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FINE delle polemiche sui gas in Etiopia. Del Boca smerdato

 
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MessaggioInviato: Gio Ago 11, 2011 2:10 pm    Oggetto:  FINE delle polemiche sui gas in Etiopia. Del Boca smerdato
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Scusate l'aggettivo greve, ma è la parola adeguata... Laughing
Vi segnalo questo interessantissimo articolo dello storico ed archeologo Pierluigi Romeo di Colloredo apparso su Storia in Rete poche settimane fa, che mette fine alla vicenda, almeno storiograficamente.

Che le forze italiane abbiano usato armi chimiche nella guerra d’Etiopia del 1935-’36 è un dato storico. Ma sulle proporzioni
e i reali effetti di quell’impiego non è possibile usare come fonti
le dichiarazioni dei ras abissini. Occorre un’approfondita analisi
delle fonti e competenze di chimica militare che molti storici
dell’impresa coloniale italiana non sempre sembrano avere.
di Pierluigi Romeo di Colloredo.

Quando il due ottobre del 1935
le truppe italiane passarono il
confine con l’Etiopia varcando
il fiume Mareb, numerosi esperti
militari europei si affrettarono a
predire una nuova Adua, o, nel
migliore dei casi, che le enormi
difficoltà logistiche non avrebbero
consentito agli italiani il conseguimento
di risultati rapidi e
brillanti. Era stato previsto che la guerra si sarebbe arenata
allungandosi per anni, se non addirittura che sarebbe
finita con una disfatta italiana. Allora come oggi ad ogni
guerra le redazioni dei giornali richiamavano in servizio
vecchi generali in pensione, presentati come esperti di
strategia e tattica. E allora come oggi le loro previsioni si
presentarono quasi sempre completamente sballate.
Ad esempio possono essere illuminanti alcune citazioni
di corrispondenti militari stranieri: così il «Völkischer Beobachter
», organo del Partito Nazionalsocialista, il 14 luglio
1935 prevedeva che gli italiani avrebbero fatta la fine di
Napoleone in Russia. Sempre per i tedeschi, gli aeroplani si
sarebbero rivelati inutili poiché non c’è niente da bombardare
(«Deutsche Allgemeine Zeitung» dell’11 aprile 1935),
mentre il giornale svedese «Dagens Nyeter» del 5 settembre
1935 scriveva che «contro l’Abissinia nulla possono né i
gas [dunque anche un mese prima dell’inizio della guerra
c’era già chi parlava di gas! NdA] né gli aeroplani, né le
armi moderne degli italiani». A guerra già iniziata il giornale
francese «Jouvenal» del 25 gennaio 1936 profetizzava:
«Dopo la stagione delle piogge tutto sarà consumato. Gli
italiani hanno perduto, è inutile negarlo».
Tra i più scettici sul successo italiano erano i nazisti
tedeschi: la volpe teutonica era ancora avvelenata per
l’uva austriaca sottrattagli dall’invio al Brennero di un
corpo d’armata nel 1934. Dopo la tensione tra Italia e Germania
seguita all’omicidio di Dollfuss nello stesso anno,
Mussolini era detestato in molti ambienti nazisti: il giornale
delle SS «Das Schwarze Korps» era decisamente filoetiopico
ed antifascista. La testata nazista non si limitava a
parteggiare apertamente per il Negus ma si burlava anche
della crociata civilizzatrice del Duce e faceva dei pronostici
velenosi sulle aleatorie probabilità degli italiani di
sconfiggere rapidamente le armate del Negus, pronostici
poi sconfessati dai fatti. Naturalmente, allora come oggi,
rivelatesi fallaci le previsioni catastrofiste, si disse poi che
gli italiani avevano vinto solo grazie alla superiorità dei
mezzi ed all’uso di armi proibite dalle leggi internazionali,
e così via. La batosta presa dagli abissini spinse gli antifascisti
ed anti-italiani a giustificare il bruciante insuccesso
del Negus ricorrendo alla storiella che l’uso dei gas avrebbe
messo in crisi gli eroici combattenti etiopici.
Una premessa è necessaria: è vero, gli italiani usarono
i gas, e li utilizzarono molto più spesso di quanto certa
pubblicistica post-bellica abbia voluto ammettere. Un errore
grave quello di negare l’uso dell’iprite, tanto da dare credito
alla propaganda di segno opposto, sovente grottesca nel
falsare la realtà. Sull’argomento si è passati infatti da una
totale negazione ad un’acritica adesione alle tesi della propaganda
etiopica sull’uso indiscriminato dei gas. Dapprima
i lavori dell’inviato del «Giorno» (considerato usualmente
storico professionista, cosa che non è mai stata) il novarese
Angelo Del Boca, poi di autori britannici quali Anthony
Mockler («Haile Selassie’s War», volume I, «The War of the
Negus», tradotto non si sa perché in italiano, ma che essendo
uno dei pochi lavori in inglese sull’argomento è troppo
spesso utilizzato da autori anglofoni come fonte) e Denis
Mack Smith nel suo pessimo «Le guerre del duce» fecero
assurgere a verità di fatto le più strampalate leggende che
la propaganda abissina, attendibile quanto un bollettino di
guerra napoleonico, potesse concepire.
Ma partendo dai fatti, la situazione è abbastanza diversa.
Per quanto riguarda l’utilità dell’uso dei gas asfissianti,
la richiesta partì dal maresciallo Badoglio (che non va
dimenticato, s’era formato in gran parte durante la guerra
1915-‘18, in cui i gas furono utilizzati normalmente) allo
scopo di accelerare le operazioni belliche. Tale richiesta fu
accolta dal Duce, ma solo in casi eccezionali «per supreme
ragioni di difesa» (DEPA, Tel. Mussolini A.O., segreto, n.
14551, 16 dicembre 1935, a Rodolfo Graziani) e alla luce
delle violazioni delle leggi di guerra
effettuate dagli abissini, «dati i sistemi
del nemico» (28 dicembre 1935,
a Badoglio). Tuttavia si trattò di un
duplice errore, sotto il profilo militare
perché non recò alcun effettivo
vantaggio e sotto il profilo politico
perché diede l’occasione di screditare
le forze armate e, quindi l’Italia,
davanti a tutti coloro che all’estero
avevano disapprovato il conflitto,
come scrisse il generale Oreste Bovio
già direttore dell’Ufficio Storico dello
Stato Maggiore dell’Esercito. Spesso
si è attribuito quasi un significato
politico all’uso delle armi chimiche,
tralasciando di notare come non si
fece impiego dei gas nella prima fase
della campagna, sotto il comando del
fascista e quadrumviro della Rivoluzione
Emilio De Bono, che pure, come
comandante del IX Corpo d’Armata, [continua]
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MessaggioInviato: Gio Ago 11, 2011 2:12 pm    Oggetto:  
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MessaggioInviato: Gio Ago 11, 2011 2:15 pm    Oggetto:  
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Seguirà il resto dell'articolo. Siccome il software non consente di caricare file bitmap, con cui ho copiato il resto dell'articolo, invio tutto a Stefano che poi ve lo rigira lui. Merita!
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MessaggioInviato: Lun Ago 15, 2011 11:55 am    Oggetto:  
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AquilaLatina




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MessaggioInviato: Lun Ago 15, 2011 5:07 pm    Oggetto:  
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Finalmente quel partigiano è stato smentito.
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MessaggioInviato: Mer Set 14, 2011 2:46 pm    Oggetto:  
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Aggiungo questa foto interessante, perchè dimostra che tra il materiale bellico catturato agli etiopi c'era anche modernissimo materiale tedesco... quando ancora Hitler rosicava perchè il Duce, unico tra le ex potenze dell'Intesa, aveva fermato il suo primo tentativo di annessione dell'Austria. Un cannone anticarro Pak 36.


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MessaggioInviato: Mer Set 14, 2011 9:34 pm    Oggetto:  
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AquilaLatina ha scritto:
Finalmente quel partigiano è stato smentito.


Partigiano? Quel buffone è un ex milite della divisione San Marco!
Anche lui, come Fo e tanti altri, ha fatto un super salto della quaglia...
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Italo Fiero




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MessaggioInviato: Lun Dic 05, 2011 11:32 pm    Oggetto:  
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Per RomaInvicta.
L'ultimo collegamento inserito non porta da nessuna parte, volevo chiederti se era possibile ripristinarlo

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MessaggioInviato: Dom Dic 11, 2011 3:55 pm    Oggetto:  
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Italo Fiero ha scritto:
Per RomaInvicta.
L'ultimo collegamento inserito non porta da nessuna parte, volevo chiederti se era possibile ripristinarlo


E' vero, ci deve essere stato qualche problema. Stefano puoi recuperare l'articolo?
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MessaggioInviato: Lun Nov 09, 2015 1:09 am    Oggetto:  
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