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Critica di Marx alla Religione, esposta da un Marxista
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RomaInvictaAeterna
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Registrato: 30/11/04 13:52
Messaggi: 3234
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MessaggioInviato: Lun Mag 31, 2010 1:46 pm    Oggetto:  
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Rispondi citando

Dvx87 ha scritto:
Giusto per puntualizzare.
Dopo la crisi economica del 1873-1896 si affermarono due critiche al marxismo: quella di Bernstein che porterà alla socialdemocrazia ed al "sistema della triangolazione" e quella dei socialisti rivoluzionari che porterà al fascismo. Sebbene si sviluppino nello stesso periodo rimangono due cose di stinte sopratutto per il fatto che i socialisti rivoluzionari continuavano a non accettare il sistema parlamentare.


...e liberal-capitalista

_________________
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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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Marxist-leninist




Registrato: 30/01/10 22:22
Messaggi: 76

MessaggioInviato: Mer Giu 09, 2010 3:59 pm    Oggetto:  
Descrizione:
Rispondi citando

Scusate se rispondo solo ora ma finalmente mi sono liberato di alcuni impegni scolastici, e tra l'altro mancano due giorni alla fine della scuola.


Citazione:
Tuttavia ritengo che lenin, introducendo il concetto di partito e di avanguardia, operi di fatto, una riforma del marxismo sulle basi del pensiero elitista dal quale è stato sicuramente influenzato visti i suoi trascorsi politici.



Come ho già detto, il Leninismo restaura il Marxismo perché lo espande e lo applica nell'epoca dell'Imperialismo, ossia la fase suprema del capitalismo (Rifacendomi all'opera di LENIN).
Ovviamente il Marxismo - Leninismo analizza lo stato, proprio lo stesso LENIN nella sua brillante opera Stato e rivoluzione da una definizione chiara e scientifica dello stato, riprendendo proprio le analisi di Marx ed Engels. Quindi, in Lenin, non c'è niente - ma proprio niente - che viene si crea dal nulla ! Tutto è frutto di studi e di prove scientifiche. Lo Stato è, quindi, ''lo strumento di sfruttamento della classe oppressa''.
Vi cito direttamente dall'immensa opera di Vladimiro:

Lo Stato, strumento di sfruttamento della classe oppressa

Per mantenere un potere pubblico speciale, posto al di sopra della società, sono necessarie delle imposte e un debito pubblico.

"...In possesso della forza pubblica e del diritto di riscuotere imposte, - scrive Engels - i funzionari appaiono ora come organi della società al di sopra della società. La libera, volontaria stima che veniva tributata agli organi della costituzione gentilizia non basta loro, anche se potessero riscuoterla." Si fanno leggi speciali sulla santità e sull'inviolabilità dei funzionari. Il "più misero poliziotto" ha più "autorità" degli organi della società gentilizia, ma persino ...il capo dell'esercito di un paese civile potrebbe invidiare al capo gentilizio la stima spontanea e incontestata che gli viene tributata" [4]

Si pone qui la questione dei privilegi dei funzionari quali organi del potere statale. Il punto essenziale è questo: che cosa li pone al di sopra della società? Vedremo come questa questione teorica sia stata risolta in pratica dalla Comune di Parigi nel 1871 e come sia stata messa in ombra in modo reazionario da Kautsky nel 1912.

"...Lo Stato, poiché è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe, ma contemporaneamente è nato in mezzo al conflitto di queste classi, è, per regola, lo Stato della classe più potente, economicamente dominante che, per mezzo suo, diventa anche politicamente dominante e così acquista un nuovo strumento per tenere sottomessa e per sfruttare la classe oppressa"...Non solo lo Stato antico e lo Stato feudale erano organi deIlo sfruttamento degli schiavi e dei servi, ma anche "lo Stato rappresentativo moderno è lo strumento per lo sfruttamento del lavoro salariato da parte del capitale. Eccezionalmente tuttavia, vi sono dei periodi in cui le classi in lotta hanno forze pressoché eguali, cosicchè il potere statale, in qualità di apparente mediatore, momentaneamente acquista una certa autonomia di fronte ad entrambe". Così la monarchia assoluta dei secoli decimosettimo e decimottavo, il bonapartismo del primo e del secondo Impero in Francia, Bismarck in Germania.

Così aggiungiamo noi, il governo di Kerenski nella Russia repubblicana, dopo ch'esso è passato alle persecuzioni contro il proletariato rivoluzionario nel momento in cui i Soviet sono già impotenti per causa dei loro dirigenti piccolo-borghesi, e la borghesia non è ancora abbastanza forte per scioglierli senz'altro.

Nella repubblica democratica - continua Engels - "la ricchezza esercita il suo potere indirettamente, ma in maniera tanto più sicura", in primo luogo con la "corruzione diretta dei funzionari" (America), in secondo luogo con "l'alleanza tra governo e Borsa" (Francia e America). [5]

Nel momento attuale, l'imperialismo e il dominio delle banche "hanno sviluppato" sino a farne un'arte raffinata, in qualsiasi repubblica democratica, questi due metodi di difesa e di realizzazione dell'onnipotenza della ricchezza. Se, per esempio, fin dai primi mesi della repubblica democratica in Russia, durante, per così dire, la luna di miele del connubio dei "socialisti" - socialisti-rivoluzionari e menscevichi - con la borghesia nel governo di coalizione, il signor Palcinski [6] ha sabotato tutti i provvedimenti tendenti a frenare i capitalisti e la loro speculazione, il saccheggio da parte loro dell'erario mediante le forniture militari; se in seguito il signor Palcinski, uscito dal ministero (e naturalmente sostituito da una altro Palcinski del suo stesso stampo), è stato "gratificato" dai capitalisti di una piccola sinecura con uno stipendio di centoventimila rubli all'anno, - che cosa è questo? corruzione diretta o indiretta? alleanza del governo con le organizzazioni dei capitalisti o "semplicemente" relazioni di buona amicizia? Quale funzione hanno i Cernov e gli Tsereteli, gli Avksentiev e gli Skobelev? Sono alleati "diretti", o soltanto indiretti, dei milionari concussionari?

L'onnipotenza della "ricchezza" è, in una repubblica democratica, tanto più sicura in quanto non dipende da un cattivo involucro politico del capitalismo. La repubblica democratica è il migliore involucro politico possibile per il capitalismo; per questo il capitale, dopo essersi impadronito (grazie ai Palcinski, ai Cernov, agli Tsereteli e consorti) di questo involucro - che è il migliore - fonda il suo potere in modo talmente saldo, talmente sicuro, che nessun cambiamento, né di persone, né di istituzioni, né di partiti nell'ambito della repubblica democratica borghese può scuoterlo.

Bisogna ancora rilevare che Engels definisce in modo categorico il suffragio universale come uno strumento di dominio della borghesia. Il suffragio universale, egli dice, tenendo evidentemente conto della lunga esperienza della socialdemocrazia tedesca, è

"la misura della maturità della classe operaia. Più non può né potrà mai essere nello Stato odierno".

I democratici piccolo-borghesi, sul tipo dei nostri socialistirivoluzionari e dei nostri menscevichi, come i loro fratelli, tutti i socialsciovinisti e opportunisti dell'Europa occidentale, aspettano dal suffragio universale proprio qualche cosa "di più". Essi condividono e inculcano nel popolo la falsa concezione che il suffragio universale possa "nello Stato odierno" esprimere realmente la volontà della maggioranza dei lavoratori e assicurarne la realizzazione.

Noi possiamo qui soltanto rilevare che questa concezione è falsa e far notare che l'affermazione chiara, precisa e concreta di Engels è ad ogni passo travisata nella propaganda e nell'agitazione dei partiti socialisti "ufficiali" (cioè opportunisti). Dimostreremo in modo particolareggiato quanto sia falsa la concezione che Engels qui respinge, esponendo più avanti le teorie di Marx e di Engels sullo Stato odierno.

Nella sua opera più popolare, Engels dà un riassunto conclusivo delle sue concezioni con le parole seguenti:

"Lo Stato non esiste dunque dall'eternità. Vi sono state società che ne hanno fatto a meno e che non avevano alcuna idea di Stato e di potere statale. In un determinato grado dello sviluppo economico, necessariamente legato alla divisione della società in classi, proprio a causa di questa divisione lo Stato è diventato una necessità. Ci avviciniamo ora, a rapidi passi, ad uno stadio di sviluppo della produzione nel quale la esistenza di queste classi non solo ha cessato di essere una necessità ma diventa un ostacolo effettivo alla produzione. Perciò esse cadranno così ineluttabilmente come sono sorte. Con esse cadrà ineluttabilmente lo Stato. La società, che riorganizza la produzione in base a una libera ed eguale associazione di produttori, relega l'intera macchina statale nel posto che da quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo". [7]

Questa citazione non accade di incontrarla spesso nella letteratura di propaganda e di agitazione della socialdemocrazia contemporanea. E quando la si ricorda, lo si fa per lo più come se ci si volesse genuflettere davanti a un'icona, per rendere cioè ufficialmente omaggio a Engels, senza il minimo tentativo di riflettere sull'ampiezza e la profondità della rivoluzione che è presupposta in questo "relegare l'intera macchina statale nel museo delle antichità". Il più delle volte non si arriva neppure a comprendere ciò che Engels intende per macchina dello Stato.

(Stato e rivoluzione)


In secondo luogo, il partito è l'avanguardia del proletariato, perché solo il proletariato potrà guidare la rivoluzione socialista.
Il Marxismo era, è e sarà sempre una scienza, applicare questa scienza all'interno del partito è cosa possibile, buona e giusta.


Citazione:
Non saprei che dirti ma sei mai stato nell'europa dell'est?
Non sto affermando che il comunismo abbia avuto solo effetti negativi nell'europa dell'est. Anzi forse è meglio che sia anche stato altrimenti quei paesi avrebbero subito il dominio dell'usa. Tuttavia è innegabile che l'urss abbia rastrellato le risorse di quei paesi per il proprio sviluppo così come è innegabile che quei paesi, alla caduta del muro, si siano trovati in condizioni di oggettiva difficoltà. Il fatto che a Budapest buttassero gli ex dirigenti del partito nel Danubio credo che sia indicativo. Così come credo sia indicativo il fatto che molti dirigenti rumeni si siano trasformati in capitalisti di ferro. Il comunismo ha cavalcato il cavallo del panslavismo per diffondersi in questi paesi e credo che la vera barriera contro il capitalismo, per quei paesi, sia proprio il panslavismo, cultura non compatibile con il capitalismo.



Questo discorso meriterebbe un topic a parte, e quì rispondo solo in parte perché non mi va di cadere in ot.
L'Unione Sovietica, come ho detto e come ripeterò sempre,:
1. Non fu mai COMUNISTA, ma SOCIALISTA.
2. Dal 1953 ci fu la presa del potere da parte di una cricca di revisionisti che, a partire dalla restaurazione dell'iniziativa privata, restaurarono il capitalismo.
3. Alla morte di Stalin, nel 1953, il Marxismo - Leninismo era la guida di almeno 1/3 dell'umanità. La sporca propaganda imperialista e revisionista che dopo ha gettato fango sulla sua tomba ha cambiato il modo di pensare della gente, tanto è che ancora li brucia il fatto che Giuseppe li abbia smascherati (I revisionisti) e sconfitto il nazi-fascismo, oltre che la mafia. (Per eliminare la mafia occorre eliminare il capitalismo, parafrasando Stalin).
4. LENIN, a noialtri Marxisti - Leninisti, ha constato il seguente passo:
L'essenza della dottrina dello Stato di Marx può essere compresa fino in fondo soltanto da colui che comprende che la dittatura di una sola classe è necessaria non solo per ogni società classista in generale, non solo per il proletariato dopo aver abbattuto la borghesia, ma per un intero periodo storico, che separa il capitalismo della "società senza classi", dal comunismo. [color=cyan]Le forme degli Stati borghesi sono straordinariamente varie, ma la loro sostanza è unica: tutti questi Stati sono in un modo o nell'altro, ma in ultima analisi, necessariamente, una dittatura della borghesia. Il passaggio dal capitalismo al comunismo, naturalmente, non può non produrre un'enorme abbondanza e varietà di forme politiche, ma la sostanza sarà inevitabilmente una sola: la dittatura del proletariato.[/color]


Citazione:
Dunque ,se non erro, il riformismo revisionista cui accenna Lenin nel brano del 1908 é quello di Bernstein dalla tendenza filo parlamentare orientato verso la social-democratica e non é, come invece pensa erroneamente il nostro interlocutore, collegabile in alcun modo con la critica sindacalista rivoluzionaria del marxismo.



Ti ho corretto l'errore di battitura.
Comunque rispondo subito:
L'affermazione di Lenin non è valida e riconducibile solo ed esclusivamente a Bernstein, ma può essere utilizzata come definizione di revisionista.
I Sindacalisti francesi, sono riconducibili al revisionismo.
Perché? Perché la classe operaia da solo può ottenere solo ed esclusivamente il sindacalismo e, per rispondere alla critica precedente, un partito è necessario, composto da rivoluzionari di professione. Per raggiungere il Socialismo bisogna avere un grande partito rivoluzionario che pratichi la scienza marxista. Abbandonarsi all'eroismo o all'individualismo è opportunismo. E l'opportunismo è contro il marxismo.
Quindi, il partito prende la guida della classe operaia:

La classe operaia è la classe più lungimirante, disinteressata, la classe dallo spirito rivoluzionario più conseguente. Tutta la storia della rivoluzione dimostra che senza la direzione della classe operaia la rivoluzione fallisce, mentre con la direzione della classe operaia trionfa. Nell'epoca dell'imperialismo, nessuna altra classe in nessun paese può condurre alla vittoria una vera rivoluzione.
Mao Zedong, La dittatura democratica popolare, 30 giugno 1949 - Opere scelte, vol. 4.


Citazione:
Egli fu, cioè, fin dall'inizio del suo impegno nel socialismo rivoluzionario, un intransigente « etico » e « idealista ». Per tutta la vita, egli rimase convinto del fatto che un movimento rivoluzionario, per quanto « scientifico » non deve trascurare gli imperativi morali che inducono gli uomini all'azione politica (53).



Il Marxismo, appunto, non è nulla di freddo e insensibile !
Esso esalta i valori morali degli uomini e gli induce e ribellarsi dalla schiavitù capitalista ! Non c'è nulla di più etico.


Citazione:
Come abbiamo detto, anche nel suo “Il proletariato e la borghesia” egli sostenne che l'organizzazione del proletariato rivoluzionario richiede l'intervento di rappresentanti, eticamente motivati e intellettualmente dotati, della borghesia, che fungano da dirigenti del movimento della classe operaia.



Errato. Un qualsiasi proletario dotato di capacità intellettive e studioso dei Maestri può far parte dell'avanguardia del proletariato. La borghesia cercherà di infiltrarsi tra le file del partito, e questo è successo nei più grandi e immensi paesi socialisti del mondo, e di sabotarlo, portarlo verso il revisionismo e, infine, verso il capitalismo.



Citazione:
Soltanto costoro possono rendere efficiente il movimento.



Cosa mi devo aspettare dalla prossima cosa che mi citate? Quest'uomo ha una concezione puramente borghese della vita.

(...)Già Gramsci e Togliatti, che non si sono mai liberati della loro origine e formazione idealistica crociana, avevano accortamente e gradualmente svuotato dei suoi contenuti di classe e distorto il marxismo-leninismo, ma i loro successori - Longo, Berlinguer e Natta - hanno completato tale opera cancellando nella mente del proletariato -- e non solo nello statuto del partito -- ogni traccia dell'ideologia e della teoria comunista. Fino al punto che il proletariato italiano di oggi, specialmente le nuove generazioni, non conosce quasi per niente la concezione del mondo che gli è propria.
E' quindi nostro compito rivoluzionario imprescindibile ostacolare il processo di deideologizzazione, decomunistizzazione e socialdemocratizzazione e armare le masse operaie, lavoratrici, contadine, giovanili e femminili con la concezione proletaria del mondo. Il presidente Mao ha indicato: ``Nell'epoca presente dello sviluppo della società, la storia ha posto sulle spalle del proletariato e del suo partito la responsabilità della giusta conoscenza e della trasformazione del mondo''(1).
Certamente noi non abbiamo la forza, la capacità, l'esperienza e le conoscenze del presidente Mao, e mentre lui è un faro anche sul piano filosofico e teorico, noi siamo un semplice lucignolo, eppure abbiamo il dovere di fare quanto ci sarà possibile affinché finalmente gli operai e le masse conoscano, si impadroniscano e usino la concezione proletaria del mondo per trasformare il mondo e se stessi.
Due concezioni del mondo si contendono l'egemonia delle masse

``Per quel che concerne la concezione del mondo- afferma Mao - nel mondo attuale ci sono fondamentalmente solo due `scuole', quella della borghesia e quella del proletariato. O si accetta la concezione proletaria del mondo o si accetta quella della borghesia. La concezione comunista del mondo è la concezione del mondo del proletariato e non la concezione del mondo di altre classi(2). Si tratta di due concezioni del mondo antagonistiche e inconciliabili che riflettono sul piano del pensiero gli interessi contrastanti fra il proletariato e la borghesia. Esse si contendono palmo a palmo il terreno culturale, filosofico e ideologico, la concezione del mondo investe globalmente ogni singolo individuo nel modo di pensare, vivere, vedere le cose, operare. La posizione di classe, l'atteggiamento e i sentimenti politici e sociali, lo spirito, l'intelletto e il cuore dipendono tutti dalla concezione del mondo.
Ogni individuo, classe o partito ha i suoi maestri, i suoi ideologi cui si riferisce e si ispira per difendere i propri interessi economici e sociali. Indipendentemente dal fatto che se ne abbia coscienza o no. Questa è una verità riscontrabile continuamente nella pratica. Non a caso Mao rileva che ``nella società divisa in classi, ogni individuo vive come membro di una determinata classe e ogni pensiero, senza eccezioni, porta un'impronta di classe"(3). Chiunque può rendersene conto riflettendo su se stesso, sui compagni, sulle persone che gli stanno accanto e analizzando e confrontando il pensiero e il modo di fare dei grandi capitalisti con quello del proletariato cosciente.
Da quando si sono costituite le classi, verso la fine del comunismo primitivo e col sorgere della proprietà privata, si sono formate due concezioni del mondo: quella degli sfruttati e degli oppressi e quella degli sfruttatori e oppressori. Tali concezioni del mondo a un certo punto, quando l'uomo è stato capace di sintetizzare il suo pensiero e trasmetterlo in qualche forma, si sono concentrate rispettivamente nel materialismo e nell'idealismo, i quali si sono confrontati e scontrati per contendersi l'egemonia culturale e morale delle masse. Nel corso della storia, il materialismo ha avuto fondamentalmente un carattere progressivo, mentre l'idealismo, specie se sposato con la metafisica, tendeva a bloccare l'emancipazione ideologica, sociale e politica dei lavoratori.
Mao sottolinea che ``Nella storia della conoscenza umana sono sempre esistite due concezioni delle leggi di sviluppo del mondo: una metafisica, l'altra dialettica; esse danno vita a due concezioni del mondo opposte fra loro. Lenin dice: `Le due concezioni fondamentali (o le due possibili? o le due osservate nella storia?) dello sviluppo (evoluzione) sono: lo sviluppo come diminuzione e aumento, come ripetizione, e lo sviluppo come unità degli opposti (sdoppiamento dell'uno in opposti che si escludono reciprocamente, e loro rapporto reciproco).' Lenin si riferisce qui appunto a queste due diverse concezioni del mondo''(4).
Va tuttavia ricordato che la dialettica, così come il materialismo, assume un carattere veramente scientifico con la elaborazione da parte di Marx ed Engels del materialismo dialettico e del materialismo storico, che vengono così a costituire la concezione proletaria del mondo. La dialettica con Hegel e il materialismo con Feuerbach avevano già ricevuto un grosso sviluppo sul piano della filosofia borghese, ma è con Marx e con Engels che esse fanno un salto di qualità, ripuliti da ogni scoria e residuo idealistici diventano scientifici, un metodo per conoscere e trasformare la realtà in senso socialista, una concezione proletaria del mondo.
Il materialismo dialettico e storico non cade quindi dal cielo, non è nato improvvisamente e da elucubrazioni astratte, ma è il frutto dell'assimilazione e della rielaborazione da parte di Marx ed Engels di quanto era stato elaborato fino a quel momento in campo filosofico. La grande scoperta scientifica del materialismo dialettico e storico costituisce in un tempo lo sviluppo del pensiero filosofico progressista di tutti i tempi e la formulazione originale e inedita della filosofia proletaria, cioè la concezione proletaria del mondo.
Il materialismo dialettico e storico è quindi il prodotto della lotta di classe, ed è nato e si è sviluppato nella lotta contro la concezione borghese del mondo, segnatamente contro il liberalismo e l'idealismo, per la distruzione del sistema ideologico borghese, nonché l'intero ordinamento capitalistico.
Mao così spiega l'apporto dei maestri suoi predecessori al materialismo dialettico e storico: ``Al tempo della società feudale, non era possibile conoscere in antecedenza le leggi della società capitalistica perché, non essendo ancora apparso il capitalismo, mancava la pratica ad esso corrispondente. Il marxismo poteva essere soltanto un prodotto della società capitalistica. Al tempo del capitalismo premonopolistico, Marx non poteva conoscere in antecedenza e in concreto certe leggi specifiche proprie dell'epoca dell'imperialismo, poiché l'imperialismo, fase suprema del capitalismo, non era ancora apparso e mancava la pratica a esso corrispondente; soltanto Lenin e Stalin furono in grado di assumersi questo compito. Marx, Engels, Lenin e Stalin poterono formulare le loro teorie non solo per la loro genialità ma, soprattutto, perché parteciparono alla pratica della lotta di classe e della sperimentazione scientifica del loro tempo; se fosse mancata questa condizione, nessun genio avrebbe potuto riuscirvi''(5).
La concezione proletaria del mondo si fonda dunque sul materialismo dialettico e storico. Ma quali sono i caratteri fondamentali di tale filosofia? Eccoli in estrema sintesi e in base a ciò che ci preme mettere in risalto in questa occasione.
Il materialismo dialettico ha scoperto -- e continua a scoprire -- le leggi che regolano e governano lo sviluppo del movimento, della natura, dei fenomeni, delle cose e dell'universo. Engels sostiene che ``la dialettica non è niente altro che la scienza delle leggi generali del movimento e dello sviluppo della natura, della società umana e del pensiero''(6).
Il materialismo dialettico considera la realtà, la natura, la materia, fonte di ogni conoscenza e produttrice dello spirito e del pensiero. Esso dà una risposta scientifica basata sui fatti, sui fenomeni naturali, sulla realtà obiettiva, sul passato della Terra e sulla creazione del mondo. Come rileva Lenin, il materialismo dialettico dimostra ``che la terra esisteva prima di qualsiasi altra forma sociale, prima del genere umano, prima della materia organica, che essa è esistita per un tempo determinato, in uno spazio determinato rispetto agli altri pianeti''(7).
Il materialismo dialettico esclude pertanto che al di fuori e al di sopra della natura, della materia e dell'universo ci sia una forza esterna, superiore e divina che abbia creato il mondo e l'essere umano.
Il materialismo dialettico è il contrario del dogmatismo, delle certezze assolute e perentorie, da accettare ``per fede''. è il contrario anche della metafisica, cioè delle affermazioni che non hanno un fondamento nella realtà, non dimostrabili nella pratica attraverso l'esperienza dell'uomo.
``La metafisica, o evoluzionismo volgare, - afferma Mao - considera tutte le cose del mondo come isolate e statiche, le considera unilateralmente. Una tale concezione del mondo considera tutte le cose del mondo, le loro forme e categorie, come eternamente isolate le une dalle altre ed eternamente immutabili. Anche se riconosce le modificazioni, le considera soltanto come aumento o diminuzione quantitativa o come semplice spostamento. E le cause di questo aumento, diminuzione o spostamento non si trovano nelle cose stesse, ma fuori di esse, ossia nell'azione di forze esterne.
I metafisici ritengono che le diverse cose del mondo e le loro proprietà rimangono immutate dal momento in cui cominciano a esistere, e che le loro successive modificazioni siano soltanto aumenti o diminuzioni di quantità. Essi ritengono che una cosa possa soltanto riprodursi all'infinito, ma non trasformarsi in un'altra cosa, in una cosa diversa.
Secondo i metafisici, lo sfruttamento capitalistico, la concorrenza capitalistica, l'ideologia individualistica della società capitalistica, ecc., tutto questo si trova anche nell'antica società schiavistica, anzi persino nella società primitiva, ed esisterà eternamente e immutabilmente. Essi spiegano le cause dello sviluppo della società ricorrendo a condizioni a esse esterne: l'ambiente geografico, il clima, ecc.. Cercano in modo semplicistico di trovare le cause dello sviluppo fuori delle cose, negando la tesi della dialettica materialistica, secondo cui lo sviluppo è determinato dalle contraddizioni interne, inerenti alle cose. Perciò essi non sono in grado di spiegare né la molteplicità qualitativa delle cose né il fenomeno della trasformazione di una qualità in un'altra. In Europa questo modo di pensare trovò nei secoli XVII e XVIII la sua espressione nel materialismo meccanicistico e, verso la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, nell'evoluzionismo volgare''(Cool.
Vi è un altro aspetto molto importante nel materialismo dialettico, si tratta di questo: negli oggetti e nei fenomeni della natura -- la quale è in perpetuo stato di movimento, di cambiamento, di rinnovamento e di sviluppo -- vi sono delle contraddizioni interne attraverso le quali -- nella lotta tra gli opposti, tra il nuovo e il vecchio, tra ciò che nasce e ciò che muore, tra ciò che si sviluppa e ciò che deperisce -- avviene, per salti di qualità dopo un accumulo di cambiamenti quantitativi il processo di sviluppo della natura. Secondo il materialismo dialettico, la legge dell'unità degli opposti è la legge fondamentale della natura, della società e del pensiero umano.
A tale proposito Mao esprime dei concetti molto chiari e convincenti. Eccoli: ``Secondo la dialettica materialistica, le modificazioni della natura sono dovute principalmente allo sviluppo delle sue contraddizioni interne.
Le trasformazioni della società sono dovute principalmente allo sviluppo delle contraddizioni esistenti all'interno di questa, cioè delle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzioni, delle contraddizioni tra le classi, delle contraddizioni tra il vecchio e il nuovo. è lo sviluppo di queste contraddizioni che spinge la società in avanti, che conduce alla sostituzione della vecchia società con la nuova. Esclude la dialettica materialistica le cause esterne? No, non le esclude. Secondo la dialettica materialistica, le cause esterne sono la condizione delle trasformazioni e le cause interne ne sono la base; le cause esterne operano attraverso quelle interne. L'uovo, quando riceve un'adeguata quantità di calore, si trasforma in pulcino; ma il calore non può trasformare in pulcino una pietra, perché la base è diversa''(9).
Come abbiamo visto rapidamente, il materialismo dialettico si basa e dipende dalla pratica e serve la pratica. Mao infatti afferma: ``Da dove provengono le idee giuste? Cadono dal cielo? No. Sono innate? No. Esse provengono dalla pratica sociale, e solo da questa. Provengono da tre tipi di pratica sociale: la lotta per la produzione, la lotta di classe e la sperimentazione scientifica''(10). Cosicché il materialismo dialettico può essere sintetizzato con questa immagine: ``l'uomo che cammina sulle gambe'', mentre l'idealismo con l'immagine opposta: ``un uomo che cammina sulla testa''.
Diciamo ora qualcosa sul materialismo storico. Il materialismo storico, avvalendosi della dialettica, ha scoperto -- e continua a scoprire -- le leggi che regolano e governano lo sviluppo storico della società umana. ``Il materialismo storico - spiega Stalin - estende i principi del materialismo dialettico allo studio della vita sociale, li applica ai fenomeni della vita sociale, allo studio della società, allo studio della storia della società''(11).
Il materialismo storico è quindi la concezione scientifica della storia, una concezione militante e non contemplativa il cui scopo fondamentale è quello di cambiare il mondo. Infatti nelle ``Tesi su Feuerbach'' stese nella primavera del 1845, che costituiscono, come dice Engels, ``il germe geniale della nuova concezione del mondo'', Marx afferma: ``I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo''.
Così possono essere riassunti gli elementi costitutivi del materialismo storico.
Primo. Come afferma il ``Manifesto del Partito comunista'' di Marx ed Engels, un'opera fondamentale che esprime in maniera sistematica e integrale il materialismo storico e la concezione proletaria del mondo, ``la storia di ogni società finora esistita è storia di lotta di classe''. Engels preciserà successivamente: ``ad eccezione della storia delle comunità primitive''(12). Ciò costituisce un colpo definitivo all'idealismo storico che da millenni afferma che la storia dell'umanità non è fatta dai popoli ma dagli imperatori, dai re, dai condottieri militari, dai governi e dai parlamentari, in genere dai capi, dagli eroi e dalle personalità; e che non è la rivoluzione sociale all'origine del cambiamento della situazione ma i favori concessi dai suddetti personaggi.
Quasi cento anni dopo, Mao riprenderà e rafforzerà tale concetto storico di Marx ed Engels con questa stupenda ed efficace espressione: ``Il popolo, e solo il popolo, è la forza motrice che crea la storia del mondo''(13).
Secondo. La struttura economica è la base di ogni società sulla quale si edifica la sovrastruttura statale, cioè l'ordinamento istituzionale, militare, giuridico e amministrativo, la cultura, la morale, le idee sociali, ecc. Questo significa che ogni tipo di società, del passato e del presente ``si modella -- come dice Engels -- su ciò che si produce, sul modo come si produce e sul modo come si scambia ciò che si produce''(14). Questo significa che lo sviluppo della storia umana avviene, in ultima istanza, per i diversi mutamenti dei vari sistemi economici e dei vari modi di produzione e di scambio. Le diverse e successive economie finora conosciute delle comunità primitive, della società schiavistica, della società feudale, della società capitalistica e della società socialista rappresentano le varie tappe dello sviluppo della storia umana. I cambiamenti sociali e i rivolgimenti politici non vanno dunque ricercati, sempre a detta di Engels, ``nella filosofia, ma nell'economia dell'epoca che si considera''(15).
Ma ciò non vuol dire che l'economia sia l'unico fattore determinante dello sviluppo storico. Anche le diverse componenti della sovrastruttura, comprese le idee delle persone, esercitano la loro influenza nella storia. A riprova, basti pensare al ruolo che ha svolto la sovrastruttura nella rivoluzione e nella controrivoluzione in Russia e in Cina.
Terzo. Come afferma Marx, ``non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere sociale, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza''(16). Ciò significa che viene prima l'essere e poi le idee, il pensiero e la coscienza, le quali sono tutte quante il riflesso nella mente degli esseri umani di ciò che è nella realtà oggettiva. è questa realtà oggettiva, la vita materiale della società, che forma in ultima analisi le idee, il pensiero e la coscienza degli individui e non viceversa. Più in generale, le condizioni della vita materiale e non la sovrastruttura sono l'origine delle idee e delle teorie sociali, della vita spirituale della società, delle concezioni politiche e delle istituzioni politiche. Cosicché a ogni differente periodo della storia dell'umanità, corrispondono determinate idee sociali, teorie, concezioni e istituzioni politiche della società.
Di conseguenza è necessario basare la nostra azione politica non sui principi astratti ma sulle condizioni della vita materiale della società, sulle esigenze reali e concrete dello sviluppo della vita materiale della società. Inoltre perché vi sia uno sconvolgimento e un cambiamento radicale nella coscienza delle persone, occorre che cambino il sistema sociale, le condizioni materiali dell'essere.
Quarto. L'origine dello sfruttamento capitalistico sta nel plusvalore, cioè nell'``appropriazione di lavoro non pagato''(17). Questa geniale scoperta di Marx ha svelato il carattere più nascosto del capitale, il meccanismo recondito della produzione capitalistica e della produzione del capitale. Con ciò Marx ha tolto ai revisionisti e ai riformisti ogni argomentazione seria per fare accettare agli operai la collaborazione con i capitalisti.
Quinto. Le forze produttive, a un certo punto del loro sviluppo, entrano inevitabilmente in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, e ciò genera una serie di conflitti sociali che, prima o poi, sboccano nella rivoluzione sociale.
``I rapporti di produzione borghesi -- rivela Marx -- sono l'ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale''(1Cool. Questo antagonismo può essere risolto solo con la rivoluzione socialista. Solo così sarà soppresso lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, i lavoratori potranno godere interamente, in forma diretta e indiretta, i frutti della produzione sociale e sarà possibile gettare le condizioni per l'abolizione delle classi e per l'emancipazione di tutta l'umanità.
L'essenziale sul materialismo dialettico e storico è stato detto. Una sola cosa va aggiunta: esso è una concezione del mondo integrale e completa, refrattaria a ogni compromissione idealistica borghese e revisionista, purtuttavia estremamente aperta verso le nuove scoperte scientifiche.
Il materialismo dialettico e storico non si cristallizzerà mai in un dogma, perché è un corpo filosofico vivo e in continuo sviluppo, profondamente connesso con la realtà oggettiva. Il suo sviluppo è cadenzato dallo sviluppo delle scienze naturali (fisica, matematica, chimica, meccanica, ecc.), delle scienze sociali (economia, statistica, ecc.) e dalla lotta di classe. Esso seguirà sempre il corso della storia e dell'emancipazione dell'umanità. ``La storia dell'umanità - dice Mao - è uno sviluppo costante dal regno della necessità al regno della libertà. Questo processo è senza fine. In una società ove esistono le classi, la lotta di classe continuerà all'infinito. In una società senza classi, la lotta tra il nuovo e il vecchio e tra il giusto e l'errato non avrà mai fine. Nel campo della lotta per la produzione e sperimentazione scientifica l'umanità progredisce incessantemente e la natura si sviluppa di continuo; esse non si fermano mai a un certo livello. Perciò l'uomo deve costantemente fare il bilancio delle sue esperienze e continuare a scoprire, inventare, creare e progredire. Tutte le idee che si basano sull'immobilismo, il pessimismo, l'inerzia e la presunzione sono erronee. Sono erronee perché non corrispondono alla realtà storica dello sviluppo della società umana da un milione d'anni a questa parte, né alla realtà storica della natura per quello che di essa conosciamo fino ad ora (per esempio, la natura come appare dalla storia dei corpi celesti, della terra, della vita e delle altre scienze naturali)''(19).
Da tutto ciò si capisce perché il materialismo dialettico e storico rappresenti la bestia nera della borghesia e dei suoi lacché revisionisti e riformisti, i quali ovviamente non hanno alcun interesse che le masse acquistino una mentalità scientifica e rivoluzionaria e mettano in discussione il sistema capitalistico.
Anche papa Wojtyla è contrario ad esso. Nell'enciclica del maggio scorso dedicata allo ``Spirito santo'' infatti ha detto che ``La resistenza allo Spirito Santo... trova la sua massima espressione nel materialismo, sia nella sua forma teorica -- come sistema di pensiero -- sia nella sua forma pratica -- come metodo di lettura e di valutazione dei fatti -- e come programma, altresì, di condotta corrispondente. Il sistema che ha dato il massimo sviluppo e ha portato alle estreme conseguenze operative questa forma di pensiero, di ideologia e di prassi, è il materialismo dialettico e storico, riconosciuto tuttora come sostanza vitale del marxismo''.
Precisato che il marxismo non ha nulla a che fare né col materialismo volgare né col materialismo liberale, riconosciamo che il papa dal suo punto di vista, data la classe dei capitalisti che difende, ha più di una buona ragione per opporsi al materialismo dialettico e storico, ma non lo stesso interesse ci sembra dovrebbero averlo gli operai cattolici e, in genere, i cattolici progressisti e democratici.
è fuori discussione che a livello ideologico e filosofico non può non esserci una ferma e intransigente lotta di principio, senza tuttavia demonizzare l'avversario, tra il materialismo dialettico e storico e l'idealismo, la metafisica e il dogmatismo della chiesa cattolica, come del resto con qualsiasi altra religione. Ma ciò non dovrebbe portare ad alcuna separazione e divisione tra credenti e non credenti sul piano della ricerca della verità, della giustizia sociale e della lotta contro ogni forma di imperialismo e di sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Noi non vogliamo imporre ai credenti la concezione marxista del mondo, lo stesso dovrebbero fare loro nei confronti dei marxisti-leninisti e dei non credenti. Vorremmo invece insieme, non credenti e credenti, cambiare il mondo, almeno in quella parte economica, materiale, istituzionale e spirituale che può essere di comune interesse e vantaggio.
L'imperialismo americano, il socialimperialismo sovietico e il governo del neoduce Craxi potrebbero benissimo essere identificati come il comune ``demonio'' e su di esso, non credenti e credenti, potrebbero far fuoco per eliminarlo.
Comunque sia noi ci atterremo al seguente insegnamento di Mao: ``Un gruppo di idealisti, ad esempio, può approvare il regime politico ed economico socialista e non la concezione marxista del mondo. I patrioti dei gruppi religiosi fanno altrettanto. Noi siamo atei, essi credono in dio. Non possiamo costringerli ad accettare la concezione marxista del mondo''(20).
L'elemento centrale della concezione proletaria del mondo è che gli sfruttati e gli oppressi devono sviluppare fino in fondo la lotta di classe per liberarsi dal giogo della classe dominante sfruttatrice e oppressiva. Al contrario, l'elemento centrale della concezione borghese è sostituito dal concetto secondo il quale tutte le classi devono convivere pacificamente nel regime capitalistico, apportando il proprio contributo allo sviluppo della società borghese senza mettere in discussione la collocazione economica e sociale di ciascuna di esse.
Tale concezione reazionaria si esprime, per esempio, attraverso il parlamentarismo, il patto sociale, la cogestione, l'autoregolamentazione degli scioperi, l'azionariato operaio. Ed anche mediante iniziative umanitarie e ``solidaristiche'' che vorrebbero essere universali, come quelle che avvengono nel campo della lotta alla fame che ha visto insieme Piccoli, il papa, Pannella, i revisionisti e i riformisti, oppure nel campo della lotta contro la povertà che ha visto persino Reagan partecipare alla ``catena di mani'' che si è snodata nella primavera scorsa in Usa dall'Atlantico al Pacifico.
La borghesia non perde certo occasioni per tentare di ammortizzare e spengere la lotta di classe, le contraddizioni di classe e i conflitti di classe. E attualmente sta conducendo una grande campagna tesa a dimostrare che le classi non esistono più, in particolare sarebbe scomparsa la classe operaia, e che nessuno pensa più al socialismo. Si vuole insomma dare ad intendere che non vi sono più i motivi delle divisioni di classe esistenti nel passato.
Craxi si vanta di aver pressoché cancellato il conflitto sindacale. Andreotti si compiace di constatare che ``oggi quasi nessuno contesta più i grandi indirizzi di politica estera, l'interclassismo, il solidarismo. Di lotta di classe non si sente quasi più parlare e questo va ascritto alla grande concezione degasperiana''(21). De Mita addirittura afferma che ``le stesse distinzioni di destra e di sinistra, sono, per qualche verso, ormai categorie improprie... Il nuovo, che si è creato, qualifica in concreto, in termini di progresso e di conservazione, gli atteggiamenti politici e le stesse forze politiche e non più secondo gli schemi rigidi propri delle impostazioni di un tempo. Sicché certe antiche distinzioni dialettiche appaiono per così dire stanche e rivolte indietro, cioè capaci di spiegare il passato ma non di cogliere e giudicare l'avvenire''(22).
I revisionisti italiani, sono talmente rincretiniti e imbolsiti dal parlamentarismo e dal riformismo e così vogliosi di entrare nel governo borghese, che non hanno più la forza di reagire a queste falsità e provocazioni. Natta anzi si è associato al coro dei politicanti borghesi facendo attenzione a non fare una benché minima ``stecca''. Egli infatti ha detto che ``le profonde trasformazioni sociali degli ultimi decenni hanno cambiato anche la impostazione del `concetto stesso di lotta di classe'... un termine che usiamo sempre meno tutti''(23). Ed ancora: ``Ci sono dei comunisti ai quali la Borsa interessa. L'immagine di un PCI fatto solo di disperati, di proletari che hanno da perdere solo le loro catene, mi sembra francamente un po' passata''(24).
Con ciò è evidente che dopo 65 anni di ininterrotte pressioni, i capitalisti sono riusciti a corrompere l'intero gruppo dirigente del PCI e a trasformarlo in un pericoloso strumento di propaganda della concezione borghese del mondo. Un motivo di più per spingere gli operai coscienti e la gioventù rivoluzionaria, alla cui testa amiamo pensare le ragazze, ad armarsi o riarmarsi della concezione proletaria del mondo per recuperare il terreno perduto, ristabilire la verità rivoluzionaria, e annientare, nel corso di un'accanita lotta di classe anche sul piano filosofico, ideologico e teorico, la concezione borghese del mondo che attualmente costituisce uno dei fattori fondamentali che frenano lo sviluppo della lotta del proletariato verso il socialismo e l'emancipazione.
Il contributo di Mao alla concezione proletaria del mondo

Mao ha dato un contributo storico al processo di emancipazione ideologica del proletariato iniziato da Marx ed Engels e proseguito da Lenin e Stalin e alla lotta contro la concezione borghese del mondo sul piano filosofico, teorico e culturale. Egli è stato il più grande teorico proletario rivoluzionario dei nostri tempi.
Grazie al suo apporto straordinario e incalcolabile la concezione proletaria del mondo è divenuta più chiara e più facilmente accessibile alle masse, ha subìto un grosso sviluppo sulla base delle nuove esperienze del proletariato internazionale e cinese, con particolare riferimento alla lotta contro il revisionismo moderno, e si è arricchita di nuove cognizioni ed elementi che le consentiranno di affrontare con successo le grandi lotte di classe del duemila.
I goffi tentativi della banda revisionista del neoimperatore Deng Xiaoping tesi a snaturare e manipolare il pensiero di Mao, anziché comprometterne la genuinità e i caratteri rivoluzionari di classe finiranno per far risaltare di più tutto il suo splendore e la sua irresistibile forza e verità dialettiche e di classe.
Il primo grande, evidente e innegabile merito di Mao a livello internazionale è quello di aver rilanciato la concezione proletaria del mondo appannata e progressivamente stravolta e rinnegata da parte dei revisionisti moderni.
Nessun sincero marxista-leninista potrà scordare che nel '56 Mao ebbe il coraggio e la risolutezza storica e politica, pressoché da solo, di innalzare la grande bandiera rossa del marxismo-leninismo e con essa far da barriera all'incalzare del liquidazionismo e del capitolazionismo di Krusciov e delle cricche revisioniste dei vari paesi, compresa la Cina.
Nessun movimento di liberazione nazionale potrà mai dire di non aver fatto ricorso per un lungo periodo, finché la Cina era socialista e internazionalista, al pensiero di Mao per risolvere i problemi della propria lotta rivoluzionaria.
Nessun ``sessantottino'', ex o no, potrà mai smentire che le lotte studentesche del '68 in Italia e nel mondo furono segnate profondamente dal pensiero di Mao e dalla concezione proletaria del mondo. Allora, e finché era in vita Mao, una schiera sconfinata di giovani dei cinque continenti furono attratti per la prima volta nella loro vita dal comunismo e andavano orgogliosi di fregiarsi del nobile e ambito titolo di marxisti-leninisti.
Tuttavia i meriti maggiori, più duraturi, eterni, Mao li ha conquistati con la sua grande opera teorica che spazia in tutti i campi. In riferimento al nostro tema, possiamo dire che Mao ha ereditato, difeso e sviluppato la concezione proletaria del mondo per quanto riguarda la filosofia (in particolare la teoria della conoscenza, la dialettica e le contraddizioni nella natura e nella società), l'ideologia, la cultura, la letteratura, l'arte, l'educazione, la morale, i costumi e le abitudini. Addentrandosi con ciò in settori nuovi, esplorati per la prima volta dal marxismo-leninismo.
Spiegare in questa circostanza tutto quello che egli ha elaborato e scoperto è impossibile. Possiamo solo elencare le sue opere filosofiche, di cui abbiamo già avuto modo di apprezzare dei passaggi importanti, ed illustrare qualche altro punto della concezione di Mao del mondo.
Le opere filosofiche di Mao rese pubbliche sono: Sulla pratica (luglio 1937), Sulla contraddizione (agosto 1937), Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo (27 febbraio 1957), Da dove provengono le idee giuste (maggio 1963).
Le prime due opere sono state scritte nel periodo della prima guerra civile rivoluzionaria per combattere il dogmatismo e l'empirismo esistenti allora nel Partito comunista cinese. Le altre due sono state scritte nel periodo della costruzione del socialismo in Cina per combattere il revisionismo di destra che prendeva campo nel Partito sotto la spinta di Liu Shaoqi e Deng Xiaoping.
Altri brani fondamentali riguardanti la concezione proletaria del mondo si trovano nelle seguenti opere: Sulla nuova democrazia (gennaio 1940), Riformiamo il nostro studio (maggio 1941), Discorsi alla Conferenza di Yan'an sulla letteratura e l'arte (maggio 1942), Discorso alla Conferenza nazionale di propaganda del Partito comunista cinese (12 marzo 1957).
Importanti sono anche gli ``scritti più letti'' durante la Grande rivoluzione culturale proletaria: In memoria di Norman Bethune (21 dicembre 1949), Al servizio del popolo (8 settembre 1944), Come Yu Kung rimosse le montagne (11 giugno 1945) nei quali viene tracciata l'immagine ideale del marxista-leninista e della persona nuova socialista.
Nel complesso delle opere su menzionate si ritrovano in sintesi e in forma chiara tutte le grandi scoperte sul materialismo dialettico e storico di Marx, Engels, Lenin e Stalin, arricchite dagli apporti inediti di Mao.
Per dare un saggio della potenza del pensiero di Mao circa la dialettica e le contraddizioni, citiamo un brano ripreso dall'opera ``Sulla contraddizione'': ``La legge della contraddizione inerente alle cose, cioè la legge dell'unità degli opposti, è la legge fondamentale della natura e della società, e quindi anche del pensiero. Essa è in opposizione con la concezione metafisica del mondo. La sua scoperta ha costituito una grande rivoluzione nella storia della coscienza umana.
Secondo il materialismo dialettico, la contraddizione esiste in tutti i processi che si verificano nelle cose oggettive e nel pensiero soggettivo, essa penetra tutti i processi dal principio alla fine: in questo consiste il carattere universale e assoluto della contraddizione. Ogni contraddizione e ciascuno dei suoi aspetti hanno le loro proprie caratteristiche: in questo consiste il carattere particolare e relativo della contraddizione. Agli opposti è inerente in determinate condizioni l'identità che rende possibile la loro coesistenza in una singola entità, e inoltre la loro trasformazione nei rispettivi opposti: anche in questo consiste il carattere particolare e relativo della contraddizione. Ma la lotta degli opposti è ininterrotta; essa continua tanto durante la coesistenza degli opposti quanto durante la loro reciproca trasformazione, momento in cui questa lotta si manifesta con una evidenza particolare: in questo consiste ancora il carattere universale e assoluto della contraddizione. Quando studiamo il carattere particolare e relativo della contraddizione dobbiamo tener presente la differenza fra la contraddizione principale e quelle secondarie, fra l'aspetto principale e quello secondario della contraddizione e la lotta degli opposti, dobbiamo tener presente le differenze fra le varie forme di lotta; altrimenti gli errori sono inevitabili''.
Rispetto ai maestri del proletariato internazionale precedenti, Mao si è trovato in una posizione nuova: portare la rivoluzione socialista nella sovrastruttura e nel profondo dell'essere umano.
La Grande rivoluzione culturale proletaria, da egli ideata, promossa e diretta, è stato lo strumento che gli doveva consentire di trasformare la sovrastruttura per renderla conforme alla base socialista e di rivoluzionarizzare la mente e la coscienza delle masse e delle nuove generazioni, e così estirpare le radici dell'ideologia borghese e del revisionismo.
``La Grande rivoluzione culturale proletaria -- sottolinea Mao -- è una grande rivoluzione che tocca l'uomo in quanto ha di più profondo, e tende a risolvere il problema della sua concezione del mondo''(25).Si trattava evidentemente di un avvenimento senza precedenti nella storia, la cui validità rimane intatta e fonte di ispirazione e di insegnamenti per tutti coloro che lottano per il socialismo e per un mondo nuovo, nonostante che tale esperienza sia stata violentemente interrotta dalla restaurazione del capitalismo in Cina.
Le teorizzazioni inedite di Mao sulle classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe nella società socialista rimarranno comunque in eterno come il suo più grande e prezioso contributo dato al materialismo dialettico e storico. La teoria dei due tipi di contraddizioni scoperte da Mao nella società socialista -- le contraddizioni in seno al popolo, che vanno risolte con la dialettica, il ragionamento e la convinzione, e le contraddizioni antagonistiche tra il nemico e noi, che vanno risolte con la forza e la rivoluzione --, costituisce la stella polare di coloro che costruiscono la società socialista.
Ma anche di chi, come noi, si trova nella fase della lotta per il socialismo ed ha lo stesso problema, sia pure in forma diversa, della risoluzione dei due tipi di contraddizione. Infatti mentre dobbiamo convincere le masse di sinistra con la dialettica, le argomentazioni, i fatti, l'esempio e l'azione che la via del PCI non porta al socialismo, non bisogna deflettere dallo stare all'opposizione del sistema capitalistico per combatterlo e distruggerlo.
Sulla base dell'esperienza storica, Mao sottolinea che ``Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili, che senza di esse è impossibile compiere un salto nello sviluppo della società, è impossibile rovesciare le classi dominanti reazionarie e permettere al popolo di prendere il potere. I comunisti devono denunciare la propaganda menzognera dei reazionari, i quali affermano per esempio che la rivoluzione sociale non è necessaria, né realizzabile; i comunisti devono attenersi fermamente alla teoria marxista-leninista della rivoluzione sociale per aiutare il popolo a comprendere che la rivoluzione sociale non solo è assolutamente necessaria ma anche pienamente possibile''(26).
Per evitare l'odio, la ribellione delle masse e la rivoluzione, la borghesia e i suoi lacché inventano e ricorrono a molti trucchi filosofici e teorici. Alcuni di questi sono la teoria della natura umana, dell'unità del genere umano e della difesa della specie, l'umanitarismo, lo Stato di tutto il popolo, la democrazia e la libertà al di sopra delle classi, la fraternità, l'amore e l'altruismo universali. Con ciò si tenta di sfumare e cancellare ogni differenza e contraddizione di classe, addolcire ideologicamente il proletariato e indurlo a trasferire ogni dissidio e dissenso nel quadro istituzionale e costituzionale.
Mao invece si è battuto affinché su ogni tema e questione risultassero chiari i termini della contraddizione e le differenti vedute del proletariato rispetto alla borghesia e la lotta di classe non conoscesse soste. In tal modo egli ha fatto una grande opera di pulizia e riordino ideologico secondo lo spirito dei delegati del Congresso di fondazione della Lega dei comunisti (giugno 1847), in pratica la prima organizzazione marxista internazionale, che adottarono la storica parola d'ordine ``Proletari di tutti i paesi, unitevi'', sopprimendo quella idealistica precedente che suonava così: ``Che gli uomini siano fratelli''.
Riguardo la natura umana, Mao ha detto: ``Esiste una natura umana? Certamente sì, ma solamente una natura umana concreta e non una natura umana astratta. Nella società divisa in classi esiste solo una natura umana con un carattere di classe, e non una natura umana al di sopra delle classi. Noi siamo per la natura umana del proletariato e delle grandi masse popolari, mentre i proprietari fondiari e la borghesia sono per la natura umana delle proprie classi; solo che non lo dicono e la presentano come l'unica natura umana. La natura umana esaltata da certi intellettuali piccolo-borghesi è staccata anch'essa dalle masse popolari o ha addirittura, un carattere antipopolare. La natura umana di cui essi parlano, in fondo non è che l'individualismo borghese, perciò ai loro occhi la natura umana proletaria non ha nulla a che vedere con la natura umana''(27).
Parole altrettanto chiare Mao l'ha pronunciate in riferimento all'amore. Per estensione, quanto egli dice in proposito vale per la democrazia, la libertà, la morale, la cultura, la letteratura e l'arte poiché tutte quante, viene dimostrato in altri passi, portano un'impronta di classe e servono il proletariato o la borghesia.
``Al mondo -- dice Mao -- non esiste amore senza cause, così come non esiste odio senza cause. Quanto al cosiddetto `amore per l'umanità', da quando l'umanità è divisa in classi non è mai esistito un amore come questo, un amore che abbraccia tutto e tutti. Alle varie classi dominanti del passato piaceva predicare un tale amore, e molti saggi hanno fatto altrettato, ma nessuno l'ha messo realmente in pratica, perché nella società divisa in classi questo amore è impossibile. Un vero amore per l'umanità sarà possibile soltanto quando le classi saranno state eliminate in tutto il mondo. Le classi hanno diviso la società in gruppi antagonistici, e soltanto dopo l'eliminazione delle classi si avrà l'amore universale, non ora. Noi non possiamo amare i nostri nemici, non possiamo amare i mali della società, il nostro obiettivo è distruggerli''(2Cool.
L'unità del genere umano, della specie, esiste dunque solo sulla carta, meglio nei sogni idealistici, nella realtà, come chiunque può constatare con mano, l'umanità è profondamente spaccata e divisa. Bisogna allora partire da qui, da questa realtà generata dalla divisione in classi della società, se si vuole veramente raggiungere l'unità dell'umanità e la fraternità universale.
A tale unità un giorno, nei secoli e millenni a livello planetario, bisognerà pure arrivarci e ci arriveremo, purché non si facciano dei voli utopistici, idealistici e antidialettici e si capisca che il primo passo che bisogna compiere per andare verso quella direzione è di abbattere il capitalismo e poi costruire il socialismo.
Noi marxisti-leninisti dobbiamo ringraziare profondamente Mao, non solo per il nutrimento e l'orientamento ideologici che egli continuamente ci fornisce tramite la sua opera teorica, ma anche per averci fatto scoprire la bellezza e l'importanza di essere compartecipi del grande processo di emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.
Occorre trasformare la propria concezione del mondo

La trasformazione della propria concezione del mondo è essenziale per dare un contributo all'emancipazione del proletariato, per fare avanzare la lotta di classe, per combattere la borghesia, per capire la realtà, per affrontare correttamente e con successo tutte le prove della lotta di classe, per liberarsi da ogni influenza e condizionamento borghesi, revisionisti e riformisti, per amalgamarsi alla classe operaia e per dare un orientamento di classe alla propria vita personale, sociale e politica.
Le scelte quotidiane e le più minute, come quelle generali e le grandi opzioni derivano tutte quante dalla concezione del mondo che si possiede. Se domina in noi l'ideologia borghese, anche se apparteniamo alla classe operaia e al partito del proletariato, compiremo inevitabilmente delle scelte borghesi, se invece il nostro spirito e la nostra mente sono permeate dal materialismo dialettico e storico tutta la nostra vita privata e pubblica sarà interamente rivoluzionaria.
Essere proletari e marxisti-leninisti non significa avere automaticamente una concezione proletaria del mondo. Perché, nonostante l'origine di classe e la militanza politica rivoluzionaria, siamo pur sempre figli di questa società capitalistica che fin dalla culla ci educa in maniera borghese.
Non è quindi facile acquisire una mentalità proletaria e rivoluzionaria completa e coerente in tutte le sue manifestazioni ideologiche e politiche, dal momento che l'ideologia delle classi sfruttatrici che si sono succedute nel nostro Paese basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione è millenaria ed è radicata profondamente nella società.
è innegabile che attualmente le idee dominanti sono le idee della classe borghese in quanto essa è al potere e dispone di tutti i mezzi economici, istituzionali, culturali, educativi e dell'informazione per imporre alle masse la sua egemonia culturale e i suoi canoni di vita. Tanto più che i partiti storici della classe operaia non hanno mai opposto una seria resistenza di classe al dilagare dell'influenza borghese nel proletariato, e oggi addirittura le tengono bordone persino nella satira, ne è un esempio lo squallido ``Tango''.
Questa è la realtà da cui dobbiamo partire per trasformare la nostra concezione del mondo. Comprendendo la serietà, l'importanza, la necessità e l'urgenza dell'impresa. Comprendendo che il cambiamento di mentalità e del modo di agire e di combattere può avvenire solo con un atto cosciente e deliberato, dando una svolta alla propria vita, tracciando una netta linea di demarcazione tra sé e la borghesia, prendendo la lotta di classe come asse, imparando ad osservare, analizzare, trattare e valutare tutto dal punto di vista di classe e della lotta di classe; comprendendo insomma che è necessario espellere dalla nostra mente ogni pur minima traccia della cultura borghese affinché essa sia vivificata dalla cultura proletaria.
Ma questo non sarà mai possibile se non si studia seriamente, sistematicamente e quotidianamente il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, secondo le proprie esigenze e necessità. Quanto più ci sentiremo influenzati dalla borghesia, tanto più dobbiamo studiare le opere dei grandi maestri del proletariato internazionale. Oggi, date le circostanze, questo studio assume un carattere prioritario rispetto a qualsiasi altro compito rivoluzionario.
Specie gli operai coscienti e avanzati, coloro cui spetta il diritto e il dovere di dirigere anche sul piano culturale il partito del proletariato e le larghe masse popolari, dovrebbero con slancio accogliere questa esortazione di Mao: ``Dobbiamo scuoterci e studiare facendo duri sforzi. Prendete nota di queste tre parole: `fare', `duri', `sforzi'. Bisogna assolutamente scuoterci e fare duri sforzi. Adesso molti compagni non ne fanno e alcuni impiegano le energie che restano loro dopo il lavoro soprattutto per giocare a carte o a mahjong e per ballare: questa, secondo me, non è una buona cosa. Le energie che restano dopo il lavoro dovrebbero essere impiegate soprattutto nello studio, facendo in modo che diventi un'abitudine. Che cosa studiare? Il marxismo e il leninismo, la tecnologia, le scienze naturali. Poi c'è la letteratura, soprattutto le teorie artistico-letterarie: i quadri dirigenti devono intendersene un po'. C'è il giornalismo, la pedagogia, discipline, anche queste, di cui bisogna intendersi un po'. Per farla breve, le discipline sono molte e bisogna almeno farsene un'idea in generale. Dobbiamo dirigere queste faccende, no!? Gente come noi in che cosa è specialista? In politica. Come possono andare bene le cose se non capiamo niente di queste faccende e non ci mettiamo a dirigerle?''(29).
Certo, lo studio al di fuori della lotta di classe, non avrebbe alcun senso, avrebbe solo un carattere di curiosità intellettuale. Noi però intendiamo lo studio come una necessità, uno strumento per trasformare il mondo e noi stessi.
La trasformazione della concezione del mondo non avviene infatti a tavolino, nel chiuso di una stanza, ma nel corso della lotta di classe, nel corso del processo della conoscenza della realtà.
è perché noi vogliamo trasformare il mondo che acquisiamo una cultura adeguata allo scopo. Noi vogliamo in un tempo trasformare il mondo e noi stessi, e l'unico modo per farlo è porsi in prima fila nella lotta di classe, addossandosi con generosità rivoluzionaria tutti i compiti che il suo sviluppo richiede, oggi in primo luogo la costruzione e lo sviluppo nazionale del PMLI.
Siamo consapevoli che il nostro mondo soggettivo può trasformarsi solo mentre trasformiamo il mondo oggettivo. La rivoluzione si impara facendola. Il mondo lo si conosce trasformandolo. Perciò buttiamo anche il nostro cuore nella lotta di classe, lavorando per la trasformazione della concezione del mondo a livello di massa, ispirati da questa verità enunciata da Marx ed Engels: ``Tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa è necessaria una trasformazione in massa degli uomini, che può avvenire soltanto in un movimento pratico, in una rivoluzione; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun'altra maniera, ma anche perché la classe che l'abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di fondare su basi nuove la società''(30).
La parola d'ordine di Mao ``Servire il popolo'', ``completamente'' e ``interamente''(31), è lo spirito che deve animare e mobilitare i marxisti-leninisti e tutti gli operai coscienti e i giovani rivoluzionari nel corso della lotta per la trasformazione del mondo.
Servire il popolo significa distruggere in sé, e aiutare i compagni di lotta a fare altrettanto, ogni concezione e pratica egoistiche tipiche delle classi sfruttatrici e dedicarsi interamente e completamente alla causa del Partito, del proletariato e del socialismo.
Servire il popolo significa pensare in primo luogo agli interessi della classe operaia e delle masse lavoratrici, e condurre una lotta a coltello contro i nemici di classe e i loro lacché, senza farsi abbindolare dalle manovre corruttrici della borghesia.
è da borghesi pensare sempre a sé, solo ai propri interessi personali, alla carriera, al guadagno, alla felicità e al godimento individuali, al potere personale, alla gloria, disprezzare il lavoro collettivo e il lavoro pratico e manuale, e non pensare se non raramente e sporadicamente e quando siamo sollecitati, agli altri fratelli di classe, agli interessi collettivi del proletariato, ai problemi del Partito e della rivoluzione.
Lavorare per sé o per la causa del proletariato riflettono due concezioni del mondo diametralmente opposte; il primo atteggiamento è quello borghese, l'altro è quello proletario.
Infatti l'altruismo e la generosità rivoluzionari sono il contrassegno dei marxisti-leninisti, mentre l'individualismo e l'egoismo sono le caratteristiche dei borghesi e di tutti coloro che sono sotto l'influenza borghese.
Attualmente attorno all'individualismo si trovano assieme e a braccetto tutti i politicanti borghesi delle varie correnti, solo che i revisionisti e i riformisti per mimetizzarsi un po' si nascondono dietro la foglia di fico costituita dalla parola d'ordine dell'``individualismo di sinistra'', coniata dalla socialdemocrazia tedesca, segnatamente da Glotz, e rilanciata in Italia da Occhetto.
Evidentemente si tratta di una ridicola mascheratura, perché l'individualismo, comunque lo si rigiri, imbelletti e dipinga è sempre l'espressione classica della borghesia e fa ai pugni col collettivismo marxista e del proletariato.
Il terrorismo, l'avventurismo degli ``ultrasinistri'', il ribellismo individuale, anche se vissuti
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MessaggioInviato: Mer Giu 09, 2010 4:02 pm    Oggetto:  
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soggettivamente con generosità e abnegazione, sono anch'essi una forma di individualismo borghese, perché si sostituiscono alle masse e bruciano forze vive e attive mandandole allo sbaraglio e distogliendole dai reali compiti rivoluzionari del momento.
L'emancipazione sociale non è e non potrà mai essere un progresso individuale ma dell'intero proletariato, se la classe si disgrega, se ciascuno pensa a sé e solo ai propri problemi e non mette gli interessi della classe e della rivoluzione al di sopra dei propri interessi personali, l'emancipazione del proletariato non potrà mai realizzarsi e i lavoratori rimarranno per sempre sotto il tallone della borghesia.
Perciò la classe dominante borghese propone alle ragazze e ai ragazzi di oggi i suoi modelli tipo Rambo, Rocky II e gli Yuppies, mercenari al servizio del vecchio mondo, mentre noi marxisti-leninisti proponiamo il modello del pioniere rivoluzionario al servizio del popolo per aprire in Italia la via del socialismo.
Sappiamo di chiedere molto alle nuove generazioni, ma senza il loro protagonismo e il loro sacrificio sarà impossibile che si dischiudano le porte del nuovo mondo.
La nostra speranza e il nostro auspicio è che gli intellettuali progressisti e democratici, il cui ruolo sul piano culturale, ideologico e filosofico è insostituibile, capiscano la situazione e le proprie responsabilità, escano dal pantano revisionista e riformista in cui sono caduti, e ci diano man forte per far splendere in Italia in tutto il suo fulgore il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, per combattere e mandare in frantumi la cultura e l'ideologia borghesi e per far trionfare a livello di massa la concezione proletaria del mondo.
L'attualità della concezione proletaria del mondo

L'attuale situazione internazionale e nazionale ha forse scompaginato le idee che compongono la concezione proletaria del mondo? Non ci sembra proprio!
Esiste ancora l'imperialismo con la sua insaziabile fame di terre, materie prime, mercati, zone di influenza, conquiste e guerre. Esiste ancora il capitalismo che si nutre dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e della miseria delle masse. Esistono ancora i popoli e le nazioni oppresse, in certe zone come il Sud-Africa esiste persino l'apartheid, e la classe operaia ovunque è esclusa dall'esercizio del potere politico.
Lo sviluppo delle contraddizioni, nella natura e nella società, è inarrestabile, mentre il plusvalore continua il furto del lavoro operaio.
La rivoluzione tecnologica in atto nei paesi capitalistici non ha mutato nella sostanza i termini fondamentali delle questioni e delle contraddizioni. Anzi i problemi si sono decuplicati, in quanto il progresso tecnologico, gestito dalla borghesia, avanza a discapito della classe operaia e dei popoli, devastando, inquinando e avvelenando l'ambiente, seminando la via di morte come è successo a Chernobyl e preparando le guerre stellari.
La riduzione del peso numerico della classe operaia non ha cambiato affatto la contraddizione principale esistente nel capitalismo, cioè la contraddizione tra il proletariato e la borghesia.
Pur di fronte all'emergere dei tecnici e all'espansione del terziario, rimane intatto il ruolo storico della classe operaia il cui peso oggettivo è aumentato, proprio in considerazione della nuova situazione economica, politica e sociale, poiché essa è l'unica classe che porta in grembo la via della salvezza, del progresso, della libertà e dell'emancipazione sociale. Essa sola infatti possiede una concezione del mondo veramente rivoluzionaria, scientifica e antagonistica alla concezione borghese del mondo, nonché un progetto politico completo e sperimentato in più paesi e la capacità di unire a sé tutte le classi e i gruppi sociali anticapitalistici e di guidarli di tappa in tappa nella lotta per la trasformazione del mondo.
Come è possibile allora decretare l'invecchiamento, il superamento se non addirittura la morte del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, quando è tuttora vivo il capitalismo di cui è un prodotto, e l'umanità non è ancora giunta al dominio totale della natura? Evidentemente la concezione proletaria del mondo ha una longevità di gran lunga superiore al capitalismo, al di là dei flussi e riflussi della storia e delle sconfitte subite.
Quasi in coincidenza con la riconquista della Cina socialista, il liberalismo -- la vecchia ideologia borghese -- sull'onda dell'avvento di Reagan e della Thatcher ha ripreso quota in tutto il mondo e in Italia ispirando l'opera nefasta dei governanti borghesi.
Oggi vecchi e nuovi liberali, vecchi e nuovi riformisti si trovano sostanzialmente uniti nella difesa e nella pratica del liberalismo. Si è arrivati persino a parlare di ``socialismo liberale''. Rivolgendosi al PCI, all'apertura del XVII Congresso, l'``Avanti!'', in un editoriale attribuito a Craxi, gli ha chiesto esplicitamente di accettare il valore ``ideale oltre che storico delle grandi rivoluzioni liberali e democratiche dell'Occidente'', nonché di ``identificarsi pienamente e senza riserve di alcun genere in quello sfondo di valori e di principi che esistevano anche prima della nascita del movimento operaio''(32).
La risposta congressuale è stata sostanzialmente favorevole. E Napolitano l'ha ricordato in un'intervista a ``Panorama'' del 5 maggio scorso dicendo che ``Gramsci stesso ci insegnò a distinguere tra le condizioni e le prospettive del socialismo `in Occidente e in Oriente'. Ci siamo via via riappropriati di valori storici dell'Occidente, valori di libertà e di democrazia, di tolleranza e di pluralismo, come qualcosa di nostro, di inseparabile dalla nostra visione di socialismo''.
Certo, non si tratta di praticare un liberalismo sbracato e sfrenato ma il più addolcito possibile, un ``liberalismo sociale''. Ed è Natta a sottolinearlo con una stupefacente frase: ``Lo diceva già John Stuart Mill (cioè uno dei principali teorici del liberalismo, precisiamo noi): liberalismo, sì, ma temperato da leggi sociali, per impedire che l'individualismo, diventi pernicioso. Questo è un punto di contatto anche teorico fra noi e il pensiero liberaldemocratico''(33).
Con il che è ammesso a chiare lettere che il gruppo dirigente del PCI ha compiuto il ``salto della quaglia'' anche sul piano ideologico, congiungendosi con la socialdemocrazia e la borghesia. All'inizio della storia del PCI, i revisionisti hanno deformato la dottrina marxista, poi l'hanno messa in dubbio, quindi l'hanno attaccata ed ora la ripudiano apertamente, perché ormai hanno trovato la loro collocazione nel palazzo e aspettano solo di aver un qualsiasi posto nel governo centrale borghese.
La natura e il carattere di classe del PCI sono quindi qualitativamente cambiati. Abbandonando la concezione proletaria del mondo, sposando il liberalismo e con la scelta congressuale di essere ``parte integrante della sinistra europea'', in altre parole della socialdemocrazia e della borghesia riformista, esso è divenuto a tutti gli effetti un partito borghese, liberale, riformista e controrivoluzionario, che si oppone alla classe operaia e al socialismo.
In questi ultimi trent'anni, a cominciare dall'VIII Congresso, dopo che nel '44-'45 col ``partito nuovo'' ne erano state gettate le fondamenta, si è concluso l'ultimo tratto della parabola revisionista e riformista del PCI e del suo passaggio in campo borghese. Il XVII congresso dell'aprile scorso costituisce lo spartiacque tra il passato revisionista del PCI e il presente borghese, liberale e riformista.
Il PCI formalmente sta ancora nel movimento operaio, però non per servirlo ma per strumentalizzarlo e integrarlo nel sistema capitalistico. Il suo scopo è quello di ``tenere buono'' quel ``terzo della società'' -- gli esclusi dal benessere -- che tendenzialmente sfugge a ogni controllo istituzionale e della stessa socialdemocrazia.
I nuovi borghesi riformisti assomigliano come due gocce d'acqua ai vecchi revisionisti, così bene raffigurati da Lenin: ``Sul piano politico il revisionismo ha tentato di rivedere il fondamento reale del marxismo, la dottrina della lotta di classe; la libertà politica, la democrazia, il suffragio universale, ci è stato detto, distruggono le basi stesse della lotta di classe e confutano la vecchia tesi del Manifesto comunista secondo cui gli operai non hanno patria. In regime di democrazia, dove domina la `volontà della maggioranza', non si può più considerare lo Stato come un organo di dominio di classe e non ci si può più sottrarre all'alleanza con la borghesia progressista, propugnatrice di riforme sociali, contro i reazionari.
è incontestabile che queste obiezioni dei revisionisti danno vita a un sistema abbastanza organico di idee, cioè al sistema già noto da un pezzo delle concezioni liberali borghesi. I liberali hanno sempre sostenuto che il parlamentarismo borghese distrugge le classi e la divisione in classi, perché tutti i cittadini senza distinzione hanno diritto al voto, hanno diritto di partecipare agli affari dello Stato. Ma tutta la storia dell'Europa nella seconda metà del XIX secolo, tutta la storia della rivoluzione russa all'inizio del secolo XX dimostrano chiaramente quanto siano assurde queste concezioni. Con la libertà del capitalismo `democratico' le differenze economiche non si attenuano, ma si accentuano e si inaspriscono. Il parlamentarismo non elimina ma mette a nudo l'essenza delle repubbliche borghesi più democratiche come organi dell'oppressione di classe. Aiutando a illuminare e ad organizzare masse popolari infinitamente più grandi di quelle che partecipavano prima attivamente alle vicende politiche, il parlamentarismo non contribuisce per questa via a eliminare le crisi e le rivoluzioni politiche, ma contribuisce a rendere più acuta la guerra civile nel corso di queste rivoluzioni. Gli avvenimenti di Parigi nella primavera del 1871 e quelli di Russia nell'inverno del 1905 hanno dimostrato nel modo più chiaro come si giunga inevitabilmente a questo inasprimento della guerra civile. La borghesia francese, per soffocare il movimento del proletariato, non ha esitato un istante ad accordarsi con il nemico di tutta la nazione, ad accordarsi con l'esercito straniero, che le aveva saccheggiato la patria. Chi non comprende l'inevitabile dialettica interna del parlamentarismo e della democrazia borghese, che porta a risolvere i conflitti ricorrendo a forme sempre più aspre di violenza di massa, non saprà mai condurre nemmeno sul terreno del parlamentarismo un'agitazione e una propaganda di principio che preparino realmente le masse operaie a partecipare vittoriosamente a questi `conflitti'. L'esperienza delle alleanze, degli accordi e dei blocchi con il liberalismo socialriformistico in Occidente e con il riformismo liberale (cadetti) nella rivoluzione russa ha dimostrato persuasivamente che questi accordi possono solo annebbiare la coscienza delle masse, non accentuando ma attenuando il significato reale della loro lotta, legando i combattenti agli elementi più inetti alla lotta, più instabili e inclini al tradimento. Il millerandismo francese -- cioè l'esperienza più significativa nell'applicazione della tattica politica revisionista su vasta scala, su una scala realmente nazionale -- ha dato del revisionismo un giudizio pratico che il proletariato del mondo intero non dimenticherà mai''(34).
In effetti l'involuzione ideologica dei revisionisti e il loro assillo di prendere comunque parte al governo borghese aprono facilmente le porte alla reazione. Come sta succedendo oggi ai nuovi liberali riformisti che non si accorgono, o fanno finta di non accorgersi, che il neoduce Craxi sta introducendo materialmente la seconda repubblica autoritaria e fascista, secondo il vecchio ``piano di rinascita democratica'' di Gelli e della P2. E anziché denunciare e combattere il ``golpe bianco'' implorano l'alleanza governativa col suo artefice maggiore finendo col coprire e favorire il suo disegno.
Si chiede solo di entrare nel governo, pur anche con la DC e il partito liberale, come la panacea per risolvere i mali storici e attuali del Paese. Che inganno, che infamia, che opportunismo! Quale pericolo per l'avvenire della classe operaia e dei lavoratori!
La degenerazione della democrazia borghese e la putrefazione del capitalismo sono giunti a un punto di non ritorno. Il Mezzogiorno va alla deriva, la disoccupazione distrugge moralmente se non fisicamente quasi 3 milioni di persone per lo più donne e giovani, l'Italia si riarma nuclearmente e convenzionalmente per sostenere le rinate velleità egemoniche ed espansionistiche dell'imperialismo nostrano nel Mediterraneo, l'inquinamento ha reso il nostro bel Paese come una pattumiera, e i nuovi borghesi liberali riformisti continuano ancora ad illudere le masse che con l'elettoralismo, il parlamentarismo e l'alleanza con Craxi o con De Mita, nonché con Altissimo, Spadolini e Nicolazzi, sia possibile cambiare le cose.
Mentre i fatti, duri a morire, di 40 anni di Repubblica borghese sono lì a dimostrare che per via parlamentare, pacifica, legale e istituzionale, soffocando le contraddizioni e i conflitti di classe e andando incontro alle necessità economiche e politiche della borghesia, tutto resta come prima e peggio di prima, i rapporti di forza restano pressoché immutati, e anche se cambiano a favore del proletariato vengono gestiti lo stesso dalla borghesia. Si deve ormai storicamente registrare che per questa via, per una ragione o per un'altra, le porte del potere politico sono sbarrate alla classe operaia.
Le contraddizioni tra proletariato e borghesia, tra progresso e reazione, tra capitalismo e socialismo, tra marxismo-leninismo-pensiero di Mao e liberalismo sono troppo importanti e decisive per lo sviluppo sociale da poter essere risolte con la collaborazione tra le classi e accettando le ``regole del gioco'' imposte dalla borghesia. Esse si risolvono solo con la lotta di classe, con la rivoluzione socialista, ponendo al centro di tale lotta la questione del potere politico da parte della classe operaia.
Nell'immediato -- come ha indicato il comunicato del Comitato centrale del PMLI dell'11 agosto -- bisogna sbarrare la strada al neoduce Craxi sviluppando la lotta per la chiusura delle centrali nucleari, della base atomica di Comiso e delle basi Usa e Nato nel nostro territorio, l'uscita dell'Italia dalla Nato, la pace nel Mediterraneo e nel mondo. Ed ancora: per l'occupazione, il risanamento del Mezzogiorno, la casa, gli aumenti salariali e pensionistici; la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali, gli sgravi fiscali, la sanità pubblica e gratuita, per una scuola pubblica intesa come servizio sociale goduto e controllato dal popolo, i servizi sociali, la salvaguardia dell'ambiente e la parità donna-uomo.
Il nostro sguardo però deve rimanere sempre fisso sull'avvenire, che è il socialismo.
Il socialismo è una tappa obbligata del cammino dell'umanità verso l'emancipazione e quindi un giorno la mèta sarà raggiunta. Non sappiamo quanto tempo ci impiegheremo, però possiamo dire fin d'ora che più lunga e travagliata sarà l'attesa, tanto più radioso sarà l'avvenire socialista.[/color]
(Ampi estratti del discorso pronunciato il 9 settembre 1986 del compagno Giovanni Scuderi: La concezione di Mao del mondo e l'attuale lotta di classe)


Citazione:
In sostanza, egli sosteneva che il mutamento sociale richiede che gli uomini, in particolari situazioni, scelgano un corso di azione rivoluzionaria.



Oddio che assurdità !!! Non ha appreso nulla del Marxismo - Leninismo !!!
Quindi gli schiavi salariati scelgono così, di loro spontanea volontà, di fare la rivoluzione ???!
Innanzitutto è una frase senza un briciolo di scientificità, ma, cosa gravissima, non constata nemmeno che il sistema capitalista ha in sè delle contraddizioni, queste contraddizione faranno scoppiare delle crisi, che possono essere, per esempio, di sovrapproduzione.
Ma la contraddizione principale del capitalismo è quella che si creare tra le forze produttive e i rapporti di produzione.
E questa contraddizione dovrà portare, di naturale conseguenza, alla rivoluzione socialista !


Citazione:
Perciò, Michels non soltanto modificava notevolmente l'interpretazione marxista ortodossa della storia, ma sosteneva anche che il marxismo ortodosso non aveva né una chiara concezione della psicologia delle masse né una vera comprensione dei principi fondamentali dell'organizzazione rivoluzionaria.



Il Marxismo prende in considerazione i bisogni reali delle masse, e li soddisfa attraverso pianificazioni. Le invenzioni piccolo-borghesi le lascio a chi borghese è.


Citazione:
Come abbiamo visto, Michels era convinto che la maggioranza degli uomini sia funzionalmente incapace di organizzare e dirigere le proprie attività politiche ed abbia la predisposizione naturale a cercare una guida. Trovatala, è disposta ad adulare i propri capi ed a soggiacere alla loro influenza suggestiva, talvolta addirittura ipnotica. In sostanza, l'incompetenza collettiva delle «masse » ha bisogno di organizzazione se si vuol giungere a qualche cambiamento rivoluzionario.



Il Partito !


Citazione:
Ma siccome l'organizzazione ha bisogno di funzionari di capacità non comuni e di competenza particolare, ogni organizzazione comporta una gerarchia.



E quà che sbaglio il professo gregor, perché non prende in minima considerazione il centralismo democratico, ossia ''Libertà di discussione, unità nell'azione !'' Essendoci un avanguardia del proletariato che mette in pratica la scienza marxista e tutti i concetti che hanno a che fare con esso, pratica anche il centralismo democratico e, di conseguenza, non esiste alcuna gerarchia perché i membri si impegnano a raggiungere un fine comune, maturato dalla libertà di discussione.
Di conseguenza esso sbaglia anche il discorso successivo.


Citazione:
La sua analisi, così come quella di Mussolini, si volse alla fine a componenti mitiche alternative, cioè a sentimenti che non fossero quelli di classe e che potessero essere usati per tentare di riunire e organizzare le energie rivoluzionarie necessarie per un vasto cambiamento sociale.



Ma ''il vasto cambiamento sociale'' di cui quì di parla è impossibile in un sistema capitalista ! impossibile perché questo sistema di produzione ha delle limitazioni dovute alle contraddizioni interno ad esse. Quindi, il fascismo, essendo una delle tante forme che può assumere il sistema capitalista, è limitato. Il Socialismo ha scientificamente testato e provato come la crisi non sia minimamente percepita da chi segue una linea socialista. (Unione Sovietica 1917-1953)


Citazione:
Di conseguenza, le originarie convinzioni marxiste sue e di Mussolini subirono una ulteriore modificazione e produssero alla fine, il sistema di idee del Fascismo.



è facile distogliersi da cosa ha veramente creato il fascismo e credere che sia nato da una evoluzione del marxismo ! questa è un assurdità viscerale che solo i borghesi più accaniti contro i socialisti posso enunciare.
Il fascismo è nato dalla necessità di più protezione del grande capitale finanziario italiano.


Citazione:
I socialisti rivoluzionari continuavano a non accettare il sistema parlamentare.



La giusta via al Socialismo è quella della Dittatura del proletariato !
Un partito deve guidare le masse alla rivoluzione socialista e sostituire alla putrida macchina dello stato borghese una stato dei lavoratori fondato sulla loro dittatura (Della maggioranza sulla minoranza, e non, come successe/succede nel capitalismo e nel fascismo/nazismo, di una minoranza su una maggioranza), Ascoltiamo Marx:

" ...La classe lavoratrice scrive Marx nella Miseria della filosofia - sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all'antica società civile un'associazione che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell'antagonismo [delle classi] nella società civile" (p. 182, ed. tedesca, 1885).

Per arrivare a questa fase (Comunismo) bisogna necessariamente passare per un'altra fase, quella socialista.
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MessaggioInviato: Gio Giu 10, 2010 10:40 am    Oggetto:  
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Non credo che riusciremo mai a cavare un ragno dal buco, se continuiamo di questo passo.

Tu, Marxista, hai continuato ad ignorare il MERITO degli argomenti di confutazione che ti sono stati proposti.

Chi legge, si rende conto. Se uno fa una obiezione al pensiero marxista, confutandolo, non è umanamente e logicamente possibile che tu "risponda" con una esposizione acritica dello stesso pensiero confutato, definendo infondate le critiche perchè chi le fa non è marxista!!! Il Pensiero di Michels lo liquidi, perchè ,secondo te,non è Marxista! Come si fa a procedere di questo passo, in qualcosa che si vorrebbe avvicinare al confronto? Se tu alle obiezioni del Sindacalismo Nazionale, base del pensiero fascista e fondamento della critica al Marxismo, rispondi con le apologie dei "compagni marxisti", con la visione della civilità "borghese" di Mao, con la struttura illogica della filosofia marxista, insistendo a definirla "scienza" senza peraltro che questo abbia riscontri "reali", tutto si riduce ad un "muro contro muro", in cui tu ti identifichi come "paladino di Marx", che va a fare l'apostolo del suo dio in mezzo a quei cattivacci dei fascisti!


Intanto, ho provveduto a spezzare il Topic e crearne uno apposito, poichè quello precedente era stato bellamente e ampiamente ignorato, andando ripetutamente off-topic.

Speriamo che si riuscirà a iniziare davvero il confronto, un giorno Smile , partendo dalla critica a Marx che abbiamo inserito come base di confutazione.

Nel frattempo, io, non credo opportuno entrare nel merito della non-risposta di Marxista-Leninista, perchè come detto e ripetuto divaga in senso apologetico marxista.

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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MessaggioInviato: Gio Giu 10, 2010 1:08 pm    Oggetto:  
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...come ampiamente preannunciato e prevedibile, marxist-leninist continua a mostrare di non discutere nel merito, come un "apostolo"del "vangelo"marxista si bea dietro affermazioni fideistiche di chiaro contenuto tautologico, se lo dice Marx é vero e scientifico ed ovviamente se é scientifico é "parola di Marx", non lo dice Marx ,non é scientifico e dunque non é vero. Chiaro, semplice e conciso, un puro atto di fede nella filosofia del barbuto di Treviri. Ma la scienza non c'é...come non ci sono risposte logiche nel merito della critica mossagli. Non si capisce in base a quale pretesa verità scientifica ancora in pieno 2010 si postula l'ineluttabilità della cosiddetta rivoluzione proletaria, quando essa storicamente non si é mai concretizzata né nei modi, né nelle forme, né nei risultati che stando alle previsioni marxiste avrebbe dovuto assumere. La Storia ha dimostrato solamente che l'unico reale fondamento scientifico era quello rappresentato dalla critica revisionista antimaterilista di Marx formulata nell'ambito del pensiero sindacalista rivoluzionario e nazionale, alle cui obiezioni prendiamo atto si contrappongono solamente atti di fede...per l'appunto il sordo peggiore e colui che non vuol sentire!
_________________
" Forse che non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no! Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica,che è conoscenza di Mussolini" (N. Giani)


Ultima modifica di Marcus il Gio Giu 10, 2010 7:33 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Gio Giu 10, 2010 2:13 pm    Oggetto:  
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anche io ritengo che queste risposte non siano soddisfacenti. L'unica cosa che si fa é constatare le obiezioni ricevute e dire che esse sono da respingere perchè non conformi alla ortodossia marxista.
Questo procedimento è tutt'altro che scientifico. Infatti la scienza prevede che, alle critiche legittime, si risponda con una nuova teoria che risponda alle critiche e che spieghi ciò che in precedenza non era spiegato.
Non mi pare qui si stia procedendo su questa via: al contrario mi pare si ragioni in maniera religiosa registrando le critiche, negandole e bollandole come eretiche al fine di riaffermare la dottrina originaria (che ovviamente è immutabile).
Onestamente una cosa del genere, oltre ad essere contraria ai miei principi, è tutto fuorhcè scienza.
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MessaggioInviato: Mer Giu 16, 2010 2:46 pm    Oggetto:  
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Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire:


Citazione:
Il Pensiero di Michels lo liquidi, perchè ,secondo te,non è Marxista.



Sai cosa è il Materialismo dialettico? Vediamo se il Presidente Mao riuscirà a fartelo comprendere (A noi interessa la differenza tra l'idealismo e il materialismo):


La lotta tra le due forze in campo filosofico
In sintesi la storia della filosofia è la storia della lotta e dello sviluppo di due
correnti filosofiche tra loro antagoniste, la corrente idealista e la corrente
materialista. Tutte le scuole e tutti i sistemi filosofici sono espressioni più o meno
conseguenti e rigorose di queste due correnti fondamentali.
Ogni teoria filosofica è elaborata da persone appartenenti a una data classe
sociale e la coscienza di queste persone è determinata da una certa forma di vita
sociale esistente nell’epoca in cui vivono.
Tutte le teorie filosofiche esprimono i bisogni di date classi sociali e riflettono
il livello di sviluppo raggiunto dalle forze produttive sociali e la conoscenza della
natura raggiunta dall’uomo. Il destino di una data filosofia dipende dalla misura
in cui risponde alle necessità di una classe sociale.
Perché due correnti filosofiche, l’idealismo e il materialismo? La causa per cui
sorsero due scuole è sociale e precisamente è la natura contraddittoria della
società divisa in classi.
L’idealismo sorse inizialmente come prodotto dell’ignoranza e della superstizione
Mao Tse-tung - OPERE
128
degli uomini primitivi, ancora allo stato barbarico. Successivamente lo sviluppo delle
forze produttive determinò lo sviluppo della conoscenza scientifica e ciò creava
condizioni favorevoli all’indebolimento e alla scomparsa dell’idealismo e alla nascita,
al suo posto, del materialismo. Invece di fatto l’idealismo né si è indebolito né tanto
meno è scomparso; al contrario esso si è anzi sviluppato e ha tenuto testa con vigore
al materialismo. La ragione di ciò è la divisione della società in classi.
Da una parte la classe dominante per perseguire i suoi interessi ha dovuto
sviluppare e difendere teorie idealiste. Dall’altra la classe oppressa, anch’essa per
perseguire i suoi interessi, non poteva che sviluppare e difendere teorie
materialiste. Sia l’idealismo sia il materialismo esistono entrambi come strumenti
della lotta tra le classi e la lotta tra le due correnti non può concludersi che dopo
che sarà scomparsa ogni divisione della società umana in classi.
Nel processo del suo sviluppo storico, l’idealismo ha rappresentato la coscienza
della classe sfruttatrice e quindi ha avuto una funzione reazionaria. D’altra parte
il materialismo è la concezione del mondo della classe rivoluzionaria ed esso è
cresciuto e si è sviluppato nella società classista attraverso una continua lotta
contro la filosofia reazionaria dell’idealismo. Quindi la lotta in campo filosofico
tra idealismo e materialismo è stata, attraverso i secoli, il riflesso costante del
conflitto d’interessi tra la classe reazionaria e la classe rivoluzionaria.
Indipendentemente dal fatto che un filosofo ne sia o no consapevole, il suo
pensiero filosofico è inevitabilmente legato all’orientamento politico della sua
classe e ogni tendenza filosofica supporta sempre, direttamente o indirettamente,
gli interessi politici fondamentali della classe a cui il suo autore appartiene. È per
questo che la specifica linea politica seguita dalla sua classe può apparire come
la messa in pratica di una specifica teoria filosofica1.
Quanto alla filosofia del marxismo, la caratteristica specifica del materialismo
dialettico consiste nella sua capacità di spiegare chiaramente la natura di classe
di ogni forma della coscienza sociale (compresa la filosofia), nell’aperta dichiarazione
del suo carattere proletario e nella lotta risoluta che esso conduce contro
la filosofia idealista delle classi dei proprietari. Queste sue caratteristiche
specifiche sono al servizio dell’obiettivo generale del rovesciamento del
capitalismo, dell’instaurazione e dell’organizzazione della dittatura del proletariato
e della costruzione di una società socialista.
Nell’attuale situazione della Cina, la filosofia materialista serve l’obiettivo
generale del rovesciamento della dominazione imperialista e del sistema semifeudale,
della completa realizzazione della democrazia borghese, dell’instaurazione
di una repubblica democratica cinese completamente nuova e della preparazione
del passaggio con mezzi pacifici al socialismo e al comunismo.
Bisogna quindi sempre tener presente lo stretto legame esistente tra la teoria
filosofica e la pratica politica.
129
La differenza tra l’idealismo e il materialismo
Qual è la differenza fondamentale tra l’idealismo e il materialismo? Essa consiste
nelle risposte opposte che le due correnti danno al problema fondamentale della
filosofia, cioè al problema della relazione tra spirito e materia (ossia al problema
della relazione tra la coscienza e l’essere).
L’idealismo afferma che lo spirito (la coscienza, le idee, il soggetto) è l’origine
prima del mondo e che la materia (il mondo naturale, la società, l’oggetto) è solo
un fenomeno derivato dallo spirito.
Il materialismo afferma che la materia esiste indipendentemente dallo spirito e
che lo spirito è solo un fenomeno derivato dalla materia.
Le opposte risposte date a questo problema fondamentale sono ognuna punto
di partenza di una grande varietà di concezioni opposte in tutti gli altri campi.
L’idealismo sostiene che il mondo è o il complesso di tutte le nostre sensazioni
o un processo spirituale creato dalla nostra mente o da una mente superiore. Per
esso il mondo materiale esterno al pensiero è o una falsa illusione (cioè qualcosa
costruito dal soggetto che percepisce) o la scorza materiale esterna di un’essenza
che è spirituale. Secondo l’idealismo la conoscenza umana sgorga spontaneamente
dal soggetto ed è qualcosa che lo spirito trae da sé.
Al contrario il materialismo sostiene che l’unità del mondo consiste nel suo
carattere materiale e che lo spirito (la coscienza) è una delle proprietà naturali
della materia che si presenta quando la materia ha raggiunto un certo grado di
sviluppo. La natura, la materia e il mondo oggettivo esistono anche senza lo spirito
e sono indipendenti da esso. La conoscenza umana è un riflesso del mondo
oggettivo esterno.
Le cause della nascita e dello sviluppo dell’idealismo
L’idealismo afferma che la materia è un prodotto dello spirito, capovolgendo
così la realtà. Quali sono le cause della nascita e dello sviluppo di una filosofia
del genere?
Come già detto sopra, inizialmente l’idealismo nacque come risultato dell’ignoranza
e della superstizione degli uomini primitivi, ancora allo stato barbarico.
Dopo che le forze produttive ebbero raggiunto un certo sviluppo, la condizione
fondamentale che ha determinato la nascita e lo sviluppo dell’idealismo come
corrente del pensiero filosofico è stata la divisione del lavoro tra lavoro manuale
e lavoro intellettuale.
Come conseguenza dello sviluppo delle forze produttive della società sorse la
divisione del lavoro e lo sviluppo di questa divisione diede origine a un gruppo
di uomini che si specializzavano nel lavoro intellettuale. Finché lo sviluppo delle
forze produttive sociali restò debole, anche la divisione tra i due lavori e i due
gruppi restò incompleta. Questa divisione fece un salto in avanti quando si
formarono le classi, sorse la proprietà privata e lo sfruttamento del lavoro altrui
Scritti filosofici - Materialismo dialettico
Mao Tse-tung - OPERE
130
divenne la base dell’esistenza della classe dirigente. Allora il lavoro intellettuale
divenne la prerogativa della classe dirigente e il lavoro manuale divenne la
condanna delle classi oppresse. La classe dominante iniziò a concepire in maniera
capovolta il rapporto tra essa e le classi oppresse e incominciò ad affermare che
non erano i lavoratori che fornivano ai membri della classe dominante i mezzi per
vivere ma che, al contrario, era la classe dominante che dava da vivere ai
lavoratori. Di conseguenza i membri della classe dominante considerarono con
disprezzo il lavoro manuale e da qui trasse la sua origine la concezione idealista.
L’eliminazione della contrapposizione tra il lavoro manuale e il lavoro intellettuale
è una condizione necessaria della eliminazione della filosofia idealista.
Tra le condizioni sociali che resero possibile lo sviluppo della filosofia idealista,
la principale sta nel fatto che questa concezione filosofica riflette gli interessi della
classe sfruttatrice. Questo fatto spiega perché la filosofia idealista è predominante
in tutti i campi. Se non ci fosse una classe sfruttatrice, l’idealismo perderebbe la
sua base sociale. L’eliminazione definitiva della filosofia idealista può aversi solo
dopo l’eliminazione della divisione delle società in classi e l’instaurazione della
società comunista.
È nei vari stadi attraverso cui si attua il processo conoscitivo dell’uomo che noi
dobbiamo cercare il motivo per cui l’idealismo ha potuto svilupparsi, radicarsi e
trovare la forza per tener testa al materialismo. Ogni qual volta l’uomo usa delle
idee per pensare, lì si determina la possibilità di scivolare nell’idealismo. D’altra
parte ogni volta che l’uomo pensa, egli non può evitare di usare delle idee. Questa
necessità di usare idee per pensare fa sì che la nostra conoscenza può facilmente
scindersi in due aspetti: un aspetto riguarda cose singole e particolari, l’altro
riguarda idee universali. Ciò si vede, per esempio, anche nella semplice
affermazione “Yenan è una città”. Nella realtà l’individuale e l’universale sono
inscindibilmente uniti; quindi dividerli vuol dire allontanarsi dalla verità obiettiva.
La verità obiettiva è unità di individuale e universale. Se non vi è l’individuale
scompare anche l’universale; se non vi è l’universale, non ci può essere neanche
l’individuale2. Il metodo seguito dagli idealisti consiste nel separare l’universale
dall’individuale, nel considerare l’universale come una realtà oggettiva e ridurre
l’individuale a realtà residuale, a forma di esistenza dell’universale.
Tutti gli idealisti sostengono che la coscienza, lo spirito o le idee sono realtà
oggettive che esistono indipendentemente dall’uomo che pensa. Partendo da ciò
gli idealisti ingigantiscono la forza creatrice delle idee dell’uomo quando sono
messe in pratica nella società e non possono ammettere la verità insegnata dai
materialisti che la coscienza è limitata dalla materia. Essi anzi sostengono che solo
la coscienza è attiva, mentre la materia non è che un aggregato inerte di oggetti.
A ciò si aggiungono le illusioni che derivano dalla natura della loro classe e gli
idealisti esagerano in ogni modo il ruolo attivo della coscienza. Essi sviluppano
unilateralmente quest’aspetto e lo gonfiano oltre ogni limite. Essi fanno di ciò la
loro idea guida, eliminando l’altro aspetto (l’attività della materia) o riducendolo
ad aspetto subordinato all’attività della coscienza. Essi elevano questa immagina131
zione falsa del ruolo della coscienza a concezione generale del mondo, fino a
farne un feticcio o un idolo.
In campo economico, l’idealismo esagera grandemente un aspetto non
essenziale dello scambio, ponendo la legge della domanda e dell’offerta come
base fondante del capitalismo3.
Molti hanno rilevato il ruolo attivo della scienza nella vita della società, ma non
si rendono conto che questo particolare ruolo è determinato e limitato dai rapporti
sociali di produzione storicamente dati e arrivano alla conclusione che la scienza
è la forza motrice della trasformazione della società.
Gli storici idealisti affermano che la storia è fatta dagli eroi.
I politici idealisti ritengono l’attività politica onnipotente.
I comandanti militari idealisti lanciano operazioni militari senza considerare i
costi di esse.
I rivoluzionari idealisti abbracciano il blanquismo4 e vi sono persone che
invocano la rinascita del carattere nazionale e la restaurazione della morale
tradizionale5.
Tutte queste posizioni derivano dall’esagerazione della potenza creatrice del
soggetto.
Il nostro pensiero non può raggiungere una rappresentazione completa di un
fenomeno d’un colpo solo. Esso al contrario dà luogo a una conoscenza che si
avvicina sempre più alla realtà in un processo dialettico, vivo e infinitamente
variegato. L’idealismo invece si basa sulle proprietà specifiche del pensiero ed
esagera questa sua particolare caratteristica; non può quindi fornire una rappresentazione
giusta del processo dinamico della conoscenza; al contrario arriva
inevitabilmente a darne una rappresentazione deformata.
Lenin ha detto: “La conoscenza umana non è una linea retta, ma una linea curva.
Ogni tratto infinitesimo di questa curva può essere preso come un segmento di
retta indipendente e a sé stante. Questo segmento di retta può trarre in errore.
Rettilinearismo e unilateralismo, rigida ostinazione a vedere gli alberi ma non la
foresta, soggettivismo e cecità soggettiva: queste sono le basi gnoseologiche
dell’idealismo”6. “L’idealismo filosofico isola una parte o un aspetto della
conoscenza, lo esagera unilateralmente e lo trasforma in un oggetto spirituale e
a sé stante, senza relazione con la materia e la natura. L’idealismo è quindi una
dottrina religiosa: su questo non c’è alcun dubbio”7.
Il materialismo antecedente a Marx (il materialismo meccanicista) non dava
rilievo al ruolo attivo del pensiero nella conoscenza e assegnava al pensiero un
ruolo puramente passivo: lo descriveva come uno specchio in cui la natura si
riflette. Il materialismo meccanicista aveva un atteggiamento sbagliato nei
confronti dell’idealismo, non studiava l’origine della sua teoria della conoscenza
(della sua gnoseologia): di conseguenza non poteva superare l’idealismo. Solo il
materialismo dialettico mette accuratamente in rilievo il ruolo attivo del pensiero
e nello stesso tempo riconosce che l’attività del pensare è limitata dalla materia.
Esso mostra che il pensiero sorge dalla pratica sociale e che nello stesso tempo
Scritti filosofici - Materialismo dialettico
Mao Tse-tung - OPERE
132
il pensiero dirige attivamente l’attività pratica. Solo questa teoria dialettica
dell’unità del pensare e dell’agire può superare l’idealismo.
Le cause della nascita e dello sviluppo del materialismo
Il fondamento del materialismo è il riconoscimento che la materia è qualcosa
di separato dalla conoscenza e che la materia ha esistenza indipendente dalla
coscienza, nel mondo esterno8.
L’uomo ha raggiunto la conoscenza di questo fondamento attraverso la pratica.
La pratica del lavoro produttivo, la pratica della lotta di classe e la pratica della
sperimentazione scientifica hanno messo l’uomo in condizione di liberarsi
gradualmente dalla superstizione e dalle illusioni (idealismo), di comprendere la
sostanza di cui il mondo è composto e di arrivare al materialismo.
L’uomo primitivo, che era schiacciato dalle forze naturali e usava solo utensili
primitivi, non riusciva a comprendere in modo chiaro le trasformazioni che
avvenivano intorno a lui e cercava aiuto in forze spirituali. Questa fu l’origine della
religione e dell’idealismo.
Ma nel corso di una pratica produttiva lunga di secoli gli uomini sono venuti
in contatto con il mondo naturale e hanno imparato ad agire su di esso e a
trasformarlo. Producendo i beni necessari alla loro vita, hanno fatto in modo che
il mondo si conformasse secondo i loro interessi e hanno prodotto in se stessi la
ferma convinzione che la materia ha un’esistenza oggettiva.
Nel corso della vita associata degli uomini sorsero relazioni e influenze
reciproche e nella società divisa in classi sorse anche la lotta di classe. Le classi
sfruttate comprendevano la loro situazione, valutavano la loro forza ed elaboravano
i loro piani. Quando la loro lotta aveva successo, esse si convincevano che
le loro concezioni non erano affatto il prodotto di illusioni ma il riflesso del mondo
materiale oggettivamente esistente. Quando elaboravano un piano sbagliato ed
erano sconfitte e poi, correggendo il piano, riuscivano invece a vincere, esse erano
spinte a capire che potevano raggiungere i loro obiettivi solo se elaboravano una
conoscenza giusta, con piani soggettivi che si basavano sul riconoscimento che
il mondo oggettivo è materiale e si trasforma seguendo sue proprie leggi.
Anche la conoscenza della storia ha mostrato all’uomo che il mondo è materiale
e regolato da leggi; essa ha fatto comprendere all’uomo l’inutilità delle fantasie
proprie della religione e dell’idealismo e lo ha spinto a conclusioni materialiste.
Riassumendo: la storia della pratica umana (la storia della sua lotta contro la natura,
la storia della lotta di classe e la storia della ricerca scientifica protratte per un lungo
periodo) ha condotto l’uomo, attraverso le necessità della vita e della lotta, a
comprendere la realtà materiale e a riconoscere che la filosofia materialista è giusta.
Egli ha così scoperto lo strumento intellettuale necessario alla sua lotta: la filosofia
materialista. La filosofia materialista si svilupperà e si rafforzerà tanto più quanto
maggiore sarà lo sviluppo della produzione, quanto maggiore sarà lo sviluppo della
lotta di classe, quanto maggiore sarà la comprensione dei “segreti della natura”
133
conquistata con la ricerca scientifica. Per questa via l’uomo riuscirà a liberarsi sempre
più dalla duplice oppressione che grava su di lui, quella sociale e quella della natura.
Nell’epoca in cui essa lottava contro le classi feudali e il proletariato non la
incalzava ancora, la borghesia scoprì e usò il materialismo come strumento della
sua lotta. Essa era convinta che il mondo che la circondava era un mondo
materiale e non un prodotto dello spirito.
Fu solo quando successivamente essa stessa divenne la classe dominante e
dovette far fronte alla lotta del proletariato che la incalzava, che la borghesia
ripudiò quello strumento “inutile” e rispolverò un altro strumento: la filosofia
idealista. Una prova chiara, vivente di questo sviluppo è il passaggio nel 1927 dal
materialismo all’idealismo dei portavoce della borghesia cinese, Tai Chi-tao e Wu
Chih-hui9.
Il proletariato che sta scavando la fossa al capitalismo “è intrinsecamente
materialista”. Dato però che il proletariato è la classe più progressista della storia, il
materialismo del proletariato non è il materialismo della borghesia. Il materialismo
del proletariato è più profondo e ha una comprensione maggiore del mondo: è
dialettico e non meccanicista. Il materialismo dialettico fu elaborato dai portavoce
del proletariato, Marx ed Engels10, come risultato della pratica del proletariato e nello
stesso tempo assimilando tutti i risultati positivi di tutta la storia dell’uomo.
Il materialismo dialettico non solo afferma che il mondo materiale è qualcosa
di diverso dal pensiero umano ed esiste indipendentemente da esso, ma afferma
anche che questo mondo si trasforma continuamente. Esso è diventato sia una
nuova, sistematica e precisa concezione del mondo sia un nuovo, sistematico e
preciso metodo per conoscere e per agire. Questa è la filosofia del marxismo.



L'idealismo si è sviluppato e ha tenuto testa al materialismo con l'accentuarsi dei conflitti tra le classi sociali: Tra le condizioni sociali che resero possibile lo sviluppo della filosofia idealista,la principale sta nel fatto che questa concezione filosofica riflette gli interessi della classe sfruttatrice.
Micheals e le sue lezioni sono servite e servono tutt'ora per difendere gli interessi della classe sfruttatrice, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
Sono astruse teorie che hanno una concezione borghese del mondo... proprio perché appartiene a una determinata classe sociale! Se fosse stato un operaio o un contadino, o un intellettuale al servizio dei lavoratori, non avrebbe certo scritto assurdità di questo genere, sarebbe invece stato un materialista rivoluzionario.
Il sindacalismo francese sbaglia e tradisce la classe operaia. Perché? A questa domanda risponde Lenin:


"La socialdemocrazia è l'unione del movimento operaio col socialismo; il suo compito non è quello di porsi passivamente al servizio del movimento operaio in ogni sua singola fase, ma quello di rappresentare gli interessi del movimento nel suo insieme, di mostrare a questo movimento il suo fine ultimo, i suoi compiti politici, di salvaguardare la sua indipendenza politica ed ideologica. Staccato dalla socialdemocrazia, il movimento operaio degenera e si trasforma necessariamente in un movimento di carattere borghese; conducendo la sola lotta economica, la classe operaia perde la propria indipendenza politica, diventa un'appendice di altri partiti, tradisce il grande precetto: ''l'emancipazione della classe operaia deve essere l'opera della classe operaia stessa''...in tutti i paesi solamente l'unione del socialismo col movimento operaio ha potuto creare una solida base sia per l'uno sia per l'altro. [...]"
(I compiti urgenti del nostro movimento) (LENIN)


Per avere il socialismo, la dittatura del proletariato, bisogna avere una solida e onnipotente teoria rivoluzionaria, ma è fondamentale il partito.
Solo il partito può guidare il proletariato, che è la vera classe rivoluzionaria, e le masse sfruttate verso la conquista del potere politico, che si realizzerà tramite la distruzione (E questo principio fondamentale per avere il dominio del proletariato, il sindacalismo francese non lo prende nemmeno in considerazione) della vecchia macchina statale borghese e sostituirla con una macchina stata composta dagli operai e contadini armati. (Per non dilungarmi molto)
Il sindacalismo francese è instabile, è prettamente di carattere borghese, come, al contrario, alla semplice apparenza non sembrerebbe, ma evidenziato e denudato dal suo ''nome'', è, in realtà, di spirito reazionario e borghese.


Per concludere il discorso su Micheals, bisogna obbligatoriamente ribadire il suo carattere filisteista nelle sue definizioni semplicistiche, e assolutamente non scientifiche, con cui tenta, senza riuscirci e inventandosi fesserie, un processo che porti ad un oligarchia.
Ovviamente non ha mai letto nulla dei Maestri, ma ha solo maturato una concezione borghese del mondo.
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MessaggioInviato: Mer Giu 16, 2010 5:13 pm    Oggetto:  
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... é evidente che abbiamo entrambi perso solo del tempo poiché per l'ennesima volta ti rifiuti di rispondere alla critica scientifica di Michels o perché non hai letto bene o perché non hai capito nulla di ciò che scrive, spacciando invece per scienza le credenze palesemente contraddittorie di Marx e dei suoi seguaci postumi, proprio quelle contraddizioni che Michels ha chiaramente evidenziato ed alle quali non sfuggono i tuoi "idoli politici" che non hanno mai, come te del resto, saputo obiettare altro se non che tratterebbesi di concezioni borghesi (e tutto quello che smentisce le loro teorie fallaci secondo loro sarebbe borghese!) dunque indegne di ricevere alcuna replica sensata nel merito...ma che bravi che siete!

P.S. = se hai difficoltà ad elaborare un tuo ragionamento critico nel merito a tutti i singoli punti esposti nella teoria michelsiana che smentiscono il materialismo dialettico, se ti può aiutare, te li evidenzio uno per uno, così forse riusciresti finalmente ad elaborare una risposta pertinente ...che ne pensi?

_________________
" Forse che non conoscendo a fondo il pensiero del Duce si può affermare di essere fascisti? Noi diciamo di no! Che il fascismo non è istinto ma educazione e perciò è conoscenza della sua mistica,che è conoscenza di Mussolini" (N. Giani)
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MessaggioInviato: Mer Giu 16, 2010 6:06 pm    Oggetto:  
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Marco lascia perdere, mi spiacerebbe vedere la tua buona volontà ignorata
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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)
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MessaggioInviato: Mer Giu 16, 2010 7:22 pm    Oggetto:  
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Provo a vedere se lo capite adesso, con un ultimo tentativo:


Citazione:
In una delle sue prime opere, ad esempio, Michels espresse la convinzione che la sostanza del potenziale rivoluzionario del socialismo si trovasse non nelle sue pretese scientifiche, ma nelle sue convinzioni etiche.



Questa affermazione è completamente errata e mostra, come ho già detto, una visione borghese del mondo.
All'operaio che lavora 10, 8 ora in fabbrica, importerà qualcosa delle convinzioni etiche e dell'idealismo piccolo - borghese?
La risposta, ovviamente, è no! Come disse Lenin: ''Ogni marxista non deve mai dimenticarsi di porsi la domanda: Per quale classe?''
Quindi cerchiamo di essere reali e vedere le cose come stanno: la visuale dell'operaio e completamente opposta alla visuale dell'intellettuale borghese. Essi hanno bisogni e necessità radicalmente opposte! L'intellettuale, il nostro professore, cercherà, di conseguenza, di ingannare la classe operaia con astruse teorie borghesi. E vediamo come lo fa:


Citazione:
Egli fu, cioè, fin dall'inizio del suo impegno nel socialismo rivoluzionario, un intransigente « etico » e « idealista ».



Questo a giustificare quanto già detto sopra.


Citazione:
Come abbiamo detto, anche nel suo “Il proletariato e la borghesia” egli sostenne che l'organizzazione del proletariato rivoluzionario richiede l'intervento di rappresentanti, eticamente motivati e intellettualmente dotati, della borghesia, che fungano da dirigenti del movimento della classe operaia.



Questo compito, ovviamente, viene preso in spalla dal partito.
Esso guiderà la classe operaia e il proletariato e le masse oppresse alla conquista del potere politico tramite la rivoluzione proletaria. Quindi è banale e scontata la ''riflessione''. è anche di fondamentale importanza notare come, secondo lui, solo la borghesia potrebbe rappresentare la classe operaia. è un assurdità senza alcun fondamento e assolutamente falso! un proletario non può essere intelligente?! I porci della borghesia tremano, parafrasando Marx, all'idea di una rivoluzione proletaria! Mao si metterebbero a disposizione e alla guida dei proletari. Quindi l'errore è evidentissimo.
Citazione:


Soltanto costoro possono rendere efficiente il movimento.



Sbagliato e, soprattutto, ampiamente smentito dalla storia del movimento comunista internazionale.


Citazione:
In sostanza, egli sosteneva che il mutamento sociale richiede che gli uomini, in particolari situazioni, scelgano un corso di azione rivoluzionaria.



Non solo, come si poteva aspettare, egli cerca di dare direttive, completamente sbagliate e borghesi, ma addirittura cerca di dare spiegazioni che diano una risposta al perché la rivoluzione è necessaria. Ridicolo è fagli un complimento. Il capitalismo ha contraddizioni in sé, la contraddizione tra le forze produttive e i rapporti di produzione, porta inequivocabilmente, e le crisi di sovrapproduzione, ad una crisi, ai licenziamenti, alla miseria e alla povertà. La rivoluzione non è qualcosa di spontaneo, la rivoluzione è la naturale conseguenza scientifica delle contraddizioni all'interno della società capitalistica... il socialismo nascerà dalle ceneri del capitalismo!
E quindi la teoria delle ''particolari situazioni'' non sta assolutamente in piedi.


Citazione:
L'adozione dell'azione rivoluzionaria, a sua volta, può essere motivata immediatamente soltanto da un impulso etico e ideale.



La miseria che spinge un contadino povero a ribellarsi e a adottare una metodo di lotta rivoluzionario e ad aggregarsi con la classe dei contadini poveri, il proletariato, e con la classe operaia; tutto questo è dovuto ad un impulso etico e ideale?! Cioè vi rendete conto del livello di ragionamento di questo personaggio? Le stesse persone che lo supportano sono quelle che supportano il duce.


Citazione:
Per Michels, era chiaro che, quale che possa essere la causa remota, o ultima, dell'azione individuale o collettiva, il sentimento etico e morale ne costituisce la causa immediata.



Assolutamente no! è il pretesto di migliorare le condizioni di vita di, quindi, una classe che legata a questo interesse comune, che le spinge ad abbatterne un'altra, questo ovviamente unito alla crisi che il capitalismo porta in grembo con costante periodicità.


Citazione:
Ne “I sistemi socialisti”, pubblicato nel 1902, Pareto si era opposto al marxismo « scientifico », sostenendo che ben difficilmente ci si può aspettare che i soli fattori economici possano spiegare adeguatamente i comportamenti sociali e politici umani.



La situazione sociale determina la coscienza degli uomini. La coscienza di classe è la conseguente coscienza che si crea nella società divisa in classi. Ogni classe determina un proprio pensiero, il pensiero della classe borghese è l'idealismo, quello della classe proletaria è il materialismo. Questa è una legge fondamentale per capire il discorso che vado a fare:
Nella società divisa in classi e nella società capitalista, ovviamente, una persona è catapultata in una realtà sociale tutta sua, che si differenzia da quella dell'altro che a sua volta si differenzia da quella dell'altro ancora. Quindi l'economia e i suoi fattori creano una realtà sociale che fa dipendere TUTTA la sua vita dai suoi fattori economici, e dai suoi mezzi monetari. Perché chi ha i mezzi monetari ha potere, chi guadagna di più ha più potere e chi, per farvi un esempio, anche se è brutto nella realtà non lo è poi perché, con i suoi soldi, può permettersi anche la donna più bella del mondo.
Quindi, in realtà, non è brutto. L'uomo più stupido, se ha i soldi, può permettersi anche le persone più intelligenti del mondo e metterle al suo servizio; e, essendo a capo di questi geni, ovviamente non è stupido, ma è il capo degli intelligenti.
Quindi, in conclusione, una determinata professione e l'appartenenza a una determinata classe sociale dimostra e fa vedere quali siano i risvolti anche nella loro vita sentimentale, sociale e economica.
Per questo tutto è subordinato all'economia.


Citazione:
i marxisti sostenevano che l'economia, « in ultima analisi » è, in senso vero ed esclusivo, il determinante ultimo dello sviluppo storico e dei mutamenti sociali.



Per l'appunto.


Citazione:
Pareto, come Michels, era d'accordo sul fatto che i fattori economici siano di importanza critica per la comprensione degli avvenimenti storici, sociali e politici, ma entrambi negavano che possa esserci alcun senso scientifico nel sostenere che, in qualche oscura « ultima analisi », i fattori economici siano i determinanti ultimi di tali avvenimenti (56).



I fattori economici non sono soltanto di di importanza critica, anzi, tutt'altro, essi sono fondamentali per analizzare la società divisa in classi, la società capitalistica. I fattori economici nell'analisi marxista assumono un aspetto scientifico e materialista. Perché? Perché i fattori economici, gli avvenimenti legati strettamente ad essi, come, per esempio, le crisi che il capitalismo crea a causa delle contraddizioni in esso; la loro analisi, quella dei fattori economici, serve per capire alla gente le contraddizioni del capitalismo. Ma queste contraddizioni non le ha create Marx, sono sempre esistite! I fattori economici del capitalismo portano alla crisi, la crisi porta la miseria e la povertà, la miseria e la povertà portano la gente a ribellarsi e a stringersi sotto la bandiera del partito rivoluzionario esistente in quel paese, e il tutto finisce per il concludersi con la rivoluzione proletaria e la vittoria del socialismo!
I fattori economici sono determinanti e l'analisi marxista di questi è prettamente scientifica. Non c'è nulla di più scientifico dell'analisi degli aspetti della crisi capitalistica e delle contraddizioni all'interno di questa.


Citazione:
Michels sosteneva che Engels, quando, qualche anno dopo la morte di Marx, modificò la « concezione materialista della storia » in maniera tale da permettere l'esistenza nella storia di « innumerevoli tendenze dinamiche, che si intersecano reciprocamente, un'infinita serie di parallelogrammi di forze dai quali scaturisce l'avvenimento storico » (57), negò, in sostanza, l'importanza « ultima » delle variabili economiche nello sviluppo storico.



Ancora una volta si distoglie dall'argomento principale e cerca di deviare il discorso dicendo, in breve, che ''i motivi per cui scoppia un'attività rivoluzionaria sono le tendenze dinamiche che cambiano l'avvenimento storico. Addirittura si dice che Engels con la sua ''modifica'' riuscì a trasformare e a cambiare la rotta dell'umanità! Assolutamente sbagliato.
Tutto ciò che fece Engels alla morte di Marx è tutto quello che avrebbe fatto Marx se fosse stato ancora vivo. Non c'è assolutamente una contraddizione tra loro e i loro pensieri.
Engels alimentò e inneggiò contro il capitalismo, incoraggiò gli operai delle fabbriche, che erano in condizione di lavoro disumane, a ribellarsi e acuire lo scontro di classe. Non cambiò assolutamente l'avvenimento storico, semmai lo alimentò di più, sperando di vedere prima della sua morte la rivoluzione proletaria. (Cosa che lui e Marx videro, per la prima volta, rappresentata nella comune di parigi)
Interessante è studiare gli scritti di Marx ed Engels sulla comune.


Citazione:
Le variabili economiche erano soltanto un insieme tra un numero indeterminato di altre variabili causali.



e anche qui il professo micheals si fa riconoscere per la sua scarsità di ragionamento e di critica. questa non è una critica, è una frase vuota senza alcun contenuto; se si vuol critica il marxismo, lo si faccia bene, almeno! Le condizioni economiche di un lavoratore e l'appartenenza ad una classe sociale dimostrano come i fattori economici influiscano sulla vita personale dell'individuo, cosicché anche nella sua vita al di fuori della fabbrica, egli rimanga alienato. Ma, oltre all'alienazione, ne risenta anche fisicamente (stanchezza, per esempio) e problemi fisici (dovuti a molti fattori, come, per esempio, le condizioni del lavoro, i suoi turni e la ua difficoltà).


Continuerò la critica nel successivo post.
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MessaggioInviato: Mer Giu 16, 2010 7:52 pm    Oggetto:  
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Citazione:
Nella sua analisi della rivoluzione, Michels proseguì sostenendo (e lo sostenne per tutta la sua vita) che le circostanze economiche forniscono le precondizioni degli importanti mutamenti sociali, ma che un numero imprecisato di altri fattori contribuisse al successo del risultato.



Assolutamente no. La storia l'ha dimostrato. Tutte le rivoluzioni proletarie che sono accadute in tutto il mondo come, per esempio, in Russia o in Cina, hanno portato alla gloriosa vittoria da parte del proletariato e alla sconfitta della borghesia.
Il proletariato è la maggioranza della popolazione, quindi una maggioranza contro una minoranza, se la matematica non è un opinione, porta di conseguenza alla vittoria della maggioranza. Quindi gli altri fattori che qui nomina non hanno alcune valore, contano meno di zero. Che poi dobbiamo ancora capire quali siano questi ''innumerevoli fattori'' che contribuiscono alla vittoria!


Citazione:
Michels affermava che « l'uomo non è un calcolatore economico. La sua vita è una continua lotta tra necessità economiche, stato sociale al quale appartiene ed una sfera tradizionale di interessi e doveri da una parte e, dall'altra parte impulsi che sono, per così dire, al di sopra e al di là della sua posizione materiale e sociale e che possono suscitare nel suo cuore passioni che possono distrarlo dal suo percorso economico e dare alla sua attività un'altra direzione, talvolta anche di natura utopistica »



Questi impulsi in realtà, nella loro probabilissima inesistenza, non sono nemmeno paragonabili all'esigenza di una nuova condizione sociale, di una nuova vita, e di una riorganizzazione della società, partendo dalla teoria della dittatura del proletariato e la sostituzione della vecchia e putrida macchina statale borghese con una stato composto da contadini e operai armati. Le esigenze materiali sono fondamentali e suscitano il bisogno di una nuova vita, di un cambiamento sociale senza precedenti: della rivoluzione. Sarebbe, come fa il nostro professore, da idealisti piccoli - borghesi valutare il lato spirituale e gli impulsi che esso crea. I materialisti hanno concezioni legate strettamente alla realtà. L'idealismo allontana invece dalla realtà e vede ''gli asini che volano''.


Citazione:
Sta di fatto che gran parte della successiva opera di Michels costituì un tentativo di individuazione, isolamento e analisi di quei fattori, trascurati dai marxisti ortodossi, che influenzano il risultato 'egli eventi rivoluzionari.



Andiamo ad analizzarli e a criticarli:


Citazione:
Le sue opere maggiori, e cioè “Zur Soziologie des Parteiwesens” e “Psycbologie der antikapitalistischen Massenbewegungen”, sono lunghe analisi dei fattori che influenzano l'origine, la crescita e l'efficienza politica del movimento rivoluzionario europeo della classe operaia. Come abbiamo visto, Michels era convinto che la maggioranza degli uomini sia funzionalmente incapace di organizzare e dirigere le proprie attività politiche ed abbia la predisposizione naturale a cercare una guida. Trovatala, è disposta ad adulare i propri capi ed a soggiacere alla loro influenza suggestiva, talvolta addirittura ipnotica. In sostanza, l'incompetenza collettiva delle «masse » ha bisogno di organizzazione se si vuol giungere a qualche cambiamento rivoluzionario.



Non prende in considerazione, per cominciare, che possa esistere un partito, un avanguardia del proletariato, colta e capace di applicare la lotta ideologica, preparata praticamente e culturalmente ad una lotto su tutti i fronti, di stare con le masse, educarle, fare propaganda. Le masse sono vicine al partito, e il partito è vicino alle masse. Il partito rivoluzionario fa gli interessi delle masse, altrimenti non sarebbe nemmeno sorto.
Quando il partito comincia a non praticare più scienza marxista, a non volere la rivoluzione, la dittatura del proletariato, non considera i bisogni delle masse, allora cade nel revisionismo, nella borghesia e nella sue astruse teorie.
Il partito è composto da operai e contadini colti, quelli più preparati, questa è l'avanguardia del proletariato.
Un leader ci deve essere, un leader che dia le disposizioni, disciplina per evitare disordini, che dia organizzazione e sicurezza; è una cosa naturale. Ma le tante organizzazione, cooperative, i soviet e i diversi comitati non permettono a quest'uomo di diventare un dittatore. Il leader del socialismo deve amare le masse e seguire gli insegnamenti dei Maestri.
Subordinare la propria vita a quella delle masse con l'obiettivo di raggiungere il COMUNISMO.


Ora non ho più tempo, continuo un'altra volta.
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MessaggioInviato: Gio Giu 17, 2010 11:56 am    Oggetto:  
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Marxista.

Stai continuando nel tuo estenuante e estremamente fastidioso percorso apologetico.

Non stai considerando, praticamente, tutti i fondamenti della criticha di Michels, definiendolo quello che non è. Rispondi con la semplificazione propagandistica marxista, la calssificazione insita nel tuo modo di "ragionare", escludendo che si possa esercitare la facoltà della critica.

Tra l'altro ti comporti con una arroganza, che è tollerabile solo per la tua giovane età, presumendo di sapere tutto del marxismo, quando in realtà conosci solo ciò che il partito comunista apologizza.

Per esempio, criticando quello che tu definisci l'idealismo borghese di Michels ignori due cose: non è idealista e non è nemmeno borghese. L'Idealismo è una filosofia fondata da Hegel, sulle basi delle speculazioni precedenti che sono anche di Kant, prima ancora di Cartesio se vogliamo.

Questa filosofia, guarda un po', da le basi al TUO "materialismo dialettico". Sai che cosa significa "Dialettica"? Sai chi l'ha pensata? Sai da chi deriva (vedi
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Continui a non confutare Michels, perchè alle sue obiezioni rispondi con la retorica marxista: borghese, falso (perchè borghese), capitalista, il proletariato è la maggioranza e per questo vince (!!!!), ecc, ecc, ecc..

Non una risposta alle obiezioni di Michels, che fa delle argomentazioni particolareggiate che meriterebbero una risposta altrettanto particolareggiata NEL MERITO.

Inoltre, la tua concezione di "Storia" è alquanto assurda. Negare la giustissima osservazione di Michels, che dice che la Storia viene fatta non solo e non fondamentalmente per le vicissitudini economiche ma anche e soprattutto per i Valori Etici che spingono l'Uomo, ravvisando la possibilità di un fondamento razionale nel socialismo solo a causa di una necessità etica, è pressochè incredibile! Significa negare almeno 6000 anni di storia delle Civiltà! Milioni di volte nella Storia gli Uomini si sono mossi a grandi cambiamenti non sulla spinta di motivi economici ma Morali, Civili, Etici, Religiosi. Menenio Agrippa, Costantino Magno, Giustiniano, Carlo Magno, la Firenze medievale (di cui Dante è esempio), la Sicilia, e potrei andare avanti per secoli....

L'altro grande limite che mostri è la mancanza di capacità di confronto con la realtà vera che non può essere filtrata dalla propaganda marxista.

Le cosiddette "rivoluzioni proletarie" del mondo, in primis quella Cinese, avrebbero fatto cosa? Cosa sarebbe "cambiato" rispetto al Sistema Capitalista?

Come sarebbero "riuscite" queste presunte rivoluzioni, a migliorare la vita dell'Uomo?

Queste presunte rivoluzioni, siccome non hanno altro fondamento se non l'economia, ESATTAMENTE COME IL SISTEMA CAPITALISTA, creano condizioni UGUALI ai regimi capitalisti. Dove la vita è standardizzata, il Lavoro è considerato una MERCE per mezzo della quale dare il minimo del sostentamento per non crepare.

Il Sistema Cinese, ad esempio, dove sarebbe diverso da quello Capitalista? Tenendo conto, inoltre, dei Laogai.

E' disarmante leggere il tuo riduzionismo negazionista, che si avvicina molto ai negatori dell'olocausto ebraico, quando trasformi gli strumenti di tortura e di sterminio usati dalla violenza della Lotta di Classe continua, per ottenere in chissà quale "domani" questo presunto "comunismo", in semplici "mezzi di educazione"!

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"La mistica appunto precisa questi valori...nella loro attualità politica...e dimostra l'universalità di luogo e di tempo del Fascismo"(Giani)


Ultima modifica di RomaInvictaAeterna il Gio Giu 17, 2010 2:49 pm, modificato 1 volta in totale
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Dvx87




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MessaggioInviato: Gio Giu 17, 2010 2:11 pm    Oggetto:  
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Tra l'altro, caro marxista, è la storia stessa a smentirti.
Moltissimi fautori della rivoluzione francese furono degli aristocratici eppure essi aderirono al giuramento della pallacorda. Secondo il tuo ragionamento questo sarebbe impossibile in quanto essi avrebbero dovuto sostenere la loro classe.
Ma questo ragionamento è valido anche per i regimi comunisti. Lenin proveniva da una famiglia di aristocratici russi. Stalin non era un operaio ma apparteneva proprio alla classe borghese. Fidel Castro era un avvocato così come Palmiro Togliatti apparteneva alla classe borghese. Marx stesso era originario di una famiglia borghese. Insomma ben pochi dei leader del comunismo furono degli operai.
Tutto ciò dimostra, ancora una volta, come tra pensiero di un individuo e sua classe sociale non via sia nessuna connessione di tipo deterministico. A fare la differenza è sempre la volontà umana.
Ciò sopra scritto dimostra come le rivoluzioni comuniste siano, spesso, state portate avanti non da operai ma da membri della classe borghese o aristocratica. Questo perchè il concetto di "classe operaia" non esiste ma è solo una astrazione frutto di una filosofia (quella di marx). Non a caso l'unico modo per formare la coscienza di classe fu quello di utilizzare un manipolo di uomini che, una volta preso il potere, hanno indirizzato l'intera formazione educativa della nazione in questa direzione. Ecco così che ritorniamo a Michels.
Interessante notare che, a dispetto delle previsioni di marx, i regimi comunisti si sono presentati soltanto nei paesi arretrati e non nei paesi giunti al culmine della propria industrializzazione. Infatti non mi pare che la cina e la russia fossero paesi industrializzati. Al contrario erano paesi semi-feudali popolati da aristocratici e masse enormi di contadini.
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Dvx87




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MessaggioInviato: Gio Giu 17, 2010 5:14 pm    Oggetto:  
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a proposito di cina, sarebbero questi gli scenari tipici di un paese che si definisce comunista?
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MessaggioInviato: Sab Giu 26, 2010 2:50 pm    Oggetto:  
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Citazione:
Stai continuando nel tuo estenuante e estremamente fastidioso percorso apologetico.



Questo è assolutamente falso.
Se non altro quello che è fastidioso è la vostra acritica nei confronti della mia critica.


Citazione:
Non stai considerando, praticamente, tutti i fondamenti della criticha di Michels, definiendolo quello che non è. Rispondi con la semplificazione propagandistica marxista, la calssificazione insita nel tuo modo di "ragionare", escludendo che si possa esercitare la facoltà della critica.



La ''critica'', se così vogliamo chiamarla, di Michels non prende in considerazione i capisaldi della teoria marxista e non considera una cosa fondamentale invece per quanto riguarda l'organizzazione e il partito: il Leninismo.
Prendere il Marxismo da sé non basta, perché non ha vissuto nel capitalismo monopolistico, mentre Lenin sì, quindi ha potuto constata le contraddizioni insite nell'imperialismo.
E qui veniamo a noi. Michels, non considerando il leninismo, sbaglio l'intera critica perché considera solo il marxismo. è da perfetto esempio constatare come non consideri assolutamente l'organizzazione del partito che è composta dall'avanguardia del proletariato, e non dagli elementi della borghesia!!! sarò noioso, fastidioso, nel continuare a ripetere questa cosa, ma è un errore che sta alla base di tutto il ragionamento del professore.


Citazione:
Tra l'altro ti comporti con una arroganza, che è tollerabile solo per la tua giovane età, presumendo di sapere tutto del marxismo, quando in realtà conosci solo ciò che il partito comunista apologizza.



Io non sono un dio del marxismo, altrimenti non sarei venuto qua a discuterne con voi. La mia età, poi, non mi permette di ''sapere tutto del marxismo'', ma anzi cercare di approfondire e meglio comprendere la teoria marxista-leninista. Sono sempre disponibile a discuterne con voi e mai cerco di polemizzare e insultare qualcuno. Rispetto chi mi rispetta.


Citazione:
Per esempio, criticando quello che tu definisci l'idealismo borghese di Michels ignori due cose: non è idealista e non è nemmeno borghese. L'Idealismo è una filosofia fondata da Hegel, sulle basi delle speculazioni precedenti che sono anche di Kant, prima ancora di Cartesio se vogliamo.



Mi oppongo a questa affermazione! Con idealista cosa intendo? Anzi, cosa intendiamo tutti? Questo: L'idealismo afferma che la materia è un prodotto dello spirito, capovolgendo così la realtà. [...] Tra le condizioni sociali che resero possibile lo sviluppo della filosofia idealista, la principale sta nel fatto che riflette gli interessi della classe sfruttatrice.
E ancora: Tutti gli idealisti sostengono - e Michels con la teoria della psicologia delle masse da prova di stretta affinità con l'idealismo - che la coscienza, lo spirito o le idee sono realtà oggettive che esistono indipendentemente dall'uomo che pensa. E ora leggete bene la parte successiva: Partendo da ciò gli idealisti ingigantiscono la forza creatrice delle idee dell'uomo quando sono messe in pratica nella società e non possono ammettere la verità dei materialisti che la coscienza è limitata dalla materia. Essi anzi sostengono che solo la coscienza è attiva, mentre la materia non è che un aggregato inerte di oggetti. (Mao, Materialismo dialettico)
Michels sostiene proprio l'idealismo, la teoria delle ''variabili economiche'', la concezione che l'economie non è la base fondante da cui deriva poi l'intera società, e ancora il pensiero che nel partito ci sono elementi borghesi, che la coscienza dell'uomo non è prodotta dalle proprio condizioni sociali ecc... fanno di quest'uomo un idealista con i baffi!
Di conseguenza è borghese perché rispecchia gli interessi della classe sfruttatrice.


Citazione:
Questa filosofia, guarda un po', da le basi al TUO "materialismo dialettico". Sai che cosa significa "Dialettica"? Sai chi l'ha pensata? Sai da chi deriva (vedi
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Ancora una volta, a rispondere a te e al professore Michels, ci pensa il Grande Presidente Mao:



L’unità di concezione del mondo e di metodo nel materialismo dialettico
Il materialismo dialettico è la concezione del mondo del proletariato. Esso è
nello stesso tempo il metodo usato dal proletariato per conoscere il mondo
circostante e il metodo usato da esso per compiere azioni rivoluzionarie. La
concezione del mondo e il metodo del materialismo dialettico costituiscono un
sistema unico e indivisibile16.
Quelli che revisionano il marxismo in senso idealista credono che il materialismo
dialettico sia essenzialmente un metodo. I seguaci di questa scuola separano
il metodo dalla concezione del mondo, separarono la dialettica dal materialismo.
Essi non comprendono che il metodo dialettico marxista è qualcosa di differente
dalla dialettica idealista di Hegel. Esso è una dialettica materialista. Il metodo
marxista non può essere mai separato dalla sua concezione del mondo.

D’altra parte, i seguaci del materialismo meccanicista riducono la filosofia
marxista alla concezione del mondo al pari di una qualsiasi filosofia generale,
cancellando la sua componente dialettica. In sostanza essi ritengono che la
concezione del mondo della filosofia marxista non sia altro che la concezione del
mondo derivata dalla scienza naturale meccanica. Essi non comprendono che il
materialismo marxista non è solo materialismo, ma materialismo dialettico.
Ambedue queste concezioni amputano la filosofia marxista di una sua parte e
sono sbagliate. La concezione del mondo e il metodo del materialismo dialettico
costituiscono un sistema unico e indivisibile.

(Il grassetto è mio)



Citazione:
Continui a non confutare Michels, perchè alle sue obiezioni rispondi con la retorica marxista: borghese, falso (perchè borghese), capitalista, il proletariato è la maggioranza e per questo vince (!!!!), ecc, ecc, ecc..



Tutto ciò che rispecchia gli interessi della borghesia, e con esso la teoria di Michels dell'organizzazione che porta ad un ''gerarca'' ad un ''dittatore'', è legato alle teorie idealiste. Una cosa se è borghese non è falsa. Ma è una cosa che riguarda strettamente la realtà sociale della borghesia e della sua classe sociale, quindi è giusto che la borghesia coltivi l'idealismo come i proletari il materialismo.


Citazione:
Non una risposta alle obiezioni di Michels, che fa delle argomentazioni particolareggiate che meriterebbero una risposta altrettanto particolareggiata NEL MERITO



Peccato che queste ''argomentazione particolareggiate'' non siano altro che una visione limitata e puramente idealista propria degli intellettuali borghesi. E, ripeto, non prende nemmeno in considerazione il Leninismo, cioè il Marxismo nell'epoca dell'imperialismo. Quindi, se vogliamo chiamarla ''critica'', è anche incompleta.



Citazione:
Inoltre, la tua concezione di "Storia" è alquanto assurda. Negare la giustissima osservazione di Michels, che dice che la Storia viene fatta non solo e non fondamentalmente per le vicissitudini economiche ma anche e soprattutto per i Valori Etici che spingono l'Uomo, ravvisando la possibilità di un fondamento razionale nel socialismo solo a causa di una necessità etica, è pressochè incredibile! Significa negare almeno 6000 anni di storia delle Civiltà! Milioni di volte nella Storia gli Uomini si sono mossi a grandi cambiamenti non sulla spinta di motivi economici ma Morali, Civili, Etici, Religiosi. Menenio Agrippa, Costantino Magno, Giustiniano, Carlo Magno, la Firenze medievale (di cui Dante è esempio), la Sicilia, e potrei andare avanti per secoli....



Io non ho mai negato le vicissitudini economiche che spingono alla ribellione e quindi allo sviluppo e allo sviluppo della storia dell'umanità.
Ma nella società divisa in classi la concezione materialista, quindi quella proletaria, è la seguente: Lotta di classe - certe classi sono vittoriose, altre vengono eliminate. Questa è la storia, la storia delle civiltà, da millenni. Interpretare la storia da questo punto di vista è quel che si dice materialismo storico; porsi all'opposto di questo punto di vista è idealismo storico.

"Respingete le vostre illusioni e preparatevi alla lotta" (14 agosto 1949), Opere scelte di Mao Tse-tung, vol. IV.


E ancora: ........le trasformazioni della società sono generate soprattutto dallo sviluppo delle contraddizioni esistenti all'interno di questa, cioè delle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione, delle contraddizioni tra le classi, delle contraddizioni tra il vecchio e il nuovo. Lo sviluppo di queste contraddizioni spinge la società in avanti, conduce alla sostituzione della vecchia società con una nuova.

"A proposito della contraddizione" (agosto 1937), Opere scelte di Mao Tse-tung, vol. I.


L'esistenza delle classi sociali nel capitalismo porta dietro di sé una classe sociale povera, quella senza i mezzi di produzione, quella dei proletari. Questi proletaria non saranno strettamente connessi a una realtà sociale tutta loro, e non saranno legati a delle vicissitudini economiche? La risposta è ovviamente sì. Ma le vicissitudini economiche sono causate dalle contraddizioni insite nel capitalismo. Come la citazione di Mao sopra riportata.


Citazione:

L'altro grande limite che mostri è la mancanza di capacità di confronto con la realtà vera che non può essere filtrata dalla propaganda marxista.



Vediamo, a proposito, le tue critiche:


Citazione:
Le cosiddette "rivoluzioni proletarie" del mondo, in primis quella Cinese, avrebbero fatto cosa? Cosa sarebbe "cambiato" rispetto al Sistema Capitalista?



Il sistema socialista nasce dalle contraddizioni insite nel capitalismo monopolistico dell'epoca imperialista...
Il socialismo è dittatura del proletariato, prendo a questo proposito alcune frasi che la Strong, giornalista americana che visse nell'Unione Sovietica di Stalin:
...Durante i molti anni trascorsi nell'URSS, mai ho sentito parlare di "decisioni di Stalin", di suoi "ordini", ma sempre e soltanto di "ordinanze del Governo", di "linea del Partito", cioè di elaborazioni collettive. Parlando di Stalin, se ne elogiava semmai la "chiarezza", la "capacità di analisi"; si diceva: "Stalin non ha una visione individualistica delle cose".....non si salutò mai in lui "il sommo duce", bensì il "maestro", colui che additava la via da seguire. Ciò lo distingue dai despoti di cui pullula la storia....
Per non parlare poi dell'entusiasmo del popolo sovietico:
…Le officine di Kharkov presentavano un problema speciale. Esse venivano costruite “fuori dal piano”. I contadini entravano nelle fattorie collettive più rapidamente del previsto, e bisognava trovare il modo di far fronte alle impetuose richieste di trattori: così Kharkov, orgogliosa cittadella dell’Ucraina, aveva deciso di costruire la sua fabbrica, “al di fuori del piano quinquennale”. E’ difficile immaginare, da noi in America, cosa significasse: tutte le assegnazioni di acciaio, mattoni, cemento, mano d’opra, erano già state fissate per cinque anni. Kharkov poteva ottenere il suo acciaio, per esempio, solo inducendo qualche acciaieria a lavorare “oltre il piano”. Per sopperire alla scarsezza di mano d’opera comune, decine di migliaia di persone – impiegati, studenti, professori – si offersero di lavorare volontariamente nei giorni di riposo. Poiché la settimana moscovita a quell’epoca era di cinque giorni, con turni di riposo alternati, un quinto della popolazione aveva giornata libera ogni giorno.
“Ogni mattina alle sei e mezzo – mi diceva Mr Raskin – arriva il treno speciale, che porta, musiche e bandiere in testa, volontari tutti giorni diversi, ma sempre ugualmente allegri”…..

Tra l'altro anche moltissime persone che sotto il capitalismo erano costrette alla segregazione. Come l'esempio della Baghirova, un operaia cotoniera dell'azerbaigian. Venne però un giorno che la classe operaia prese il potere e dichiarò la nascita dell'Unione Sovietica e, aggregandosi ad una delle aziende collettive appena nate. Essa riportò il record mondiale di produzione con 142,9 quintali di cotone per ettaro. Si diffuse presto la sua fama nell'Unione Sovietica e nel 1937 i popolo la elesse come uno dei proprio deputati al soviet supremo dell'URSS.
Tra l'altro anche i capitalisti dovettero ammettere come il sistema socialista era nettamente migliore in tutto rispetto al sistema capitalista,Gibson Jarvice, presidente della banca United Dominion, nell'ottobre 1932 dichiarò:


Citazione:
"Tengo a dichiarare che non sono né comunista, né bolscevico, sono capitalista e individualista convinto... La Russia progredisce, mentre troppe nostre fabbriche sono chiuse e circa 3 milioni di persone del nostro popolo cercano disperatamente lavoro. Il piano quinquennale è stato deriso e si è predetto il suo fallimento. Ma siate certi che in regime di piano quinquennale hanno fatto di più di quanto si ripromettevano... In tutte le città industriali che ho visitato sorgono nuovi quartieri, costruiti secondo un piano determinato, con vie larghe, adorne di alberi e di giardini, con case del tipo più moderno, scuole, ospedali, circoli operai e con gli immancabili nidi e giardini d'infanzia, dove si ha cura dei bambini delle madri che lavorano... Non cercate di sottovalutare i russi e i loro piani, e non fate l'errore di sperare che il potere dei Soviet possa crollare... La Russia d'oggi è un paese che ha un'anima e un ideale. La Russia è un paese di un'attività sorprendente. Credo che le aspirazioni della Russia siano sane. La cosa più importante, forse, è che tutta la gioventù e gli operai in Russia posseggono una cosa che purtroppo oggi manca nei paesi capitalistici: la speranza".


La dittatura del proletariato, il socialismo, non ha dato solo record di produzione, benessere, divertimento, musica e sicurezza, ma ha dato anche la speranza dell'emancipazione dell'umanità, nella fine dei conflitti tra le classi sociali. nella pacifica convivenza tra gli esseri umani e nella fine dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Cosa che nella nostra situazione attuale, nel nostro sistema capitalista, è lontana anni luce.


Citazione:
a proposito di cina, sarebbero questi gli scenari tipici di un paese che si definisce comunista?
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Ho sempre precisato che quando parlo di Cina socialista parlo delle Cina maoista. Dopo la morte del presidente Mao e la direzione di Deng in cina è stato restaurato gradualmente il capitalismo allo stesso modo di come è successo in Unione Sovietica alla morte d Stalin.


Ultima modifica di Marxist-leninist il Sab Giu 26, 2010 2:53 pm, modificato 1 volta in totale
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