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Keynes e "New Deal": cronaca di una menzogna!

 
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MessaggioInviato: Lun Mar 12, 2012 2:34 pm    Oggetto:  Keynes e "New Deal": cronaca di una menzogna!
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A fronte di questa "crisi" che il mondo vive, non per "fatalità" nè per "fisiologia" del Sistema, ma per COLPA del Sistema stesso, ormai si sta cercando di correre ai ripari nei modi più squallidi...e più ovvi.

Sulla scia del "sig." Tremonti, che ci ha scritto pure un libro (ne abbiamo parlato qui:
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), si vanno rispolverando vecchie MUMMIE politiche e assolutamente INADEGUATE, poichè già hanno dato mostra di essere FALLIMENTARI. Il motivo è semplice: queste presunte "ricette" tendono a cercare di "correggere" il Sistema liberistico, ossigenandolo quando l'aria viene a mancare, e facendo credere falsamente che la mancanza d'aria è saltuaria...Ebbene, in questo ambito entra Keynes, economista Inglese che è stato "l'ispiratore" del "New Deal" americano, messo in atto dopo la crisi del 29.

Ma chi è questo Keynes? Quale il suo pensiero? E' davvero "alternativo" (questa parola ormai è usata ad ogni piè sospinto)?

Vediamo:

Keynes, John Maynard

economista inglese (Cambridge 1883-Firle Beacon, Sussex, 1946). Studiò a Eton e a Cambridge eccellendo prima negli studi matematici e in seguito in quelli economici. Dopo aver lavorato due anni all'India Office, accettò un incarico per l'insegnamento dell'economia a Cambridge, nel 1908. Tre anni più tardi fu nominato direttore della Royal Economic Society e dell'Economic Journal. Continuò nel frattempo a interessarsi ai problemi economici dell'India, tanto da essere nominato segretario e poi membro (1913) della Royal Commission on Indian Currency and Finance, mentre veniva data alle stampe la sua prima opera di rilievo: Indian Currency and Finance (1913; La situazione monetaria e finanziaria dell'India) in cui difendeva il gold-exchange standard contro l'allora imperante gold standard. Nel 1915 entrò al Tesoro come esperto di finanza estera e in particolare di quella interalleata e la sua abilità lo fece nominare rappresentante finanziario del Tesoro alla conferenza di Versailles. Abbandonata la conferenza per sostanziali divergenze sulle clausole del trattato, scrisse sull'argomento il polemico The Economic Consequences of the Peace (1919; Le conseguenze economiche della pace). Nel 1922 riprese la questione della ricostruzione postbellica e in particolare delle riparazioni (A Revision of the Treaty; Una revisione del trattato). Nel 1923 pubblicò il volume Tract on Monetary Reform (Trattato sulla riforma monetaria), ancora di critica al gold standard, in cui proponeva di difendere la stabilità dei prezzi interni controllando il prezzo dell'oro e i cambi esteri. Sferrò un nuovo attacco al ritorno all'oro nel profetico opuscolo The Economic Consequences of Mr. Churchill (1925; Le conseguenze economiche di Mr. Churchill), in cui pose in luce come la politica governativa avrebbe causato una serie di scioperi catastrofici per l'economia inglese, come poi in effetti avvenne. Nello stesso 1925 Keynes sposò Lydia Lopokova, che gli fu sempre accanto con dedizione e intelligenza. In quegli anni attese alla stesura di A Treatise on Money (1930; Trattato sulla moneta) dove per la prima volta si trova analizzata la relazione fra risparmio e investimento. Nel 1936 usciva la sua opera principale, The General Theory of Employment, Interest and Money (Occupazione, interesse, moneta. Teoria generale), dove l'aggettivo “generale” indica come egli intendesse estendere la validità dell'analisi oltre gli schemi classici della piena occupazione con riguardo quindi anche alle condizioni di disoccupazione e di sottoccupazione. L'opera vuole esaminare i fattori che determinano il volume della disoccupazione, dimostrando errata la teoria fino ad allora dominante secondo cui se esiste disoccupazione essa è dovuta al rifiuto dei lavoratori di accettare salari più bassi. Per Keynes, viceversa, il fenomeno è dovuto a una carenza di domanda effettiva, ossia a un consumo o a un investimento insufficiente. Il meccanismo è schematicamente il seguente: a ogni livello di occupazione corrisponde un certo livello di reddito e a ogni livello di reddito corrisponde una certa spesa in beni di consumo. Data quindi una certa propensione al consumo (che Keynes suppone costante nel breve periodo), il livello dell'occupazione dipende dall'ammontare d'investimenti effettuati, i quali a loro volta dipendono dalla relazione tra efficienza marginale del capitale e tasso di interesse. L'esistenza della disoccupazione è pertanto dovuta a una prevista insufficiente redditività degli investimenti o a un eccessivo tasso d'interesse. Le implicazioni di politica economica che Keynes trae da questa analisi sono di tre ordini: controllo sui tassi d'interesse bancari, controllo sugli investimenti privati e attuazione d'investimenti pubblici, forte tassazione progressiva al fine di raggiungere una più uniforme distribuzione dei redditi e quindi aumentare la propensione al consumo della collettività. Il pensiero keynesiano ha avuto una tale influenza sia sull'evoluzione della teoria economica sia sui concreti indirizzi di politica economica governativa da far parlare di una “rivoluzione keynesiana”. I suoi contributi principali sono: dimostrazione della possibilità di un equilibrio di sottoccupazione; delineazione di una teoria macroeconomica; impulso sostanziale alle statistiche della contabilità nazionale; rilievo dato all'intervento pubblico nell'attività economica soprattutto ai fini di attenuare una depressione o frenare una fase di espansione. Nominato consigliere del cancelliere dello Scacchiere e membro del consiglio della Banca d'Inghilterra (1940) nel 1942 ebbe il titolo di lord. Frattanto elaborava un piano di ricostruzione economica e finanziaria e, in particolare, un piano monetario internazionale che prevedeva l'instaurazione di una International Clearing Union, una specie di banca centrale internazionale autorizzata a emettere una speciale moneta (Bancor). Il piano fu presentato e discusso nei negoziati che si conclusero con gli Accordi di Bretton Woods, ma gli fu preferito quello dell'americano White. Come teorico Keynes ebbe modo di esporre le sue idee nell'insegnamento a Cambridge, ma non disgiunse mai la teoria dalla pratica e, oltre alla notevole attività pubblica, in privato fu uomo d'affari, speculatore sui cambi, presidente di un'importante compagnia di assicurazioni. Altre opere: A Treatise on Probability (1921; Trattato sulla probabilità), The End of Laissez-Faire (1926; La fine del laissez-faire), Essays in Biography (1933; Saggi biografici), The Means to Prosperity (1933; I mezzi per ottenere la prosperità), How to Pay for the War (1940; Come pagare la guerra).

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MessaggioInviato: Lun Mar 12, 2012 3:18 pm    Oggetto:  
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New Deal

(angloamericano, Nuovo Metodo), programma di politica economica varato da F. D. Roosevelt per fronteggiare la crisi che sconvolse l'economia americana a cominciare dal 1929. Sul piano pratico il New Deal si realizzò con misure immediate di risanamento e intervento (controllo delle banche, svalutazione della moneta, lavori pubblici) e con riforme a lungo termine, tra cui quella agricola, regolata dall'Agricultural Adjustment Act (1933) e gli interventi nel settore industriale, stabiliti dal National Industrial Recovery Act (1933); l'istituzione della Tennessee Valley Authority (TVA; 1933), ente federale che curò la realizzazione di un grandioso complesso di opere pubbliche, assurte a simbolo del New Deal, e la costituzione della Reconstruction Finance Corporation per il controllo degli investimenti. Inviso al mondo degli affari, questo complesso di leggi, noto come “primo New Deal”, fu reso inoperante nel 1935 (a parte la TVA) da una serie di sentenze di incostituzionalità della Corte Suprema, dominata dai conservatori tradizionalmente sostenitori di un'economia liberista. Rieletto trionfalmente nel 1936 con l'appoggio delle classi lavoratrici, Roosevelt varò il “secondo New Deal”, una serie di misure sociali tra cui spiccano il Social Security Act, riguardante le assicurazioni sociali [oggi il sistema VAMPIRESCO delle assicurazioni PRIVATE, ndr], e il National Labor Relations Act (o Wagner Act), per la regolamentazione delle relazioni sindacali, considerato tuttora la Magna Charta del sindacalismo americano. Roosevelt, con il New Deal, individuò un metodo diverso per riorganizzare l'economia e la società americane, rendendole adatte ad affrontare i tempi nuovi senza sovvertirne le strutture; il New Deal realizzò il superamento dell'individualismo caratteristico dell'Ottocento e l'avvento del progressismo, che caratterizzò negli USA gli anni Trenta. § Più in generale, in economia, con la loc. new deal si intende l'adozione di un diverso ordine economico in grado di assicurare benessere e una più equa distribuzione della ricchezza

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Ultima modifica di RomaInvictaAeterna il Lun Mar 12, 2012 3:28 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Lun Mar 12, 2012 3:27 pm    Oggetto:  
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In sostanza, la panacea di tutti i mali "economici" sarebbe l'applicazione di questo presunto "new deal", che verrebbe visto come l' "ossigeno" mancante al sistema liberista. Che da "imperfetto" diverrebbe "sostenibile".

E' certamente "comico" leggere queste definizioni di cui sopra, come anche le "genialate" dei Roosevelt o prima ancora dei Keynes...

Sì perchè gli "economisti" dimenticano un piccolo particolare. Nel 1929, IN ITALIA, c'era lo Stato Fascista CORPORATIVO.

E' GRAZIE A QUESTO STATO, che gli "economisti" hanno iniziato a porsi delle domande...E' grazie a questo Stato che l'idea di una parte attiva dello stesso nell'economia NAZIONALE è iniziata a circolare! E' grazie a questo stato e al SINDACALISMO FASCISTA che altri stati hanno iniziato a rivedere il "lassez faire"...

Ma mentre in Italia, MUSSOLINI dava una SOLUZIONE ai problemi del liberismo, nel mondo si rimaneva nel campo della SocialDemocrazia.. Il New Deal, infatti, come Keynes, è un programma SocialDemocratico. Quindi Liberale. Quindi Liberista, sebbene non "classico" (vedere sopra).

Infatti, NESSUNO di questi "risolutori" ha mai messo in minimo dubbio il sistema capitalistico. La "Soluzione", tirata fuori dal cilindro, sarebbe quella di rendere lo stato come una BANCA. Ovvero lo Stato DA' SOLDI dove servono...ma solo per rimettere in moto il "mercato"...

Infatti, lo stesso Keynes potrebbe essere definito il fautore e l'anticipatore dell'Euro. E' sua l'idea della "moneta unica", tanto cara al liberismo MONDIALE...E che tante tragedie ci sta portando.

Dunque, oggi si STRAPARLA di "New Deal"... Addirittura mettendo questo "equivoco" nel campo del SOCIALISMO (!!!!!!)!!

Ma questo solo perchè pochi conoscono il fascismo!

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Safra




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MessaggioInviato: Mar Mar 27, 2012 9:19 am    Oggetto:  
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Citazione:
In sostanza, la panacea di tutti i mali "economici" sarebbe l'applicazione di questo presunto "new deal", che verrebbe visto come l' "ossigeno" mancante al sistema liberista. Che da "imperfetto" diverrebbe "sostenibile".


Very Happy e' proprio una comica hai ragione...

Stanno facendo una confusione pazzesca. Si parla tanto di New Deal, senza neanche accorgersi che altro non era che una lontana parodia dello Stato Corporativo Fascista. Peccato che come ricordi nessuno,o quasi, conosce il Fascismo e che comunque nessuno sia disposto a mettere in dubbio il sistema capitalistico, il mercato rimane al centro del problema non il benessere del popolo e la salute dello Stato.

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"Ho tolto la libertà. Si, ho tolto quel veleno che i popoli poveri ingoiano stupidamente con entusiasmo. Ho fatto versare il sangue del mio popolo. Sì, ogni conquista ha il suo prezzo." Mussolini si confessa alle stelle.
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MessaggioInviato: Mar Mar 27, 2012 10:35 am    Oggetto:  
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Safra ha scritto:
... non il benessere del popolo e la salute dello Stato.


...che nel caso dello Stato Etico sono la stessa identica cosa.

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