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Le trattative segrete dietro al finto suicidio di Himmler

 
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tribvnvs
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MessaggioInviato: Mer Giu 15, 2016 10:34 pm    Oggetto:  Le trattative segrete dietro al finto suicidio di Himmler
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Himmler non si è affatto suicidato, ma fu suicidato dai servizi inglesi.
Anche se la vulgata resistenziale ovviamente non ve lo racconterà mai, è un fatto ormai pressochè accertato, come si può leggere qui:
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In realtà i documenti che vedete citati nell'articolo vennero successivamente contestati e sospettati di falso... con il paradosso di dover ammettere che o il Public Record Office (l'Archivio di Stato britannico) contenga documenti falsi o che qualcuno possa addirittura immettervi liberamente documenti falsi. In realtà, nella polemica sorta tra gli storici di lingua inglese (anche loro hanno i revisionisti e i sostenitori della vulgata), oltre al clamoroso paradosso suddetto, emerse che non c'era bisogno proprio di quei documenti lì (che tra l'altro, vista la segretezza e pericolosità, proprio non avrebbero dovuto trovarsi nel PRO nè tanto meno essere accessibili) per affermare che Himmler fu "suicidato".

Vedasi attentamente qui:
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e anche:
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In ogni caso non sarebbe il primo caso di pozzo sano avvelenato a bella posta, come per esempio accadde con le carte De Toma. (Vedi:
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)

Afferma il ricercatore americano J.P. Bellinger che, a prescindere dallo strano incidente riguardante i "falsi" documenti scovati dallo storico britannico Martin Allen, "la documentazione esistente prova che il gabinetto di Churchill aveva subìto molte volte delle pressioni per eliminare in modo sbrigativo i capi tedeschi e italiani che erano stati catturati. La convergenza delle prove disponibili da tutte le fonti accessibili fornisce motivi più che validi per concludere che Heinrich Himmler, e con lui un certo numero di alti ufficiali delle SS, fu davvero assassinato, nel quadro di un piano precostituito elaborato dal gabinetto di Churchill.
Dal punto di vista dei suoi esponenti, almeno, tali omicidi erano considerati necessari per la stabilità futura dell’Europa.
Tutti questi fatti sono stati esaminati e documentati in modo meticoloso nel mio libro, "Himmlers Tod".
Rispetto all’assassinio di Himmler, e di altri alti ufficiali, le prove sopravvissute rivelano che:
1 - Piani provvisori per uccidere un numero selezionato di ufficiali tedeschi e italiani entro poche ore dalla loro cattura vennero discussi e entusiasticamente approvati da Churchill e dai suoi più stretti consiglieri.
2 - Il rapporto dell’autopsia di Himmler era incompleto e venne falsificato, e le prove vennero fabbricate.
3 - Le prove materiali relative all’omicidio vennero rimosse sul posto.
4 - A coloro che avevano preso parte all’omicidio venne impartito di non divulgare al pubblico o agli studiosi nulla di diverso dalla versione ufficiale, e dal quel momento in poi furono tenuti a osservare il segreto.
5 - I resoconti postbellici rimasti in diari privati forniscono ulteriori informazioni a sostegno della conclusione che nella morte del leader tedesco venne usato il gioco sporco.
6 - Almeno due dei responsabili vennero decorati con l’Ordine dell’Impero Britannico per il loro ruolo nella vicenda.
7 - Le prove materiali del crimine vennero distrutte dopo la guerra su espresso volere del Ministero della Guerra.
8 - I registri riguardanti l’inchiesta “ufficiale” sulle circostanze della morte di Himmler sono secretati fino alla fine del secolo".

Ma perchè assassinarlo? Per impedirgli di "parlare con gli americani"? Ma per impedirgli di dire loro cosa?

"for no other visible reason than to conceal that for a few days toward the end of the war, Churchill had negotiated with him on peace terms"

"Per nessuna altra ragione visibile che nascondere il fatto che sul finire della guerra, Churchill aveva negoziato con lui condizioni di pace".

Difficile da credere. Non era questo quello che si voleva nascondere (il fatto infatti era già noto fin da allora, esattamente come il tentativo di Goering - "tradimenti" che sconvolsero l'umore già scosso del funereo Hitler degli ultimi giorni - mentre il tradimento "gradito e utile" agli Alleati, quello di Wolff rimase a lungo immerso nelle nebbie della storia, (vedi:
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) e ci volle l'onestà di un fustigatore della coscienza tedesca come Erich Kuby per parlare alfine, in un contesto ben più ampio, del "Tradimento tedesco", che egli, da tedesco rigoroso, ma giusto, denunciò per sovvertire un vieto luogo comune (vedi:
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).
Peraltro il tentativo svolto da Himmler tramite il proprio plenipotenziario Walter Shellemberg, negli ultimi mesi della guerra, era ben noto agli stessi americani.

Ciò che si voleva nascondere, rimase nascosto, relativamente... cioè che dal 1937 Himmler autonomamente (ma fino al tentativo di Rudolf Hess, parallelamente al Partito Nazionalsocialista) cercava l'accordo con la Gran Bretagna. Accordo che aveva "indicibili" e favorevoli sponde, al di là della Manica. Le stesse che accolsero la missione Hess, non a caso segregato poi a vita, perchè non parlasse, col consenso russo, dato che anche i russi avevano avuto contatti e proposte di pace altrettanto segrete. (Vedi:
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)

Quindi si trattava di antichi contatti segreti, ed era questo che avrebbe scosso l'opinione pubblica e soprattutto gli alleati della Gran Bretagna: a torto o a ragione gli ultimi abboccamenti si potevano far passare come meri tentativi disperati di qualche caporione nazista ormai all'epilogo, senza alcun impegno britannico. Che peraltro coinvolgevano direttamente anche gli statunitensi. Ma quelli intercorsi in piena guerra? O anche prima?

Già a fine agosto del 1939, proprio mentre Hitler cercava di sfruttare il Patto di acciaio, per richiedere all’Italia di affiancarsi alla Germania in vista del progettato attacco alla Polonia del 26 agosto, poi spostato e verificatosi il 1 settembre, e questo nell’evidente intento di coinvolgere e sfruttare il nostro paese come deterrente che frenasse gli anglo francesi dall’attaccare la Germania, in Italia si venne a conoscenza di segrete offerte tedesche a Londra, ovviamente a nostra insaputa e con prevedibili gravi implicazioni per le nostre mire e strategie geopolitiche. Scrisse Ciano nel suo Diario: "…gli inglesi ci comunicano il testo delle proposte tedesche a Londra, delle quali si fa un gran parlare, ma che noi ignoriamo al cento per cento. Cose grosse: Hitler propone agli inglesi un’alleanza o quasi. E naturalmente a nostra insaputa. Io mi indigno e lo dico: il Duce si indigna, ma non lo mostra". (Marzio Belmonte, "Il carteggio Mussolini-Churchill nel contesto della Seconda Guerra mondiale" pagg. 144-145
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)

Nell'aprile 1943, guardacaso poco dopo il più importante attentato a Hitler dopo quello alla birreria di Monaco e prima di quello a Rastemburg del famoso 20 luglio 1944 - cioè quello della bomba piazzata nel suo Ju 52 che non esplose - il col. SS Hans Walter Zech-Nenntwich, aiutante di campo di Himmler, poi fatto passare per disertore, "decollò" - come dice Enrico Cernuschi nel suo "Malta 1940-1943" a pag. 177 - "comodamente dalla Svezia a bordo di un aereo della RAF per atterrare, dopo tre ore, in Gran Bretagna. Accolto con le migliori maniere trattò per mesi l'attesa fine della guerra tra le due nazioni cugine a spese degli italiani, dei francesi e, come era negli auspici, degli statunitensi [e perchè no, dei russi - aggiungo io - che quindi non avevano affatto torto a non fidarsi dei loro alleati, diffidando del promesso secondo fronte e muovendosi anche loro verso accordi separati]. Diventò infine un prigioniero di guerra, sia pur sempre con tutti confort, soltanto alla fine del settembre 1943, quando fu ormai evidente che il conflitto non sarebbe terminato, come sperato dai più, con la caduta, stile domino, di Mussolini, dell'Italia e di Hitler per lasciar spazio, finalmente, a un nuovo cancelliere assai meno coriaceo".

Ma soprattutto a quel punto, con la caduta del Duce, il temuto (dagli anglosassoni) contatto di pace con i russi era anch'esso definitivamente caduto, dato che Hitler negli incontri a Klassheim e a Feltre aveva sì promesso a Mussolini di muoversi in questo senso, ma poi aveva nicchiato al punto di costringere il dittatore italiano a escogitare il suo aut aut (Cfr.
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).
Mussolini avrebbe voluto in ogni caso opporre una "Carta della Nuova Europa" alla "Carta Atlantica" degli Alleati prima di forzare la mano a Hitler. Voleva assumere la guida politica dell'Asse, almeno simbolicamente, proprio per farsi guida dello scontento generale per la conduzione hitleriana della guerra. Non immaginava che il complotto monarchico non gli avrebbe dato il tempo di condurre l'armistizio a modo suo, anche perchè da quasi un anno gli ambienti monarchici trattavano sempre più freneticamente con gli Alleati per una soluzione armistiziale, tra l'altro senza rendersi conto di incrementare in questo modo gli sforzi di questi ultimi per buttare fuori l'Italia dalla guerra, dato che era ormai per loro assodato che il fronte interno italiano fosse sull'orlo del collasso e di fatto, già rotto.
In questo senso fu la monarchia ad accelerare la caduta dell'Italia.
Da una prospettiva puramente militare, per gli Alleati l'invasione della Sicilia e soprattutto la campagna d'Italia non erano un buon affare in considerazione del secondo grande fronte che si doveva successivamente aprire in Francia, specie con una battaglia dell'Atlantico non ancora a vinta o appena vinta a durissima prova.
Ma di fronte alla prospettiva di una certezza ormai assoluta che il fronte interno italiano fosse al collasso e che l'Italia sarebbe uscita presto dalla guerra solo concentrando gli sforzi ai suoi danni, magari causando a catena (vedi sopra l'opinione di Cernuschi) la caduta di Hitler, questa dispersione di forze era giustificata. Ed era così tanto giustificata che anche gli americani, che erano quelli che mettevano i maggiori mezzi, ma che (all'epoca) avevano minori interessi nel Mediterraneo, decisero di assecondare i disegni britannici impegnando truppe in Sicilia e perfino a Salerno che sulla carta - se non vi fosse stata, ribadisco, la certezza di un collasso italiano e dei possibili conseguenti benefici - erano quasi sprecate nella prospettiva di accumulo di mezzi per la spallata decisiva da attuare in Francia (anche il M.llo Graziani era dell'idea che le cose fossero andate grosso modo così. Come scrisse nel suo famoso memoriale difensivo postbellico "Ho difeso la Patria", l'attenta lettura di documenti e memoriali soprattutto americani pubblicati dopo la guerra, gli avevano ulteriormente confermato questa convinzione).
Ma non sarebbe bastata la certezza politica del collasso interno italiano se non si fosse accompagnata una certezza di ordine militare, cioè che la flotta italiana sarebbe rimasta assente dal campo di battaglia. L' ultima cosa temibile che restava all'Italia, il cui impiego "finale" veniva infatti, ma ingannevolmente, assicurato ai tedeschi e all'ammiraglio Bergamini, era stata da subito, al contrario, fondamentale oggetto di "svendita" nelle trattative armistiziali col nemico.
(Cfr. Franco Bandini, "Vita e morte segreta di Mussolini";
Fulvio Bellini e Gianfranco Bellini "Storia segreta del 25 luglio '43";
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).

Comunque se gli sforzi di Mussolini avessero avuto successo, è ipotizzabile che di fronte a un armistizio tra l'Asse e la Russia gli angloamericani si sarebbero trovati di fronte a una impasse strategica e anche loro avrebbero dovuto prendere in considerazione una soluzione diversa dalla "resa senza condizioni" del nemico annunciata a Casablanca.
Il punto è che dal 1943 in poi nel campo dell'Asse era chiaro che la guerra era persa. A parte Hitler, che si ostinava in soluzioni miracolose ma poco realistiche (salvo qualche concreto appiglio scientifico/tecnologico che lascerà sperare anche Mussolini durante la RSI), la classe dirigente tedesca cominciava a cercare una soluzione praticabile, e spesso la premessa di questa soluzione, specie per la casta militare tradizionale, era la "rimozione" di Hitler. La soluzione apparentemente più comoda era la "tradizionale" rivolta verso la Gran Bretagna, l'altra forse più realistica nel contesto concreto, dato che le prime iniziative in questo erano partite proprio da Mosca, ma più spigolosa da un punto di vista politico interno tedesco, era quella rivolta verso la Russia. Fautori della prima erano Himmler e la maggior parte della casta militare, della seconda Goering e parte dell'ambiente diplomatico.
Però la seconda soluzione aveva nel suo campione il capo del governo italiano, Benito Mussolini, perchè l'unica possibilità di sopravvivere per l'Italia fascista era fermare il nemico occidentale nel Mediterraneo, interesse che indirettamente coincideva con quello di altri stati dell'Asse come Ungheria, Romania e Giappone, che da un lato volevano chiudere la pagina di una guerra persa con la Russia e/o dall'altra volevano salvare il salvabile vedendo concentrati gli sforzi bellici contro Gran Bretagna e Stati Uniti.
Proprio capitanando questo gruppo d'interesse Mussolini avrebbe voluto forzare la mano a Hitler entro il settembre 1943.
Adesso insomma, in un diverso frangente e in ben altre condizioni, Mussolini voleva riaprire quella proposta di accordo che gli era stata avanzata in tempi non sospetti da Mosca, e che all'epoca aveva lasciato cadere (cfr.: Fernando Mezzetti, "Fascio e martello. Quando Stalin voleva allearsi col Duce", e Mario Toscano, "Una mancata intesa Italo-Sovietica nel 1940 e nel 1941").

Dall'altro lato della barricata, la Gran Bretagna, nonostante il suo impero e la sua potenza industriale, era allo stremo e la sua classe dirigente sapeva che nulla sarebbe stato come prima, neppure in caso di vittoria. E infatti la Gran Bretagna vinse la guerra e perse l'impero, e con esso il suo status di potenza mondiale. Consci di ciò alcuni elementi della classe dirigente britannica pensavano di poter giungere a un accordo, a determinate condizioni, con un cancelliere diverso da Hitler, salvando così il salvabile. Tutto ciò a danno degli Stati Uniti, che erano ormai il vero ago della bilancia, visto che se non fosse stato per le loro immense risorse produttive e industriali, gli Alleati non avrebbero avuto alcuna possibilità di ripresa nè la capacità di capovolgere una situazione che nel 1942 era assolutamente critica e in peggioramento, a partire proprio dalle prospettive della Gran Bretagna.
Nel contempo la Russia faceva la sua guerra, alleata sì, ma separata dagli angloamericani, che pure la rifornivano ampiamente (come se non fosse bastato il proprio poderoso complesso industriale) ritenendo - non a torto dal proprio punto di vista - di essere il fulcro delle sofferenze e degli sforzi per la vittoria finale.
Detto altrimenti, non si fidava delle promesse di apertura del secondo fronte fatte dagli angloamericani, e riteneva invece che essi intendessero lasciarla il più possibile da sola a dissanguarsi nella lotta con la Germania, a tutto vantaggio futuro dei propri infidi alleati. Non a caso fu da Mosca che partirono le prime vere proposte di pace alla Germania: le prime, a fine 1941 volte alla sopravvivenza, poi quelle della fine del 1942 a determinate condizioni, su un piano di parità.
Hitler, che nella primavera del 1943 prometteva di accettare a Mussolini, sperava di poter partire da un piano di superiorità assestando una legnata ai russi a Kursk. Finì invece col prenderla e perse ogni iniziativa politica, oltre che strategica, perchè a quel punto le condizioni le avrebbe poste Stalin e lui avrebbe potuto soltanto accettarle, cioè subirle. Da quel momento si sarebbe rifugiato nei suoi sogni di armi segrete e impossibili capovolgimenti. Ma a quel punto, infatti, Mussolini progettava di forzargli la mano.
In tutto ciò gli Stati Uniti, che erano il fattore determinante della vittoria alleata e quindi britannica, erano pressochè esclusi da entrambi i tavoli, esclusivamente europei. Facile immaginarsi come gli inglesi volessero tenere segreti i loro abboccamenti col nemico, che non potevano non essere a danno degli USA.

E questi contatti rimasero in piedi con i possibili successori dell'intrattabile Hitler, Himmler appunto (sempre più insubordinato verso il Capo, altro che "il mio onore si chiama fedeltà") e di ripiego, molto in subordine, Goering (che infatti in realtà avrebbe preferito la soluzione a oriente promossa dal Duce, al punto di esserne il principale sponsor germanico).

L'Inghilterra non poteva permettere che tutte queste trattative - di così lunga durata - fossero spiattellate alla stampa e all'opinione pubblica americana, che naturalmente avrebbe affondato la lama nella piaga col consenso e l'approvazione delle autorità nazionali, e dunque all'opinione pubblica internazionale, e infine di casa, pena terremoti politici interni e internazionali epocali e importanti carriere personali distrutte per sempre.

Ecco perchè Himmler venne silenziato per sempre.
Insomma non si poteva dire, "no, con Hitler non avremmo trattato ma con Himmler sì". In ogni caso Himmler sapeva troppo di tutte le trattative segrete anglo-tedesche, e in un pubblico processo le avrebbe sicuramente usate per salvarsi e per sollevare il velo su svariate responsabilità o collusioni della classe dirigente britannica.

Se ciò bastò a sancire il destino di Himmler, a maggior ragione dunque doveva morire Mussolini, le cui carte segrete avrebbero causato ben maggiori danni...
Tanto più che al governo britannico - o quanto meno a settori importanti della politica britannica - non sarebbe spiaciuto vederlo morto fin dal 1924, guardacaso in coincidenza dell'affaire Matteotti, il quale poco prima di morire aveva svolto con molta discrezione un viaggio d'inchiesta a Londra... (Vedi:
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Naturalmente non sarebbero mancati volenterosi tirannicidi, ben inspirati da chi di dovere, si chiamassero Zamboni, Sbardellotto, contessa di Viry... o Recchioni.
(Vedi in proposito: Cesare Medail sul Corriere della Sera del 23/03/1999 "L'attentatore del Duce protetto da Downing Street.";
Enrico Cernuschi, op. cit.;
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Scrive Roberto Festorazzi : "Il dossier conservato negli archivi pubblici di Kew Gardens, a Londra, è ancora parzialmente riservato: e se ne comprendono le ragioni, visto che la sua completa apertura metterebbe allo scoperto i retroscena degli appoggi forniti dagli ambienti governativi al nemico giurato del Duce" (vedi:
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Probabilmente per questi ambienti della dirigenza britannica anche solo la caduta di Mussolini sarebbe stata sufficiente, in quell'epoca.
Se tra gli assassini di Matteotti c'era l'ambiguo Dumini che, come hanno accertato Cereghino e Fasanella nel loro libro-inchiesta "Il golpe inglese", era una spia di sua Maestà... sarebbe da chiedersi nell'interesse di chi abbia veramente agito Dumini, fermo restando che sapeva abbastanza da poter ricattare sia il regime che il governo britannico. Insomma, già all'inizio del governo Mussolini c'era una saldatura tra settori della politica britannica e di quella italiana orientati alla caduta, e se del caso anche alla morte, del Duce.

Ma se negli anni '20 solo qualche settore, sebbene importante, della politica britannica avrebbe avuto interesse o soddisfazione nella morte di Mussolini, più che altro limitandosi all'appoggio o all'incoraggiamento di forze d'opposizione al regime (o anche di sedicente sostegno) - anche perchè la politica estera del Duce era volta a mantenere buoni rapporti con la Gran Bretagna - lo stesso non si può dire più nel momento in cui Eden prese definitivamente il possesso della politica estera britannica.
E peggio ancora successivamente, sul finire della guerra, quando la stessa esistenza di Mussolini minacciava di rivelare al mondo il contenuto del suo carteggio segreto con il primo ministro britannico e di sgonfiare clamorosamente le dure condizioni di pace che la Gran Bretagna avrebbe imposto all'Italia, e di stravolgere quasi lo stesso ruolo di vincitrice dell'Inghilterra: a quel punto la sua morte divenne una imprescindibile ragion di stato.

L'importanza di tali documenti era tale che così Mussolini ne parlava con Pavolini (registrazione telefonica del 25 marzo 1945):
Mussolini: “Ho parlato appena adesso con Zerbino. Viene subito qui con tutti gli atti. Aspetto anche voi”.
Pavolini: “Arrivo subito Duce. Duce, ma non avete proprio nessuna buona notizia?”
Mussolini: “No, proprio nessuna. Il modo di comportarsi dei tedeschi mi piace sempre meno. Ne sono seriamente preoccupato. L’esito della guerra non mi illude più.
Non faccio questione della mia persona, ma ciò che mi preoccupa è il destino dell’intera Italia....
Al momento ritengo che il più importante e il più utile sia mettere al sicuro le nostre
carte, soprattutto lo scambio di lettere e gli accordi con Churchill.
Questi documenti saranno l’esempio ineluttabile della malafede degli inglesi. Questi documenti valgono per l’Italia più di una guerra vinta, perché essi spiegheranno al mondo le vere, ripeto, le vere ragioni del nostro intervento al fianco della Germania
". (Marzio Belmonte, op. cit., pag. 116).

Il governo di sua Maestà non potè più permettersi di sbagliare, in quel di Giulino di Mezzegra... ma anche stavolta ci si rivolse - solo per la facciata però - a un omicida locale, che per la storia ufficiale si chiamò "col. Valerio".
Mussolini nel suo testamento scrisse "Non ho nessuna illusione sul mio destino. Non mi processeranno, perché sanno che da accusato diverrei pubblico accusatore. Probabilmente mi uccideranno e poi diranno che mi sono suicidato"... In realtà hanno sempre cercato qualcuno che lo ammazzasse per conto loro; sulla messinscena della sua morte, però, era stato profetico, ancora una volta.


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MessaggioInviato: Lun Set 11, 2017 10:57 am    Oggetto:  
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A ennesima conferma di quanto riportato nell'articolo precedente e nei diversi articoli dallo stesso richiamati, ritengo utile sottoporvi questa intervista al figlio di Rudolf Hess che parla delle vere ragioni che portarono il padre al volo in Gran Bretagna.
Tra l'altro il figlio di Hess ha sempre sostenuto che il padre non si sia suicidato, ma sia stato assassinato dai britannici, perchè non parlasse. Infatti, a seguito della perestrojka di Gorbaciov, la Russia sembrava favorevole al rilascio del prigioniero, e ciò avrebbe da un lato impedito all'Inghilterra di continuare a scaricare l'accusa di "accanimento su un vecchio" sull'URSS, dall'altro di continuare a imporre a Hess di tacere...

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Interessanti inoltre le presunte proposte di Hess agli inglesi. Coerentemente con quanto accennato nei nostri articoli variamente proposti sul tema, buona parte di queste proposte erano a spese dell'Italia.

Queste furono le proposte di Hess secondo il figlio:


UNO: Germania e Inghilterra raggiungono un compromesso sulla politica mondiale basata sullo status quo. Cioè la Germania non attaccherà la Russia per assicurarsi il suo spazio vitale.

DUE: la Germania farà cadere le sue richieste sulle sue ex colonie e riconoscerà l’egemonia britannica sui mari. In cambio, l’Inghilterra riconoscerà l’Europa continentale come sfera di interessi tedesca.

TRE: L’attuale rapporto di forza militare fra Germania e Gran Bretagna nell’aria e sui mari verrà mantenuto. Cioè la Gran Bretagna non riceverà rifornimenti di sostegno dagli Stati Uniti. (NOTA: siccome non c’è alcun riferimento alle forze terrestri, si presume che l’equilibrio di forze andava mantenuto anche in questo caso).

QUATTRO: la Germania si ritirerà dalla “Francia Metropolitana” (Francia Europea) dopo il totale disarmo dell’esercito e della marina francese. Commissari tedeschi rimarranno nel Nord Africa francese e le truppe tedesche rimarranno in Libia per cinque anni dopo la conclusione della pace.

CINQUE: entro due anni dalla conclusione della pace, la Germania creerà stati satelliti in Polonia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Serbia. La Germania, tuttavia, si ritirerà dalla Norvegia, Romania, Bulgaria e Grecia (ad eccezione di Creta che i paracadutisti tedeschi presero nel Maggio del 1941). Dopo alcuni arrotondamenti all’Est, al Nord, all’Ovest e al Sud (l’Austria e la Boemia-Moravia dovevano evidentemente restare nell’ambito del Reich), la Germania riconoscerà posizioni britanniche nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente.

SEI: la Germania riconoscerà l’Etiopia ed il Mar Rosso come sfera di influenza britannica.

SETTE: la persona alla quale il Vice Fuehrer stava parlando era un po’ sconcertata circa il fatto se l’Italia avesse approvato le proposte di pace di Hess. Hess non disse nulla al riguardo, sebbene i punti QUATTRO e SEI avrebbero fortemente intaccato gli interessi italiani.

OTTO: Rudolf Hess ammise che Hitler era d’accordo fin dall’inizio nel sostenere la “storia di copertura” divulgata in Germania che egli fosse “fuori di testa”.
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