcata solo nella casa dell'individuo! DOMANI GUARDATA CON RISPETTO E CON ANELITO TRASCENDENTE, inserita nella Collaborazione Corporativa, come tutte le componenti dell'Armonico Collettivo! Considerata, A PRESCINDERE SE ESISTA O MENO LA RELIGIONE in una data Comunità Nazionale, come il motivo stesso (Trascendente) dell'Azione e della Costruzione della Civiltà!
Infatti la spinta all'ATEISMO, il Fascismo la rigetta DI SUO, perchè il Fascismo è una concezione di tipo Spiritualistico! Dunque non ateistico e materialistico!

Che cos'è dunque la Secolarizzazione? E' stato detto da qualcuno che sarebbe solo in senso "lato" un processo di materialismo e di ateismo ideologico. Della Secolarizzazione ci sarebbe da prendere il "concetto". ovvero quello della "separazione" delle realtà "religiose e temporali".
A prescindere dal fatto che questo concetto non nasce affatto con la Secolarizzazione, ma esiste già in Sant'Agostino, Dante Alighieri (De Monarchia) ed altri! In ogni caso il problema è costituito dal MOTIVO stesso che fonda questo assunto del Secolarismo: l'ODIO alla religione! Infatti, questa separazione HA IN SE', ed INSCINDIBILMENTE, la volontà della CANCELLAZIONE e della RIDUZIONE DELL'UOMO AD ANIMALE.

Quindi, tenuto conto che NON E' VERO che la distinzione dei poteri è proprio della Secolarizzazione, che avrebbe un che di buono e sarebbe solo "trascesa", andiamo ad analizzare questo fenomeno dalle sue radici, USANDO I TESTI DELLA TRECCANI E NON DELL'UFFICIO STAMPA DEL VATICANO

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)


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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2012 11:42 am    Oggetto:  
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Secolarizzazione

Indice
1 L’analisi classica: Durkheim, Weber, Troeltsch
2 Teorie contemporanee

secolarizzazione:
Termine entrato nel linguaggio giuridico durante le trattative per la pace di Vestfalia (1648), allo scopo di indicare il passaggio di beni e territori dalla Chiesa a possessori civili, e adottato in seguito dal diritto canonico per indicare il ritorno alla vita laica da parte di membri del clero. Nel 19° sec. è passato a indicare il processo di progressiva autonomizzazione delle istituzioni politico-sociali e della vita culturale dal controllo e/o dall’influenza della religione e della Chiesa. In questa accezione, che fa della s. uno dei tratti salienti della modernità, il termine ha perso la sua originaria neutralità e si è caricato di connotazioni valoriali di segno opposto, designando per alcuni un positivo processo di emancipazione, per altri un processo degenerativo di desacralizzazione che apre la strada al nichilismo.

Tra i fautori più convinti della s. come liberazione da ogni forma di tutela religiosa spiccano le secular societies, sviluppatesi in Inghilterra nella seconda metà dell’800 e variamente ispirate al positivismo e al materialismo: esse fecero del secularism un programma politico e ideologico, spesso improntato all’anticlericalismo e/o all’ateismo. Nell’ambito del pensiero sociologico, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, si tentò di restituire al termine un significato neutrale e descrittivo.

1. L’analisi classica: Durkheim, Weber, Troeltsch

É. Durkheim riteneva che il progresso avrebbe portato la religione tradizionale a un declino irreversibile; ma era altresì convinto che nessuna società potesse sopravvivere senza quel tessuto connettivo (valori, credenze e riti capaci di suscitare intensi legami di solidarietà) proprio di una natura essenzialmente religiosa. Nelle società progredite e altamente differenziate la religione non sarebbe quindi scomparsa, ma avrebbe subito una metamorfosi, consistente nella s. dei suoi contenuti (sacralizzazione della persona umana, culto dell’individuo).

Per M. Weber, invece, il mondo moderno è caratterizzato da un radicale ‘disincantamento’ (esito inintenzionale dell’etica protestante, che ha sciolto ogni legame magico-simbolico tra Dio e il mondo) e dall’affermazione della razionalità strumentale: di qui l’autonomizzarsi della politica, dell’economia e della ricerca intellettuale dalla religione. All’interno della sfera intellettuale il conflitto tra razionalismo e orientamento religioso è, secondo Weber, particolarmente acuto: il razionalismo della scienza empirica, che ha una pretesa di totalità e di autosufficienza, non riconosce l’esigenza di fondo della religione – la ricerca di un ‘senso’ nell’accadere intramondano – e la sospinge nel dominio dell’irrazionale: di conseguenza la religione, nel mondo moderno, viene a essere confinata nell’esperienza mistica.

Sulla scia di Weber si colloca il teologo liberale E. Troeltsch, il quale riprende l’idea del legame tra protestantesimo e mondo moderno, ma – a differenza di Weber – vede in alcune fondamentali idee della modernità (la separazione tra Stato e Chiesa, la tolleranza religiosa e la libertà di culto) una s. dei principi del cristianesimo evangelico. Anche successivamente, è stato in ambito protestante che la s. è stata interpretata in senso positivo, vale a dire come progressiva realizzazione dei principi cristiani e come tendenza verso un cristianesimo ‘adulto’, libero dal mito. L’interpretazione della s. come naturale protendersi del cristianesimo verso il mondo è condivisa anche da F. Gogarten, che però distingue da essa il secolarismo, inteso come pericolosa tendenza delle istituzioni terrene a divinizzarsi, sostituendosi alla dimensione religiosa.

2. Teorie contemporanee

La categoria di s. è tornata a giocare un ruolo centrale nelle scienze sociali negli anni 1960 e 1970, anche in seguito al manifestarsi, nel mondo occidentale, di nuovi movimenti religiosi, che sembravano incrinare la previsione – comune a larga parte della cultura moderna – di una inesorabile s. delle società moderne. Secondo B.R. Wilson, la società moderna priva la religione delle sue funzioni di integrazione morale e la confina pertanto nella sfera privata, dove peraltro essa assume caratteri e significati latamente culturali (s. come desacralizzazione). Per T. Luckmann, invece, la religione – in quanto bisogno dell’organismo umano di trascendere la dimensione biologica – rappresenta una costante antropologica insopprimibile; ma nella società industriale moderna, persa la capacità di imporre un ordine condiviso all’esperienza sociale e individuale, si è frammentata in una pluralità di tradizioni e istituzioni religiose, che agiscono in una sorta di situazione di mercato. Di qui la trasformazione della religione in una questione di ‘scelta’ o di ‘preferenza’ personale (s. come privatizzazione della religione). Per T. Parsons la moderna società industriale non è il frutto del ‘disincantamento del mondo’, ma della istituzionalizzazione dei valori cristiani, che si sono trasferiti nella sfera morale laica (s. come trasposizione della religione nella sfera secolare). Sulla stessa linea si colloca R.N. Bellah, che riprendendo da Rousseau il concetto di religione civile e facendone la chiave di volta per intendere i caratteri salienti della cultura americana, concepisce quest’ultima come un insieme condiviso di valori, simboli e riti derivati dalla tradizione cristiana, ma trasformati e adattati a legittimare l’identità nazionale. Sulle religioni ‘secolari’ o ‘politiche’ – ossia, sulle grandi ideologie contemporanee, considerate come ‘equivalenti funzionali’ della religione tradizionale – si sono soffermati sia Parsons sia J.P. Sironneau.

In ambito filosofico, di particolare interesse è la riflessione sviluppata da K. Löwith, secondo cui le moderne filosofie della storia traggono «origine dalla fede biblica in un compimento futuro» e finiscono «con la s. del suo modello escatologico». Secondo H. Blumenberg, invece, non esiste continuità tra l’escatologismo della tradizione ebraico-cristiana e l’idea illuministica di progresso, giacché quest’ultima è ispirata all’homo faber, creatore di storia e di forme.

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(continua..)

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Ultima modifica di RomaInvictaAeterna il Ven Mag 04, 2012 12:30 pm, modificato 7 volte in totale
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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2012 11:59 am    Oggetto:  
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IL TERMINE, DICE LA TRECCANI (E NON IL VATICANO), HA PERSO DELLA SUA ORIGINARIA NEUTRALITA'! L'HA P E R S A!
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MessaggioInviato: Ven Mag 04, 2012 1:40 pm    Oggetto:  
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... infatti abbiamo sempre sostenuto che la Dottrina del Fascismo è sempre pragmatica relativamente ai mezzi, mentre non lo è mai rispetto ai fini, che nel nostro caso sono stati ufficialmente definiti dagli estensori IDEE FONDAMENTALI. Certamente nessuno può sostenere che la Dottrina del Fascismo sia eterna, poiché essa è frutto di intuizione, ragionamento ed esperienza umani ed in quanto elaborato e vissuto umano, essa potrà essere trasformata e superata dagli uomini... ma nel qual caso, non di Fascismo si tratterà più, ma di qualcos'altro, come a sua volta quando essa venne elaborata e codificata assunse la denominazione di Dottrina del Fascismo e non di neo-socialismo, nazionalismo, statalismo etc. etc. , a conferma del suo essere qualcosa di diverso e dunque "originale" rispetto a ciò che l'aveva preceduta. Va da sé logicamente che, almeno qui su IlCovo, non la riteniamo superata da nessun'altra teoria o forma politica attualmente esistenti. Sul perché razionale di tale convincimento provato sono piene tutte le discussioni polemiche presenti nelle più disparate sezioni del forum, a cominciare da quella dedicata all'attualità nel "Foro Italiaco".
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" Forse che non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no! Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica,che è conoscenza di Mussolini" (N. Giani)
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